JOGA BONI(TO) (3^ ed ultima Puntata) / IL SALTIMBANCO E LA FINE DI TELEDUCATO: “LA PLURALITA’ DELL’INFORMAZIONE E’ ALLA BASE DELLA NOSTRA CULTURA”
(Luca Savarese) – Alcuni si sono chiesti, lamentandosene anche con la Direzione, quando sarebbe arrivata la promessa terza ed ultima puntata del Joga Boni(to), quella nella quale il popolare Saltimbanco – dopo averci deliziato nel primo appuntamento parlando del nuovo sé poetico e narrativo ed averci raccontato, la volta successiva, delle sue avventure e scoperte scolastiche ed universitarie – ci avrebbe svelato il suo pensiero circa la sua nostalgia verso quel modo, sanamente dialettico, di raccontare il pallone, venuto di fatto meno con la scomparsa (per incorporazione/fusione con 12 Tv Parma) della cara vecchia Teleducato. Tertium non datur? Nossignori, ma semplicemente il sottoscritto, non essendo ancora annoverato tra le macchinette, ma facente parte del cosmo umano, ha accusato, negli ultimi giorni, degli inusuali ed imprevisti problemini di pressione, che, non essendo nelle rose delle squadre di A, e non disponendo quindi di visite e medici quotidie, ha dovuto sottoporsi a vari accertamenti e monitoraggi, non sempre celeri, non sempre facili, che ne hanno impedito di dare la stura e dedicarsi, con dovizia di particolari, alla stesura della tanto attesa terza ed ultima puntata. Ora, anche se mi hanno consigliato di rilassarmi un po’ e al netto del caldo meneghino torrido ed afoso, va quindi in onda questo anelato appuntamento che chiude il ciclo di incontri con il Saltimbanco Enrico Boni.
Buona lettura e se qualche volta non vedete pubblicato (subito) il materiale desiderato (o annunziato), non fate pensieri sospetti: come diceva il buon vecchio Edmund Husserl, padre della fenomenologia, le mere scienze dei fatti creano meri uomini di fatti. Mentre solo persone vere, che gioiscono e soffrono, che stanno bene e male, creano stadiotardini.it
Enrico Boni, il Parma lo segui ancora o non più?
“Non lo seguo più, a nessun livello; il Parma non m’interessa: sono venuti a mancare quegli elementi, quei presupposti che sono alla base del gioco del calcio, cioè il gusto della notizia, il gusto della polemica, il gusto delle contrapposizioni, il gusto del dibattito. Quando muore qualsiasi organo d’informazione, sia esso un giornale, una radio, un periodico, una tv – indipendentemente dalla ideologia che questo mass media rappresenta – siamo tutti un po’ più poveri. La dipartita di Teleducato, perché, per me, non è stata una fusione, ma una vera e propria morte. Tra l’altro anche annunciata. Questa fusione, questa incorporazione, secondo me ha privato Parma di uno strumento indispensabile limitando ad una televisione sola e creando un vuoto spaventoso, perché quando c’è un monopolio non si fa niente…”.
Ti colpì in particolare qualcosa?
“Fu per me uno schiaffo in faccia la dichiarazione del Sindaco, che si trovava a Roma, rilasciata al nuovo soggetto, in cui espresse grande soddisfazione per questa unione, che avrebbe dovuto far fare chissà quali passi in avanti, portare a chissà quali traguardi rosei… Peccato che il Sindaco quella volta non ci capì nulla: le tv non devono fondersi, non sono aziende medio piccole che vengono comprate dalla multinazionale che può garantire una dimensione, che la piccola non può garantire. Qui sono vincenti e virtuose le scissioni, non le fusioni”.
Cosa ha significato la fine di Teleducato?
“La morte di Teleducato è stata una pagina tristissima per tutta Parma, a tutti i livelli: io ho superato la crisi e ora non me ne frega più niente; se così hanno voluto i potenti che reggono le sorti economiche, informatiche della città, un giorno, forse, se ne renderanno conto. Oggi non ho il minimo interesse.
Mancando questo confronto, questo dibattito, queste prospettive dialettiche, ne risente anche il Parma: non sto parlando pro domo mea. Non c’è più infatti quell’alchimia, quel gusto del confronto: noi siamo stati un esempio a livello nazionale, la mia soddisfazione, lo scorso anno, perché adesso le capatine per Parma sono state ridotte al lumicino, era vedere le persone, soprattutto gli anziani, che mi chiedevano perché non c’eravamo più. In effetti il grado soporifero che ha raggiunto la città è tale, che la gente si è ormai assuefatta.
Se feci successo quando, più di dieci anni fa sono sbarcato sul pianeta Parma, era perché la città, che al tempo aveva due tv, non aveva questo: non era abituata a questo tipo d’ informazione, a questa critica, a questo dibattito, a questo spettacolo, a questo tipo di talk show: siamo stati precursori noi, prima ancora delle tv nazionali. Ripeto: senza questo sale dialettico, trovo noioso tutto quello che dovrebbe essere esaltante, questo “tutto va bene madama la marchesa”.
Rimpiango Ghirardi, Leonardi, i giorni in cui non passavano 24 ore, che non ci fosse un argomento che poi veniva dibattuto, analizzato, sviscerato: noi facevano quello che adesso fa Rete 4, che spalma in diversi giorni settimanali, trasmissioni quasi uguali dove c’è gente che si accapiglia; quindi lasciatemi stare col Parma calcio. Per me, dal mio punto di vista, fu davvero una macchiatura a fuoco di quelle medievali quella frase, ho imprecato sentendo il sindaco dirla in viva voce al Tg Parma,un sindaco che plaude a questa fusione: ma che città è mai questa?
Doveva semmai dire: ‘E’ avvenuta questa fusione (che sappiamo non essere una fusione) ed abbiamo perso una voce libera?. Una voce può provenire da qualunque ideologia, ma è sempre una voce, libera o non libera, è sempre una perdita, e tu plaudi ad una fusione, che in una provincia già di per sé troppo racchiusa, ti priva di una tv, tu plaudi a quella fusione? Eh no caro Sindaco: anche se in ritardo, voglio le scuse!
Ricordo questo particolare, era a Roma: è una cosa oggettiva, non c’è quindi nessuna interpretazione da fare. Pensava di dire parole al miele, peccato che fossero parole al fiele”.
Questo atteggiamento, rispecchia però anche un piattume generale che avanza incontrastato nell’italico costume?
“Questo è un segno dei tempi che stiamo vivendo, si, ma in qualsiasi altra realtà, ti do per certo, avrebbero comunque, magari un po’ ruffianamente, speso una parola di conforto per l’organo che era appena deceduto. Lo fanno a destra, a sinistra, al centro: è un obbligo morale, che poi ci sia una certa dose di ruffianeria va beh, ma almeno, formalmente, si fa così…
Ripeto, un’industria nata piccola, come ad esempio la Nelsen, azienda di detergenti per la casa, che nacque a Sant’Ilario e che raggiunse grandi livelli ed i proprietari poi la cedettero, è inevitabile, che venisse inglobata da Procter & Gamble. Come le conserve della nonna, che fanno delle marmellate buonissime nel modenese, che divenne un marchio Fini, ma questo ci sta, questa è economia. Mentre la pluralità d’informazione è la base della nostra cultura e del nostro ordinamento civile; il Sindaco non può fare un’osservazione del genere, è giusta la tua osservazione, ma quello che disse il Sindaco in quella circostanza resta inammissibile”. Luca Savarese (3^ ed ultima Puntata)
Majo , angella e boni, che mitico trio…..
Arrivateci…..BONI.
Arridatemi …BONI
Io mi sono sempre ispirato a lui.
Due corpi distinti ma la stessa mente.
Lo stesso modo di provocare.
Lo stesso modo di buttare il sasso nello stagno
Un “grande” buttato nel cestino da un “piccolo.”
Come lo rimpiango.
Come mi manca.
Arrivatemi….. BONI
Sapete perché gli arbitri nel dubbio ci penalizzano?
Semplice nel dubbio. per un arbitro è sempre meglio agevolare una squadra che potrebbe a fine partita in TV o sui giornali protestare che una che invece non protesta mai anche se riceve torti immani.
L’intervista di D’Aversa sulla gazzetta di Parma, ne è la prova
tangibile. e lampante.
Accettare tutto quello che ci viene fatto con sguardo abbassato e con la coda in mezzo alle gambe.
Bella intervista (bravo Savarese!), molto riflessiva, ci rivela un Boni in varie scale di grigio per noi abituati a vederlo in versione fluo durante le varie trasmissioni.
Calcio&Calcio penso fosse stata una trasmissione unica nel suo genere, in quanto riusciva a legare assieme vari ingredienti (la polemica, l’analisi, il tono alto e il tono basso) trovando sempre però un equilibrio instabile ma perfetto.
Direttore, spero non sia una domanda troppo personale, mi permetto di chiederle: l’impressione guardando Calcio&Calcio era che pur magari con opinioni diverse, il “trio delle meraviglie” (lei, angella, boni) avesse comunque una certa… diciamo “stima reciproca” , una consapevolezza dei vari ruoli e della preziosità degli stessi, e una consapevolezza che in trasmissione 1+1+1 facesse 6 (e cioè che ognuno dei tre venisse potenziato grazie agli altri e rendesse bene). Era cosi direttore? O invece…l’alchimia era automatica e non ricercata?
grazie direttore
ps: dottor Savarese, intanto bravo, bella intervista! mi permetto di suggerire un’idea, se e quando avrà voglia… una part 4 con alcuni aneddoti di boni, perchè ci sono certi (lui vestito da morte se non erro…) che magari non tutti conoscono e sono totalmente pazzeschi… grazie!
Buongiorno Giord e grazie per la domanda.
L’alchimia del trio era spontanea. Una perfetta fusione di caratteri, anche molto diversi tra loro, che insieme riuscivano a offrire il meglio.
Penso che la nostra ricetta fosse migliore di quella che immediatamente l’aveva preceduta, e ne rivendico anche i meriti, perché quando venni ingaggiato da Angella (ingaggiato si fa per dire…) per sostituire Schianchi nel Teatro di Mangiafuoco (Angella, appunto), pretesi una “parte” diversa rispetto a quella del mio predecessore che, a mio avviso, prestava troppo il fianco alle provocazioni del Saltimbanco (cadendo nei suoi tranelli). Lì la trasmissione era molto similare alle tante, in voga nel milanese, dove la gazzarra tra i protagonisti era il motivo conduttore. E Mangiafuoco gongolava nel vedere le baruffe dalle quali, a mio modo di vedere, chi ne usciva sconfitto era sempre il professionista, appunto per il ruolo che avrebbe dovuto esercitare, e non l’artista, cui riconosco una intelligenza sopraffina e una grande fantasia.
Insomma: io volli evitare i dualismi con Boni (anche se un paio di volte anche tra noi ci furono scintille e fuochi d’artificio, di cui mi vergognai, che restano negli annali, ma non la sistematica contrapposizione che c’era con Schianchi: e attenzione, non era finzione scenica, l’idiosincrasia reale: non recitavano, o se vogliamo recitando interpretavano loro stessi) e penso che la trasmissione ne trasse giovamento.
La stagione del fallimento fu per noi l’apoteosi: pur essendo da 30 anni un cronista sportivo la mia formazione era differente. Non sono mai stato un tifoso, ma, appunto, un giornalista. Pur avendo nel tempo acquisito dimestichezza anche a parlare di calcio, non mi sento un esperto di pallone come Ampollini o Chiesa che conoscono a memoria tutto lo scibile del calcio, quel poco che so l’ho imparato da un maestro d’eccezione, Gianni Barone, e penso di essere stato bravo a rivendermi i precetti, ma le situazioni extra campo restano la mia specialità. Lo stesso Angella curava, meticolosamente come solo lui sa fare, la sua trasmissione sportiva (guai a sgarrare la scaletta, di cui secondo me era alle volte forse un po’ troppo schiavo, anche quando magari durante il programma sorgevano spunti che avrebbero meritato di essere coltivati e non sedati in ossequio al tracciato a tavolino), ma essendo un sopraffino giornalista tout court sapeva muoversi al meglio anche nelle procellose acque di cronaca, economia, finanza che infestavano quella stagione, secondo me la migliore in assoluto, almeno di quelle a cui presi parte io.
Sono favorevole alla proposta suggerita di dare vita anche a un quarto speciale con Boni dedicato al remember dei suoi travestimenti, sempre ammesso che il Saltimbanco sia disponibile e che il buon Savarese si riprenda dai problemi di salute che lo hanno purtroppo attanagliato negli ultimi giorni (in bocca al lupo!)
Cordialmente
Gmajo
direttore, intanto grazie della lunga (e dettagliata risposta).
la stagione del fallimento è stata molto dolorosa per il tifoso del Parma, ma ampiamente goduriosa per i telespettatori di Calcio&Calcio. L’audience (o come direbbe Arbore, “l’udienza”) ha avuto modo di vedere sotto il ghigno bonario di Mangiafuoco non solo il magico duo in azione perenne, ma un insieme incredibile di personaggi di alto rango (Pedretti, Malvisi, e tantissimi altri, mi si perdoni se non ricordo i nomi) che hanno dato alla trasmissione un taglio analitico e divulgativo (cosa che non accadeva in altri luoghi…) assieme a personaggi di una sera di rango un po’ meno alto (evito i nomi…però insomma capiamo…”io ho un piano”…diceva il possibile presidente…) che hanno portato una involontaria comicità ad una situazione complessa.
Resta comunque il fatto che – sebbene con ruoli diversi, tipologie differenti e formazione differente – lei e boni avete creato una coppia televisivamente perfetta (e quando lei lasciò la trasmissione per il suo nuovo lavoro in Parma1913 si notava la sua assenza, e anche boni non era più il boni di una volta!) a cui va riconosciuta una capacità analitica alta, seppure in alcuni casi spruzzata di provocazione (vedi boni) che però era necessaria per dare alcuni “strappi” (un po’ come avviene nel jazz!) alla trasmissione.
dovrebbe scrivere anche lei Calcio&Calcio memories!
rinnovo l’invito alla parte 4, e ringrazio ancora Savarese
Adesso invece su tv parma calcio e calcio fa dormire
Karamok pur bravo s’e dimostrato inadatto agli schemi di D’Aversa.
Non sa difendere e con D’Aversa, per un attaccante questo è grave. Karacmok quando in difesa ha la palla gigioneggia.
Va mandato ASSOLUTAMENTE in prestito da qualche parte e se è bravo esploderà altrimenti bye bye
NON È ANCORA MATURO.
Se con l’Inter la sconfitta era da attribuire a Kuko
che si era. stupidamente fatto espellere e di Darmian che aveva incredibilmente lasciato libero Bastoni in area. con il Verona la colpa è di Karamok che con la palla ha gigioneggiatko e di Darmian
che si sente già in vacanza ai Caraibi.
GUARDA GURDA
Darmian c’e sempre.
E se invece dei Caraibi lo mandassimo perennemente in panchina nell’attesa che l’Inter lo.prendesse e ci togliesse così il disturbo?
Vogliamo
MAJO ANGELLA & BONI
I.N.S.I.E.M.E.
Chi li ha divisi ha,sbagliato di brutto
MAJO l’angelo contro BONI il diavolo e Angella
nel limbo a far da arbitro.
Io non so chi li ha divisi ma chi.lo ha fatto
è una emerito testa di c_ _ _ _.
Certo ci sarebbero discussioni,
simbolicamente volerebbero i piatti a ogni
trasmissione ma chi segue le trasmissioni
sportive o no, vuole questo
IL PUBBLICO VUOLE QUESTO.
Vuole non trasmissioni asettiche in cui tutto
è scontato in cui a malapena si riesce a tenere
aperti gli.occhi come quelle trasmissioni sportive
che ci sono ora su TV Parma è che fanno dormire
ma trasmissioni velenose in cui niente è scontato.
BONI era un patrimonio del calcio.parmigiano.
Qualcuno invidioso del suo successo.l’ha sgozzato
a tradimento.
MAJO faccia qualcosa.
Ricordo che quello che diceva BONI
sembrava me lo avesse rubato dalla mia testa.
MAJO faccia qualcosa….di grande.
Potrebbe essere la sua spalla…..velenosa.
Lo richiami.
Da esterno seguivo sempre Boni su Teleducato. Era una trasmissione ricca, frizzante e mai scontata.
Avere in una trasmissione sportiva BONI
è come avere in squadra MESSI.
Non averlo capito dimostra.la
provincialita’ dell’emittente
locale che non ha capito
quello che il pubblico
vuole e pretende.
Vuole BONI.
il fuoco
Lo vogliamo richiamare?
Ci sarebbero ascolti record.
Calcio e calcio e bar sport
sono due ottime trasmissioni
per prendere sonno per chi
soffre d’insonnia.
Mettete lui, mettete il pepe
e sull’emittente.ci saranno più
persone ad ascoltarlo che
allo stadio
BONI, fratello mio ritorna.
BUONANOTTE
Ah BONI QUANTO CI MANCHI.
Mi mancano le bombe di boni, non può fare una rubrica su stadiotardini. It?
intanto a breve ricorre l’anniversario dell’acquagate (quando Enrico bevve al Tardini prima di una amichevole una acqua scaduta di mille anni…e il Direttore era pronto ad assistere il povero saltimbanco)