CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / IL TERZO OCCHIO
(Gianni Barone) – Sono venute meno unità d’intenti, coesione, sintonia ed entusiasmo (cioè quasi tutto) tra il Parma e Roberto D’Aversa, eppure mai un esonero, nel mondo del calcio, è apparso così morbido, leggero, indolore (per lo meno in apparenza). La lettera di ringraziamento che, secondo Piovani sulla Gazzetta di Parma, ha commosso perché carica di sentimenti che nessuno si aspettava, ci fornisce un quadro suggestivo, ma non chiaro, idilliaco di rapporti umani professionali passati; forse, però, non ci dice tutto sulle reali motivazioni che hanno portato al divorzio tra le parti. Qualcosa rimane oscuro, nell’ombra, aldilà del politicamente corretto, di maniera, indispensabile, in situazioni del genere, per salvare capra e cavoli. Un esonero edulcorato dai sentimenti e dai traguardi comuni e reciproci raggiunti, che ci proietta in uno spazio in cui è logico comprendere, per intero, la realtà, non attraverso l’istinto, che spesso fuorvia, ma l’intuizione di una visione di entità, normalmente, non percepibili. Perché, stando al comunicato e alla lettera fatta pervenire a qualche organo di stampa, qualcosa sfugge e non sarà mai completamente spiegato o ammesso dagli interessati. La fantastica dietrologia, disprezzata ed evitata da molti, ci porterebbe ad aprire scenari inattesi, perché non in linea con il senso normale delle cose che parla solo di stima reciproca, affetto, riconoscenza. Ciò che chi ci fa eccepire su certe dichiarazioni dell’ormai ex tecnico del Parma, e che
dopo aver definito splendidi i tifosi, si sente di ringraziare, soprattutto, chi lo ha criticato, non certo la maggioranza, ma una fetta considerevole dei supporter che tanto lo facevano adombrare. Infatti si ricorda quella folta schiera che non gradiva il suo gioco, ma ora che se n’è andato e che se non si accaserà rimarrà a contratto con il Parma a studiare, tutti fingono di aver dimenticato le polemiche, lui compreso (o anzi no. Chiamasi sassolini). Il saluto del mister, sentito o di circostanza, non importa, doveroso sin che si vuole, ci allontana un po’ dalla realtà: questo è sicuro. Non ci aiuta a capire se sia stato D’Aversa a non condividere programmi e strategie della società o se, piuttosto, sia stata la società e la nuova guida sportiva, identificata nel DS Carli, a non gradire la mentalità e
l’atteggiamento tecnico di D’Aversa, visto su chi si sta virando per l’avvicendamento. Tra poco, forse, ne sapremo di più, dopo la conferenza stampa che sta per cominciare al Tardini, attesa come una partita di pallone di cartello, ma che poi potrebbe deludere con uno 0-0… Di solito quando arriva un nuovo Ds, il cambio dell’allenatore, non diciamo che s’imponga, ma, per lo meno, risulta essere consigliabile o auspicabile nell’ottica di cambiamento che porti ad unità d’intenti, coesione, sintonia ed entusiasmo che, nel caso di specie, sono venuti meno. Il cerchio si chiude. Non si tratta solo di idealismo cieco, ma l’esigenza di aprire un nuovo ciclo ha, forse, indotto i vertici societari ad assecondare le idee calcistiche del nuovo responsabile, da sempre avvezzo ad assumere tecnici tipo Sarri, Giampaolo, Andreazzoli, lontani anni luce dal
pragmatismo D’Aversano. Quando finalmente anche l’ultimo comunicato e l’ultima presentazione, sempre precedute da indiscrezioni di rosa vestite, saranno effettuati, e tutto sarà svelato, finalmente sapremo di aver sbagliato o meno. Si passerà dall’esonero light che potrebbero tramutarsi, chissà, in risoluzione consensuale, all’assunzione di un nuovo coach che non ha certo ricevuto, in tema di esoneri, lo stesso trattamento. Si passerà dal gioco speculativo a quello aperto di chi, da giocatore, stando al suo ex compagno ed attuale commentatore Sky Nando Orsi, possedeva il cosiddetto terzo occhio. Non quello che, nell’ambito di certe tradizioni
religiose, induiste e buddiste, corrisponde al «sesto chakra», detto della fronte, che riguarda la capacità di comprendere la realtà vibratoria sovrasensibile, ma quello calcistico che consiste nel vedere il gioco anche da dietro o con le spalle girate e la visuale coperta, in modo da effettuare aperture e giocate «no look» secondo il gergo degli urlatori moderni in Tv. Ciò che faceva il non velocissimo, ma bravo regista in campo, Fabio Liverani, nuovo tecnico in pectore del Parma, in attesa di ufficializzazione dopo aver ricevuto il benestare della rosea. Si spera che dal «terzo occhio» inteso come soglia in grado di condurre all’interno di mondi interiori e spazi di coscienza superiori, si passi a quello del presunto, nuovo, tecnico Crociato capace di condurre squadra e società verso nuovi orizzonti, non solo di gioco, ma anche di risultati. Liverani il suo terzo occhio, in campo, lo aveva, al pari di pochi altri, ricordiamo il belga Van Himst, il colombiano Valderrama, e pochi altri forse, Totti, anche se non regista di ruolo. Qualcuno prevede emozioni nuove dovute alla propensione al calcio propositivo da parte dell’ex tecnico salentino, che però, speriamo aggiusti un po’ le sue convinzioni sulla fase difensiva per evitare cadute. Non solo di stile… Gianni Barone
Semplicemente già da dopo la gara contro il Lecce D’Aversa aveva detto che sarebbe rimasto solo a patto di alzare l’asticella, cosa non possibile quest’anno. Di conseguenza, ha salutato tutti.