CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / UN PARMA NUOVO O UN NUOVO PARMA?
(Gianni Barone) – Siamo perennemente in attesa di un qualcosa, che sia un nuovo DPCM da capire e decifrare, una festa per il Decennale di una cara testata on line, un nuovo quotidiano – in Italia o in città – oppure che riprenda il calcio, dopo la quasi inutile parentesi delle Nazionali, pur tra mille incertezze, defezioni e positività al virus più o meno eccellenti. E in questa condizione di eterna sospensione, attendiamo trepidanti, come direbbe il Capo dello Stato, che si riveli il nuovo vero volto del Parma, che poi, a detta di alcuni, troppo nuovo non sarà, alla ripresa del campionato ad Udine, perché degli otto rinforzi arrivati, solo pochi, se non addirittura nessuno, sarà inserito nell’undici titolare. Infatti, si parla solo di Osorio e Busi, come difensori, e di Cyprien come jolly a centrocampo, per tutti gli altri si tratterà di graduale inserimento in squadra, salvo improvvise – e sempre dietro o davanti l’angolo – emergenze dovute ad infortuni con i quali occorre pazientemente convivere come ci tocca col Covid-19. Quindi un nuovo che avanza col freno tirato all’interno del vecchio telaio rivisitato e corretto dal tecnico per l’ incombente attualità. Eppure, archiviate le sensazioni del momento e i superficiali giudizi da parte di pseudo esperti, la portata della «rivoluzione» Crociata che non russa, ma che vuole contare, è ancora tutta da scoprire, soppesare e valutare. Tutto ciò sarà compiuto, come detto, per gradi – o almeno così sembra – però, al momento, urge soffermarsi sulla bontà delle idee e sarebbe utile farlo, per rendersi conto che qualcosa di nuovo, finalmente, veramente
nuovo, a Parma lo si è voluto e lo si vuole fare. La spinta emozionale ed economica di Kyle, la consapevolezza di Carli, l’entusiasmo per un nuovo ruolo vero di Lucarelli, e la ritrovata fiducia di Liverani, dopo la prima vittoria in campionato, unita alla sua voglia di smentire gli scettici sul suo conto, inducono ad un moderato, pacato, e al tempo stesso, incrollabile ottimismo. In quanto si è voluto svoltare verso ciò che tutti a parole dicono di voler abbracciare salvo poi, nei fatti, indugiare, traccheggiare, attendere in vista di atteggiamenti approntati alla conservazione di comode certezze maturate negli anni o di standard e cliché precostituiti. I giovani sono sulla bocca di tutti nel calcio: da Coverciano a Castanea delle Furie tutti ne parlano e ne straparlano, ma nei fatti nessuno ci crede veramente o ciecamente, basta vedere i dati forniti da chi compie varie rilevazioni, i vari Osservatori, i cui studi non sempre sono presi realmente in considerazione. A livello giovanile sono molteplici le iniziative federali con stage, congressi e a livello di club, con le varie accademie impegnate, sterilmente, a promuovere corsi e seminari, utili a livello teorico che, però, non si traducono mai, soprattutto dalle nostre parti, in un qualcosa di veramente tangibile in tema di formazione di nuovi calciatori pronti per la serie A.
Tanto clamore per nulla, o poco più, tante belle iniziative che rimangono, però, nell’alveo dei buoni propositi e delle intenzioni destinate ad auto dissolversi col tempo. Fare e credere nei giovani, è e rimane esercizio e missione solo per pochi, in Italia, tranne qualche talentino ancora da far sbocciare completamente, tanti bluff, e non rimane e non s’intravvede, nemmeno, nulla di veramente e altamente concreto. Stando alla classifiche del CIES, Osservatorio del calcio mondiale, riprese dal Fatto Quotidiano a firma del caustico Paolo Ziliani, il nostro Paese, nel 2019, ultimo anno di rilevazione, ha fornito ai club 230 giocatori provenienti dai Settori Giovanili, risultando nella graduatoria per Nazioni, diciottesimo. Classifica che vede in testa il Brasile con ben 1.600 calciatori formati, seguito da Francia (1027), Argentina, Inghilterra (565), Spagna (559). Ci precedono, oltre alla Germania settima con 480, anche Serbia, Colombia, Nigeria, Ghana e Senegal. Poi se analizziamo il lavoro dei vari club, scopriamo, non con tanta sorpresa, che in testa vi sono il solito Ajax, 22 giocatori, Benfica (21) e, inaspettatamente, Salisburgo (20) davanti a Real Madrid con 17 prodotti e Barcellona tredicesimo, con 11. Per trovare le prime società italiane occorre scendere fino alla trentatreesima piazza con Crotone e Salernitana capaci di svezzare 6 giocatori a testa. Non c’è traccia di Juventus, Inter, Milan, Lazio, Roma, Napoli e perfino la tanto magnificata Atalanta come numeri non eccelle. Il Parma è fermo a quota zero: il nuovo Parma del Nuovo Inizio, che ha 5 anni di vita o poco più, non è
riuscito, finora, a sfornare nessun giovane da proiettare nell’Olimpo del calcio italiano, europeo e mondiale (in questa stagione si è affacciato il nazionale magiaro Botond Balogh, numero 4, difensore, già portato in panchina in Campionato da Liverani). Ora si è scelta la strada di importare giovani calciatori dall’estero, ed è già un primo passo positivo, peraltro non sottolineato da nessuno, però la nouvelle vague dovrebbe essere un tantino più autarchica in futuro, per il bene di tutti e soprattutto per chi entra nei settori giovanili con la speranza di non finire, al massimo, in serie D o in Eccellenza/Promozione. Questa è la situazione, aldilà di numeri o altro, perché si tiene, sempre, in gran risalto, in ogni ambito, il futuro delle nuove generazioni, da garantire, salvaguardare, senza riuscire, peraltro, nell’intento di farlo praticamente, se non con sterili proclami, bei discorsi giornalistici in Tv o sui giornali e nulla più. Anche a Coverciano, dove prosperano quelli che mio padre definiva “mangiafranchi”, qualcuno dovrebbe scuotersi e battere un colpo. E’ urgente. Gianni Barone
Se non vado errato, Cigarini e Dessena sono stati gli ultimi ad esordire in prima squadra dal settore giovanile. è da prima del fallimento che abbiamo il problema di valorizzazione dei giovani.
Cerri