CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / LEZIONI EX CATHEDRA DI CALCIO OFFENSIVO

(Gianni Barone) – “L’idea di abbandonare il 3-5-2 è uscita da un mio pensiero”, ha tuonato, si fa per dire, Liverani, al termine di Parma-Cosenza, vinta dopo aver giocato in altalena senza riuscire a tenere il filo conduttore con continuità (sono sempre parole sue). “Chi mi ha visto allenare – ha proseguito il tecnico neo-crociato – sa che non è mai stato un mio modulo (3-5-2, che comunque è un sistema di gioco e non un modulo, n.d.a) e lo abbiamo usato perché in certi momenti questa squadra non poteva giocare in modo diverso”. Tutto chiaro no? O chiarito, quasi, a parte l’uso e, soprattutto l’ abuso o uso errato (ahinoi) del sostantivo “modulo” che affolla quotidianamente cronache e discorsi di chiunque, siano essi giornalisti, pubblicisti, allenatori, sportivi, tifosi e pensionati che bevono il bianchino al bar, come affermato da Grossi sulla Gazzetta di Parma, in regime di chiusure anti-Covid, forse, meglio, stazionanti davanti a panetterie o alimentari. Il suddetto termine spopola dappertutto, senza soluzione di continuità: basti pensare che, nella diretta su RaiSport, della partita di Coppa Italia, il telecronista Dario Di Gennaro (non Antonio) e il commentatore tecnico Andrea Agostinelli (ex caschetto d’oro Lazio anni 70/80), hanno pronunziato la parola “incriminata” e abusata più che mai, per ben 10 volte nel giro di dodici minuti. Quasi un record, negativo, in quanto utilizzata a sproposito, ma nessuno ci fa più caso o se ne cura abbastanza, per non capire e non farci capire come si schierasse tatticamente, il Parma, dopo il “cinguettio” di Krause, opposto al 3-5-2, messo in campo dal giovane ed interessante tecnico del Cosenza Occhiuzzi (tutt’altro che un catenacciaro). Prima il sistema, per la coppia di cronisti Rai, poteva assomigliare al 4-2-3-1, salvo poi correggersi indicando il 4-3-1-2 (Liveraniano ai tempi di Lecce), fino ad approdare al definitivo e conclamato 4-3-3 (quasi Daversiano) che alcuni, in primis la Gazzetta di Parma, hanno dichiarato come 4-3-2-1. Numeri che non contano niente, secondo la vulgata comune, ma di cui tutti si riempiono la bocca, la penna e la tastiera. Ma se sono così inessenziali come si sostiene, perché citarli e appuntarli ossessivamente di continuo su social, web, Tv e giornali? Se conta l’atteggiamento o l’interpretazione, come suggerito dal “cavallo” Agostinelli, nella telecronaca Rai, perché soffermarsi, chi più e chi meno, sulla frase del Presidente Krause “Mai più 3-5-2, ora calcio offensivo”, assurta a ruolo di proclama vero e proprio ? La “lezione ex cathedra” del tycoon, ha sentenziato, secondo molti osservatori, in modo dogmatico, sussiegoso e perentorio, qual è e qual sarà, da qui in avanti, l’atteggiamento della sua squadra a fianco della tacita conferma al timone del tecnico dopo il rovescio di Roma. Qualcuno ha interpretato l’intervento presidenziale come una sorta di bacchettata nei confronti dell’allenatore, dopo gli indugi di inizio torneo, in cui ancora non si è, minimamente, materializzato il tanto sbandierato gioco o calcio propositivo. Liverani ha voluto sgombrare il campo da ogni tipo di ingerenza o intromissione, peraltro scomoda quarto inopportuna, da parte del patron, su questioni di carattere tecnico-tattico, assolutamente, di sua competenza, dicendo che il tutto sia nato da un suo pensiero. Quindi, credendo a tutti, diventa logico affermare che sia stato, per primo, Liverani, ad abiurare il 3-5-2 o 5-3-2, bollato poi, da Krause, a torto, come “modulo” difensivo, perché giammai un sistema di gioco si potrà mai definire tale. Cito in maniera, all’apparenza, quasi “apodittica” la definizione di sistema di gioco, tratta dal testo “Elementi di tattica calcistica”, autore Franco Ferrari, in uso ai corsi per allenatori di ogni ordine e grado, che cosi recita: “Un sistema di gioco rappresenta e spiega la dislocazione di base, attraverso i compiti e le funzioni dei giocatori in campo. E’ un concetto dinamico, non statico. E si esprime il modulo di gioco (a zona o a uomo) che si realizza sia per mezzo della posizione e dei movimenti preferenziali dei calciatori, nelle due fasi di gioco, sia per mezzo degli sviluppi tattici”. Chiaro, no? Esistono o sono esistiti svariati sistemi di gioco, rappresentati numericamente come semplificazione statica nella fase di non possesso indicante la dislocazione in campo dei giocatori. Poi ci sono i “principi” da considerare, i quali indicano che un sistema deve essere “equilibrato”, deve tener conto, allo stesso modo e allo stesso tempo, le due fasi (possesso e non possesso); “elastico” si deve adattare ad ogni tipo di atteggiamento avversario, senza squilibri; infine “razionale”, formulato, cioè, in base alle caratteristiche fisico-tecnico-tattiche e di personalità dei calciatori a disposizione. In questa parte di dialettica di tipo sofistico, che vuole dimostrare la verità di un’affermazione servendosi del solo ragionamento, senza aver il confronto dell’esperienza, non c’è spazio per considerazioni di tipo qualitativo (difensivo o offensivo) di un sistema rispetto ad un altro. Poi nella pratica, seguendo una logica “quasi aristotelica del calcio” possiamo affermare “Kantianamente” ciò che è intuitivo e necessariamente certo: vale a dire nessun sistema è solo difensivo, e nessun sistema è solo offensivo. E’ solo una “guerra di numeri” inutile e talvolta dannosa. Quindi ben vengano le risposte del campo – parziali, dopo il passaggio del turno di Coppa Italia – che ci dicono di una difesa non ancora al top, in termini di chiusure e diagonali, e del positivo inserimento di qualche elemento nuovo come Brunetta, Nicolussi, Busi. E’ ovvio che il Cosenza, pur avendo tenuto con merito la partita aperta fino in fondo, di più non poteva offrire per dimostrare al Parma di essere in ripresa i sulla buona strada definitivamente. Restano i goal di Brunetta, che dimostrano di un giocatore che “sa esserci” e “sa farsi trovare”, particolare sicuramente non trascurabile. Attendiamo ulteriori verifiche e che arrivi la scintilla evocata da Liverani, che sembra aver calma e pazienza sufficienti per resistere alle critiche del momento. Gianni Barone

Gianni Barone

Gianni Barone, al secolo Giovanni Battista, nasce a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1958 e si trasferisce a Parma nei primi anni 60. Qui matura la sua grande passione per il calcio, prima in qualità di calciatore dilettante fino alla Prima Categoria e poi, di allenatore, direttore sportivo, radio-telecronista, conduttore e opinionista di talk show sportivi. Giornalista pubblicista dal 1990, inizia con Radio Emilia nel 1983, prosegue con Onda Emilia (dal 19849 e Radio Elle (dal 1990). In Tv cura i collegamenti da Parma per "Il Pallone nel 7" (1991-92) di Rete 7 (BO) e collabora con la redazione di Retemilia. Negli anni Novanta effettua telecronache e servizi per il TG sulla squadra Crociata per Teleducato. Dal 2002 al 2008 produce servizi dal Tardini per Telenova di Milano all’interno della trasmissione "Novastadio". Nel 2009 commenta per La7 digitale terrestre e per Dahlia Tv, le partite del Parma Calcio in Serie B. L’attività di telecronista, conduttore e opinionista lo vede nel tempo collaborare anche con San Marino Tv e 7 Gold. Dal 2016 è titolare della rubrica «Cattivo Cittadino» sul quotidiano on line Stadiotardini.It, di cui è vicedirettore esecutivo. Attualmente, per il service Edirinnova, commenta le partite di serie D del Lentigione trasmesse da Telereggio ed è frequentemente ospite di Bar Sport su 12 Tv Parma. Allenatore UEFA B, istruttore qualificato Scuola Calcio, è stato direttore sportivo di settore giovanile alla Langhiranese Val Parma dal 2010 al 2013, e al Juventus Club Parma dal 2014 al 2015. E' autore del libro «Il metodista (Storia della tattica calcistica) edito da Edizioni Progetto Cultura, Collana Sempre Sport (Anno 2006).

2 pensieri riguardo “CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / LEZIONI EX CATHEDRA DI CALCIO OFFENSIVO

  • 26 Novembre 2020 in 17:29
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    Kraususconi 😀

    A parte scherzi, gli americani sono decisionisti, quindi penso che il prez. si sia rotto le palle di certi spettacoli osceni e ha voluto intervenire.

  • 26 Novembre 2020 in 18:26
    Permalink

    Bravo Divino Krause.
    Giocare con due punte è un “non sense”
    Con due punte abbiamo fatto con
    FIORENTINA e ROMA un solo tiro in.porta
    e subito 3 gol giocando da schifo e da vomito.
    Mai ho vomitato tanto nel vedere la squadra di
    LIVERANI giocar così male.
    Purtroppo non abbiamo ancora toccato il fondo
    che toccheremmo purtroppo il GIORNO DI SANTA LUCIA
    Criticavate IL GENIO che attaccava poco con 3 punte
    e ora abbiamo questo CATENACCIARO LIVERANI che
    ha nel CATENACCIO ANNI 60 il suo….schema offensivo.
    In parole povere siamo caduti
    dal Genio LIVERANI al CATENACCIARO LIVERANI come
    dalla PADELLA ALLE BRACE
    ARTIDATECI IL.GENIO.

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