IL COLUMNIST di Luca Russo / LA MORTE DI MARADONA E’ IL TEMPO CHE CI SFUGGE QUANDO, INVECE, VORREMMO FERMARLO E RIVIVERLO SENZA FINE

(Luca Russo) – La scomparsa di Diego Armando Maradona non è solo ciò che stiamo vedendo in tv, sui social network e nei vicoli di Napoli e di Buenos Aires e dell’Argentina intera. E’ anche qualcos’altro. E’ il tempo che ci sfugge di mano quando tu invece vorresti afferrarlo, fermarlo e col rewind viverlo e riviverlo senza fine. E’ il mondo che cambia velocemente, ma a te piacerebbe che tutto restasse come prima, come negli anni d’oro, come quando eri ragazzino e la tua mente non era ancora immalinconita dalla negatività che inquina l’universo degli adulti. E’ quel ricordo così bello perché indimenticabile e allo stesso tempo così cinico perché irripetibile, e ti rendi conto che il futuro può riservarti una seconda possibilità, ma non di nuovo QUELLA possibilità. Perché la magia di certe epoche, di certi momenti, di certe situazioni, di certi personaggi e di certe persone, è difficile ritrovarla in altre o altrove. Sul piano emotivo la scomparsa del numero 10 del Napoli e dell’Albiceleste mi ha messo al tappeto tanto quanto quella di chi numero 10 lo è stato sui pedali, Marco Pantani: entrambi ci hanno lasciato, ma non se ne sono andati. Il sole tramonta, le leggende non tramonteranno mai. Ricordo perfettamente dove ero la sera del 14 febbraio 2004 nell’istante in cui sul Televideo della Rai lessi che il Pirata non c’era più. Ricorderò per sempre l’espressione e il tono di voce di Alfio Musmarra, giornalista del gruppo Mediapason, mentre in diretta su Top Calcio 24 annuncia che il Dio del Calcio se ne è andato in cielo. Anche chi non è napoletano può capire esattamente cosa stiano provando i miei concittadini tifosi del Napoli. E non occorre essere napoletano per capire perché lo stadio San Paolo verrà intitolato a Maradona e perché in Argentina sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale e a Napoli uno di lutto cittadino. Maradona era di tutti, Maradona è di tutti. Il Parma lo ha ricordato sui suoi profili social con un post in lingua spagnola accompagnato da una foto che lo ritrae sul campo del Tardini accanto a Lorenzo Minotti. Tardini nel quale ieri è andata in scena la sfida tra i ragazzi di Liverani e il Cosenza valevole per il quarto turno di Coppa Italia. Se dovessi raccontarla a una persona che non ha avuto la possibilità di vederla, prima di chiedergli se preferisce partire dalle note positive o da quelle negative, gli anticiperei che le une pareggiano le altre. Il che non è un gran bel segno quando in campo si affrontano due squadre appartenenti a categorie differenti. Di buono c’è stato sicuramente il risultato, un 2-1 con doppietta dell’incontenibile Brunetta che regala ai gialloblù l’ottavo di finale contro la Lazio. Da sottolineare pure le prestazioni dello stesso argentino, che ha sfoderato colpi e tecnica da stropicciarsi gli occhi, di Nicolussi Caviglia, la cui crescita procede speditamente, di Karamoh, nel vivo del gioco sia in fase di costruzione che di non possesso, e del subentrato (e pimpante) Camara, che un’opportunità in campionato se la meriterebbe per l’intraprendenza e il coraggio esibiti al cospetto della formazione di Occhiuzzi. Tra le note negative la postura dei difensori in occasione del momentaneo 1-1 firmato da Corsi: come accaduto all’Olimpico contro la Roma, non un calciatore Crociato in assetto da marines e pronto a disturbare l’azione dell’avversario. Un linguaggio del corpo che non farà sconti quando l’asticella si alzerà e le difficoltà aumenteranno. L’altro elemento preoccupante è il fatto che, tolti i primi minuti della ripresa, tra Parma e Cosenza non si è “percepita” la differenza che invece si dovrebbe vedere tra un team di Serie A e uno di Serie B. Insomma, si è giocato alla pari e in pochi lo avrebbero pronosticato alla vigilia. Ma non c’è giustificazione che tenga, nemmeno quella del turnover: certi match e certi avversari vanno affrontati con un piglio diverso. Luca Russo

3 pensieri riguardo “IL COLUMNIST di Luca Russo / LA MORTE DI MARADONA E’ IL TEMPO CHE CI SFUGGE QUANDO, INVECE, VORREMMO FERMARLO E RIVIVERLO SENZA FINE

  • 26 Novembre 2020 in 05:45
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    Direi che ho avuto esattamente le stesse idei su Nicolussi Caviglia, Brunetta e Karamoh e li salvo tutti e tre. Nessun altro perché come detto nei commenti precedenti la reazione e quello che è venuto a mancare domenica non si è visto, preoccupante in quanto lunedì c’è un appuntamento con il grifone… Non capisco perché questo tipo di tour over in quanto non lo si fa per tutti o se lo si fa non è chiaro come. È una mia personale considerazione.

    • 26 Novembre 2020 in 18:58
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      Il tour over è bellissimo, lo fanno in alta badia

  • 26 Novembre 2020 in 12:05
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    Tra l’altro, Maradona è morto a 15 anni di distanza esatta da un altra leggenda del calcio mondiale: George Best.

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