IL COLUMNIST di Luca Russo / “COSA VUOI FARE DA GRANDE?”, PAOLO ROSSI AL MONDIALE DELL’82
(Luca Russo) – Oggi come oggi non è difficile trovare una donna che sia innamorata del calcio e che ne discuta con competenza. Quando, però, al pallone ci si avvicina, sia pure con discrezione, una signora nata nel secondo dopoguerra, è perché deve essere successo qualcosa di molto importante. Anzi, di eccezionale. Mia mamma mi ha parlato di soli tre calciatori ai tempi in cui ero poco meno che un adolescente. Tre giocatori appunto eccezionali: Gaetano Scirea perché “era un signore”; Diego Armando Maradona perché “Maradona è meglio ‘e Pelè”; e Paolo Rossi perché “tu non puoi immaginare quanto ci divertimmo e gioimmo durante il mondiale del 1982”. Ogni volta che mi raccontava, insieme a mio padre, della rassegna iridata spagnola, in qualche modo le si illuminavano gli occhi, il tono di voce improvvisamente cambiava e il discorso si chiudeva 11 volte su 10 ricordando Pablito e i suoi gol che fecero dei pomeriggi estivi del 1982 dei pomeriggi magici ancor prima che arrivassero le notti magiche di Italia 90. Mia mamma non c’è più da qualche anno e da oggi anche Paolo Rossi. Quella Coppa del Mondo sollevata nel cielo di Madrid e le reti del numero 20 unirono l’Italia più di quanto fosse riuscito a (non) fare Garibaldi un centinaio di anni prima. E a guidare la spedizione, non dei mille ma della Nazionale Azzurra, fu a suon di esultanze proprio Paolo Rossi. La sua vita per certi versi è stata una favola come lo è stato quel mondiale. In Spagna trionfammo battendo Argentina, Brasile, Polonia e in finale la Germania, il meglio del calcio dell’epoca, ma in precedenza avevamo visto da vicino l’eliminazione coi pareggi con la stessa Polonia, il Perù e il Camerun, e annesse feroci critiche della stampa e dell’opinione pubblica nostrane. Rossi è diventato Pablito dopo aver scontato una squalifica di due anni per calcioscommesse (accusato, insieme ad altri, di aver truccato una partita in cui realizzò due reti) e aver segnato a Spagna ’82 una tripletta al Brasile, una doppietta alla Polonia e il primo gol nell’atto conclusivo coi tedeschi. Dalla tempesta al lieto fine. Come nelle favole, appunto. E talvolta anche nelle esistenze più comuni, meno “esclamative”. Del resto, chi non si è sentito almeno una volta nella propria vita prima Paolo Rossi e poi Pablito? La sua storia così bella e così avvincente perché così reale e così vicina alle nostre. Dal fango alle stelle, sola andata. Se fossi stato ragazzino negli anni ’80 e mi avessero chiesto: “Cosa vuoi fare da grande?”, avrei risposto senza alcun dubbio: “Paolo Rossi al mondiale dell’82”. Riposa in pace, Pablito. Luca Russo
❤️
Non l’ho vissuto dal vivo quel Mondiale, ma tramite i video e i racconti. Fu davvero la più grande gioia che uno sportivo italiano possa ricordare per il modo in cui arrivò. E tutto grazie a un gruppo di campioni comandati davanti da un autentico fenomeno. Ciao Pablito.
Grazie pablito riposa in pace