TATTICA-MENTE, di Patrick Fava / IL DOMINIO DEL GIOCO E LA GESTIONE DEL PALLONE, ANCHE SOTTO PRESSIONE, PORTA AL GRUPPO AUTOSTIMA E CONSAPEVOLEZZA

(Patrick Fava) – Il punto sul campionato: dopo 14 giornate il Milan si ritrova in testa alla classifica con 34 punti, tallonato dai nerazzurri di Antonio Conte, distanti una sola lunghezza; le altre big sono attardate, soprattutto la Vecchia Signora (nonostante una partita da recuperare, quella controversa col Napoli di Gattuso) che sembra essere incappata in una stagione altalenante. La squadra di Pirlo ha alternato prestazioni molto positive – come quelle del Camp Nou e del Tardini – ma ha anche steccato clamorosamente allo Juventus Stadium nell’ultima gara contro la Fiorentina di Prandelli così come all’Ezio Scida col Crotone, quest’ultimo, ahinoi, giustiziere dei gialloblù nell’ultima partita di questo 2020. Da segnalare l’ottimo inizio di stagione del Sassuolo di De Zerbi che, nonostante un mercato poco esplosivo, ha dato dimostrazione che, con la continuità, la parola progettualità nel calcio è ancora possibile. I neroverdi sono la squadra che più ha impressionato per qualità del gioco e dominio del possesso, che si aggira attorno al 60% in quasi tutte la gare: se è vero che il possesso palla non è un indice di pericolosità o così determinante al fine di un risultato, è, tuttavia, altrettanto vero che può indicare la filosofia e la strategia di una squadra. Sono passati tre anni dall’avvento di Roberto De Zerbi e i frutti del suo lavoro cominciano a vedersi ora. Ho parlato volutamente del suo Sassuolo per allacciarmi al discorso che più ci interessa: ovvero la situazione del Parma. I Ducali sono entrati nella storia, dopo il fallimento del 2015, riuscendo, unici (“come noi nessuno mai”), a centrare tre promozioni di fila dalla serie D fino alla serie A. Una cavalcata trionfale che ha visto i Crociati ottenere, poi, anche due salvezze consecutive nella massima serie, con al timone il mister Roberto d’Aversa subentrato a Gigi Apolloni nell’anno della Lega Pro. D’Aversa e il Parma hanno incrociato le proprie strade sul finire del 2016, per poi interrompere il loro rapporto prima dell’inizio di questa stagione: un amore mai scoccato appieno tra il tecnico e la tifoseria, con quest’ultima che avrebbe voluto vedere un calcio più propositivo. I tifosi parmigiani hanno avuto la possibilità di ammirare il 3-5-2 di Scala, con gli esterni Benarrivo e Di Chiara sugli scudi, il 4-4-2 di Ancelotti, un Parma pragmatico che vinse parecchie partite col minimo scarto, senza un gioco spettacolare, ma in grado di contendere lo scudetto alla Juve fino alla fine e poi tutti noi sappiamo come andò a finire. Si è passati poi al 3-4-1-2 di Malesani: il Parma più forte di tutti i tempi, pur steccando clamorosamente in Campionato, riuscì a portare a casa la seconda coppa UEFA della propria storia, nonché la Coppa Italia, e infine la Supercoppa Italiana per un totale di 3 Coppe in 100 giorni, anche se l’ambiente non gli perdonò mai il mancato raggiungimento dello Scudetto che, per le qualità della rosa, era, in effetti, francamente possibile. Da lì in poi si sono succeduti tecnici di tutto rispetto dai Prandelli ai Guidolin passando per Beretta, Marino (mai amato dalla tifoseria, colomba), il mai dimenticato Gedeone Carmignani e tanti altri che sono nella mente e nei ricordi dei tifosi e dei parmigiani. Tifosi che, dal mio punto di vista, sono ancora nostalgici di quel Parma che nei primi anni Novanta fece strabiliare non solo loro, ma tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport. Un Parma, quello attuale, che difficilmente tornerà su quei livelli: sarà molto difficile competere contro le grandi metropoli, di conseguenza penso che per il Parma calcio sia giunto il momento di cambiare rotta: dopo un percorso straordinario, che ci ha portato dal fallimento del 2015 fino alla storica cavalcata in serie A, con due salvezze conquistate, penso sia giusto tirare le somme. Il Parma aveva sicuramente un budget e una tradizione diversa rispetto a tutte le altre competitor ed è riuscita a scalare le categorie con merito e anche con quel pizzico di fortuna che non guasta mai, ma per rimanere nella massima serie e per rimanerci in pianta stabile e diventare una realtà consolidata del nostro calcio, occorre fare delle riflessioni: è innegabile che con mister D’Aversa si siano raggiunti risultati importanti e che il mantenimento della categoria per due anni consecutivi, con all’interno risultati di prestigio indimenticabili come il 3-3 allo Juventus Stadium, siano un biglietto da visita di cui andarne fieri, ma credo che a medio lungo termine si debba guardare oltre. Sicuramente non è facile riuscire a dare una mentalità e un’impronta sia in campo che fuori, ma questo nuovo Parma, essendo cresciuto troppo in fretta, non si è dato il tempo di potersi specchiare, perché l’importante, nel calcio di oggi, è andare avanti senza voltarsi indietro. Ci si è ritrovati in serie A molto precocemente, anche con giocatori che la massima serie o non l’avevano mai fatta o se l’hanno fatta era stata solo di passaggio: questo per dire che per rimanere in massima serie, per chi proviene dalle categorie inferiori, bisogna lottare con le unghie e con i denti, cercando di difendersi bene e sperare in qualche colpo di mercato azzeccato (Gervinho, Kulesevski)… Ma non sempre ci si può riuscire e quest’anno i Crociati sembrano essere in difficoltà. Liverani è stato preso dal Parma per cercare di dare una svolta ai principi di gioco: tutti si aspettavano un Parma spumeggiante, propositivo, votato all’attacco, ma dopo le prime gare ci si è accorti che se i nostri avessero continuato a predicare un calcio offensivo, avrebbero ottenuto poco e quindi si è tornati a predicare un calcio fatto da lunghe fasi di difesa posizionale,da D’Aversa varato, secondo il nostro vice direttore Gianni Barone, esattamente 4 anni fa, il 30 Dicembre 2016, a Lumezzane, puntando su verticalizzazioni immediate, nella speranza che Gervinho e uno tra Cornelius e Inglese potessero risolvere le sorti delle partite. È evidente che non possiamo pensare che Gervinho sia eterno e di conseguenza a medio lungo termine, affidarsi ad un calcio di questo tipo, potrebbe portarci solo ad esclusive delusioni; occorre quindi fare un’analisi ben definita. Il Parma è arrivato in serie A con ottimi giocatori di serie B, ma la maggior parte con poche esperienze in Serie A: non era forse meglio preparare la squadra in un certo modo, magari aspettando qualche anno in più, cercando, poi, di trovare la promozione, ma con qualche certezza in più? Questa certezza si chiama autostima, personalità, sfrontatezza, caratteristiche indispensabili per una squadra che vuole affrontare un campionato da protagonista. E come si può crescere in autostima e in personalità. Penso che il dominio del gioco, la gestione del pallone anche sotto pressione, porti il gruppo ad avere più autostima e consapevolezza dei propri mezzi, cosa che purtroppo in questi anni non si è fatto. Il Sassuolo, il primo anno di serie A, si è salvato miracolosamente, ma lo ha fatto col gioco, un gioco che, nel corso degli anni, gli ha dato la possibilità di calcare i campi dell’Europa League ed arrivare fino al meraviglioso quarto posto di questa stagione: insomma se si vuole cercare qualcosa di grande, bisogna avere il coraggio di rischiare e di osare anche al costo di prendere qualche batosta: lo Spezia ne è il classico esempio. La squadra di Italiano, probabilmente, farà fatica a salvarsi, ma, quanto meno, ha dato la dimostrazione di potersela giocare con tutti e a viso aperto: non credo si cresca stando in 9 dietro la linea della palla, sperando che qualcuno si inventi si qualcosa. Si cresce nelle difficoltà, accettando, talvolta, la parità numerica dietro, cercando di gestire il possesso di palla nelle situazioni di vantaggio numerico: tutte situazioni in cui, questo Parma, deve crescere per stare al passo degli altri. Il tempo corre e non ti aspetta e i Crociati, se vorranno avere un futuro più roseo, dovranno puntare a fare crescere anche il proprio Settore Giovanile e il responsabile Luca Piazzi ci sta già mettendo mano. I Crociati non possono non prendere in mano queste considerazioni: la crescita del vivaio diventerà negli anni di fondamentale importanza; la Real Sociedad, squadra basca che sta ben figurando nella Liga spagnola e in Europa League, ha ben 13 giocatori provenienti dalla propria cantera. 13 sono un numero importante e risulta difficile riuscire a portare tutti in prima squadra, ma provare a dare fiducia e fare crescere qualche giocatore del vivaio può essere determinante negli anni futuri. L’Atalanta, oltre ai grandi risultati ottenuti sul campo grazie all’avvento di Gasperini, riesce ad autofinanziarsi ancora di più grazie alle plusvalenze di giocatori provenienti dallo scouting e dalle giovanili. Non per ultima la cessione di Kulesevski per 40 milioni di euro, un giocatore che abbiamo apprezzato tantissimo, ma che non era di nostra proprietà: così facendo abbiamo valorizzato un giocatore altrui, riuscendo, però, per un anno ad avvalerci delle sue (notevoli) prestazioni. Occorre, quindi, fare un passo in avanti e costruire qualcosa di saldo e duraturo: quest’anno non sarà facile salvarsi, non c’è stato il tempo necessario per poter operare sul mercato e Liverani, dal mio punto di vista, ha fatto ciò che ha potuto, con una rosa abituata ad un gioco con principi differenti ai suoi. Il tecnico romano sembra avere la piena fiducia della Società che, assieme al DS Carli, spera di poter portare a casa qualcosa di utile per poter raggiungere un obiettivo che sportivamente parlando sembra essere alla portata: le concorrenti non sembrano stare meglio con Torino, Genoa e Crotone che hanno numerosi problemi, in particolare i granata, che – a parte l’ultima gara contro il Napoli al neo stadio Diego Armando Maradona – hanno dato la sensazione di soffrire il cambio di sistema, il passaggio dalla difesa a 3 a quella 4, ma soprattutto hanno sofferto i nuovi principi di gioco proposti da Giampaolo: possesso palla, fraseggio corto con orientamento verticale sono i pilastri sui quali si fondano le idee del tecnico nativo di Bellinzona; per il momento il presidente Cairo sembra avergli confermato la fiducia, fiducia che fu data a Gasperini anche nel 2015 da Percassi nonostante i primi risultati molto negativi, dopo di che sappiamo tutti come è andata a finire. Sarà forse il caso di dare fiducia anche a Liverani? Io credo di sì, a patto che si provi a lavorare realmente per il futuro, consapevoli che per cambiare filosofia e mentalità, sia di gioco che di club, occorrerà tempo e pazienza: due parole che, nel calcio italiano, spesso e volentieri vengono prese in considerazione troppo tardi… Forza Parma! Patrick Fava

Patrick Fava

Patrick Fava, 37 anni, di professione impiegato ed allenatore di calcio (UEFA B) come hobby, attualmente è in forza al Fiorano (Campionato di Promozione Girone C. Appassionato di match-analysis e di tattica calcistica è sempre pronto a studiare i principi di gioco dei grandi allenatori italiani ed europei, ma soprattutto è un grande tifoso del Parma

8 pensieri riguardo “TATTICA-MENTE, di Patrick Fava / IL DOMINIO DEL GIOCO E LA GESTIONE DEL PALLONE, ANCHE SOTTO PRESSIONE, PORTA AL GRUPPO AUTOSTIMA E CONSAPEVOLEZZA

  • 31 Dicembre 2020 in 00:29
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    Scambiare Gervinho per Pinamonti
    è come scambiare una Ferrari con una Panda.

    • 31 Dicembre 2020 in 00:32
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      Dato via anche Scozzarella al Monza
      Lui andrà in A e noi in B

      • 31 Dicembre 2020 in 03:26
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        Probabile

    • 31 Dicembre 2020 in 12:25
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      Si, assurdo. Gervinho giocherà bene 1 su 5, però quando lo fa spacca di brutto.

  • 31 Dicembre 2020 in 08:27
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    Una squadra di bolliti, con un allenatore incapace. Purtroppo la vedo durissima, pensare al prossimo tridente Saponara-Pinamonti-Falco con regista Petriccione, mi fa pensare una sola cosa: Serie B. Inoltre il prossimo match mi ricorda un Parma-Torino di inizio gennaio, quando segnò un certo Giuseppe Rossi con Pioli allenatore. Quella partita fu vinta, ma l’esonero avvenne poco dopo, poi sappiamo tutti com’è andata con l’arrivo di Ranieri…

  • 31 Dicembre 2020 in 10:19
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    Abbiamo un attacco da serie B
    Non per niente Inglese e Gervinho vanno in grossi club.
    Noi peschiamo dalla B per ritornarci
    Parma non avrai il mio scampo.
    Tifoso si ma scemo no.

  • 31 Dicembre 2020 in 10:45
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    Gervinho si sapeva che per preservarsi essendo già dell’Inter non avrebbe giocato per paura d’ infortunarsi inventandosi
    ” la bua” alla gamba
    Non la fece QUESTA VIGLIACCATA ne Darmian né Kulusevky che erano già dell’ Inter e della Juventus che diedero per il Parma l’anima in campo.
    Ecco perché quando si potrà andare allo stadio e verranno da avversari Darmian e Kulusevky andranno applauditi mentre Gervinho andrà fischiato.
    Questo avverrà tra qualche anno in quanto quest’anno andremo in B
    Capisco che a Gervinho, la società non avendogli rinnovato il contratto che scadrà a giugno lo dovrà fare via in quanto a giugno andrebbe via a parametro zero ma sostituirlo con Pinamonti è un un ‘non sense”
    anche perché a giugno aveva rifiutato di venire al Parma ma ora se vuole giocare non volendolo nessuno si DEVE ACCONTENTARE venendo da noi.
    Lo farà maledicendo sottovoce il Parma che odia
    Solo per questo lo manderei a fanculo.

  • 31 Dicembre 2020 in 10:52
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    M’ero dimenticato di dire che in tempi non sospetti e cioè un prima della partita Inter Parma dissi che Gervinho essendo già dell’Inter avrebbe fatto una partita strepitosa e infatti…..migliore in campo.
    Qualcuno mi dirà
    ” Ma anche con il Milan fece una partita strepitosa”
    Certo glielo aveva imposto Conte
    ” Hai fermato noi e ora però ferma anche il Milan che è la nostra più diretta concorrente per lo scudetto”
    Cosa avvenuta puntualmente.
    Capito perché quando Gervinho negli anni futuri ( per qualche anno saremo in B) arriverà a E Parma se non avrà un già smesso di giocare causa l’ età andrà fischiato?

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