CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone – IL GOVERNO D’AVERSA BIS HA OTTENUTO LA FIDUCIA
(Gianni Barone) – Ora nessuno storcerà il naso dicendo: “a me questo calcio che fa D’Aversa non piace”, perché lo stesso, al suo ritorno, sta dimostrando quanto la chimera dello spettacolo ad ogni costo – ma poi quale spettacolo ?!?= fosse un abbaglio: non si tratta, solo, di uno sdoganamento di mentalità, piuttosto siamo in presenza di un tentativo, riuscito, di dare identità ad una squadra, che nel breve volgere di pochi mesi, aveva perso tutte le sue prerogative migliori. Non è la disputa, ormai un po’ leziosa e stantia tra «risultatisti» e «giochisti» che interessa, ma la presa d’atto che nel calcio gli accorgimenti tattici, la flessibilità, valgono di più, dello sterile discorso sull’adozione di un modulo (sic), come dicono molti erroneamente, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, invece che un altro, quanto la risorsa di sfruttare al meglio, nell’economia della gara, diversi sistemi di gioco, combinandoli, fra loro ad ogni transizione, sia in presenza di quelle positive che di quelle negative (no, il tampone non c’entra). Il nostro tattico Patrick Fava sta educando tutti, sull‘importanza del calcio posizionale, applicato alle due fasi di gioco: il nuovo/vecchio Parma di D’Aversa, avvalendosi di tale modello, è riuscito nell’impresa – aldilà dei risultati, ancora non del tutto positivi – a cambiare pelle alla squadra e sta dimostrando di potercela fare a risalire la china. Da una squadra che la si immaginava bella, ma alla resa conti, senz’anima, si arrivati ad una squadra vera, che doma, al meglio il tanto celebrato, per il suo gioco dall’intellighenzia di Sky e Dazn, Sassuolo di De Zerbi: modello assoluto di
bel calcio all’ennesima potenza. Al Mapei, chi meritasse di vincere, aldilà delle dichiarazioni finali dei due tecnici, opposte, è difficile saperlo: di sicuro, però, il Parma con il possesso palla quasi pari a quello del Sassuolo (49-51) ha dimostrato che certi tipi di discorsi sul calcio che propone da preferire a quello che dispone e conserva, possono andare benissimo a farsi benedire o a essere gettati nel fosso. «A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura» dichiarava il leader socialista pre-craxiano Pietro Nenni che, applicato al calcio, vorrebbe dire ciò che in Parma-Sassuolo si è verificato, con una squadra, come il Parma, dato alla vigilia sconfitto e surclassato, anche sul piano del gioco, che invece si è palesato più «puro», sul piano delle iniziative di gioco e delle occasioni, di quanto nessuno potesse immaginare al confronto con il «mito» Sassuolo di De Zerbi, in più di un frangente in difficoltà contro un Parma, arroccato il giusto, e offensivo il necessario. La bontà delle scelte, obbligate
negli uomini, ma azzeccate nei contenuti e negli sviluppi, ha avuto la meglio, e non ha trionfato solamente per pochi attimi. «Si è felici non perché si ha successo, ma si ha successo perché si è felici». E il Parma, post Sassuolo, del D’Aversa bis, si può ritenere felice, perché ha ottenuto la fiducia di tutto l’ambiente, e in particolare dei giocatori: ieri dall’inizio 9 pretoriani su 11, con le sole eccezioni del giovanissimo Dierckx (una lieta sorpresa per tutti, scoperta del responsabile del Settore Giovanile Luca Piazzi che lo ha strappato al Genk, e poi subito cooptato in prima squadra, con successo e felice, e che non ha ancora giocato, come affermato dal tecnico nella conferenza, neppure un minuto con la sua squadra, ossia la Primavera, ma che si è rivelato il primo calciatore nato dopo il 2003 a giocare un match della serie A italiana ed il difensore più
giovane ad essere partito titolare in questa stagione nei cinque maggiori campionati europei, con tanto di complimenti cinguettati dal presidente Kyle Krause per come ha giocato), e dello «sciagurato Egidio» Busi, che già in tanti hanno martirizzato, forse troppo per il fatale errore finale, che ha macchiato la sua migliore prova coi ducali. Ci uniamo a Iacoponi – che lo ha consolato subito dopo da vero Capitano (anche se la fascia in assenza di Bruno Alves è stata consegnata, come già in passato, a Gervinho) – e a Carlo Brugnoli che sulla Gazzetta di Parma, ha preferito non infierire, invitando il tifoso a fare altrettanto. Ingenuità che ci stanno e che possono e devono essere perdonate, che influiscono sul risultato, pesantemente, ma che non possono distoglierci dall’impressione positiva che il gruppo squadra, ha offerto in termini di compattezza, determinazione e spirito di gruppo. Ora nella settimana in cui, politicamente, il governo nazionale cerca una laboriosa ricerca di fiducia in Parlamento, il Parma riesce ad ottenerla, alla stragrande maggioranza, al punto che occorre anche dimenticarsi di dire come mai
non si era pensato prima di richiamare il tecnico delle due promozioni e delle due salvezze, tacendo, anche, il fatto che forse sarebbe stato «dietrologicamente» più opportuno non esonerarlo affatto in estate. Godiamoci questo momento, non dico di euforia, perché l’esangue classifica suggerirebbe l’opposto, ma di relativa speranza, anche con la notizia, non ancora ufficiale, ma data da tutti per certa, dell’acquisto di giocatori importanti e quotati, per la difesa, come Conti e Benatia. Quindi una settimana delicata per impegni e ricca di altri obiettivi da centrare con la consapevolezza, oltre che della purezza, della felicità, e della fiducia, di cui sopra, che, forse, il peggio è passato o sta per farlo in fretta. Per la gioia di tutti, giocatori, tifosi, dirigenti, giornalisti al seguito e maniscalchi in servizio permanente effettivo, come definiva l’ex segretario Canuti quei pubblicisti (o manco quello erano…) che svolgevano altre attività per sbarcare il lunario. Gianni Barone