TATTICA-MENTE, di Patrick Fava / IL PARMA DI D’AVERSA NON E’ PIU’ SOLO DIFESA POSIZIONALE BASSA E RIPARTENZE: ORA E’ ANCHE VOTATO AL PALLEGGIO E ALLO SFRUTTAMENTO DELLA SUPERIORITA’ NUMERICA
(Patrick Fava) – La squadra di D’Aversa raccoglie un punto col Sassuolo di De Zerbi, un punto che i ducali avrebbero firmato volentieri alla vigilia, ma che per l’andamento della gara del Mapei fa recriminare per gli altri due persi. Il miglior Parma della stagione lo si è visto nella giornata più difficile. I ducali sono stati abili in entrambe le fasi: in quella di non possesso la vera novità è stata il ritorno alla difesa a 3: sarà stato l’atteggiamento tattico dei neroverdi a rispolverare questa disposizione? D’Aversa ha preparato la partita per giocare con i 3 difensori centrali? Tanti sono i quesiti su questa sfida e, molto probabilmente, la grande capacità del restaurato mister è stata quella di prevedere quello che sarebbe potuto succedere: la squadra di De Zerbi, infatti, in questa stagione ha modificato spesso la disposizione in campo in fase di possesso passando da un 1-4-2-3-1 ad un 1-3-4-2-1 visto contro Napoli ed Udinese. Il tecnico del Sassuolo ha cercato di sorprendere il collega proponendo un 1-3-4-2-1, ma questi non si ê fatto trovare impreparato e ha risposto proponendo una contrapposizione similare ai neroverdi: Busi terzo centrale di destra e Grassi quinto di destra sono le novità di giornata, oltre all’ottimo esordio del giovane Dierckx al centro della difesa a 3. Un Parma che si sta dimostrando in grado di poter svolgere più sistemi di gioco e questo può essere un’arma in più per l’allenatore che potrà, in base alle partite da affrontare, modificare l’assetto o dall’inizio, oppure in corso d’opera, in modo da rendere sempre più imprevedibile la sistemazione in campo della sua squadra. I Crociati sono stati abbracciati dalla dea bendata nei primi 20′ quando la girata di Kyriakopulos si è stampata sulla traversa a Sepe battuto e Caputo fermato a pochi centimetri dal gol del vantaggio (peraltro nel frattempo siglato, ma non convalidato) da una chiamata del VAR, peraltro giusta per un fuorigioco millimetrico. Scampato il pericolo il Parma, complice un atteggiamento poco propositivo in fase di non possesso dei neroverdi, riesce a gestire bene la sfera, già partendo dalle retrovie, riuscendo, inoltre, a trovare palloni invitanti tra le linee per Kucka e Gervinho che, insieme alle ottime propulsioni di Pezzella sulla sinistra e all’ abilità di Cornelius di fare risalire la squadra nei momenti di difficoltà, ha fatto sì che i ducali riuscissero ad essere pericolosi anche in zona gol, e la rete siglata da Kucka è stato il coronamento di un primo tempo chiuso con autorevolezza. C’è molto merito dei nostri, ma anche grandi demeriti della squadra di De Zerbi, la quale è sempre stata maestra nel costruire azioni dal basso facendo leva sul principio della creazione della superiorità numerica sulla prima linea, cosa che, però, nella partita di domenica non è avvenuta e i neroverdi hanno costruito, erroneamente secondo me, in parità numerica. La partita, quindi, si è giocata sui duelli individuali e sulla contrapposizione a specchio ottimamente orchestrata dal Parma di D’Aversa che non ha lasciato spazi invitanti per gli avversari, togliendo profondità agli attaccanti modenesi e soprattutto togliendo spazi tra le linee tanto cari a de Zerbi che già come con l’Udinese non è riuscito ad attirare fuori il pressing dei gialloblù abili quindi a comprimere gli spazi centrali, consentendo spazi liberi al giocatore ritenuto meno abile a conquistare spazio in avanti, ovvero Gianmarco Ferrari, protagonista, ahinoi, dell’azione che ha portato Busi (autore fino al 93’di una buona prova) a commettere ingenuamente il fallo da rigore che ha consentito ai sassolesi di pervenire al pareggio. Il Parma, nella ripresa, ha più volte sfiorato il raddoppio, attuando un baricentro ancora più basso, cercando di limitare ancora di più gli spazi ai contendenti, attuando lunghe fasi di difesa posizionale, dopo che nella prima frazione il possesso gialloblù era addirittura superiore rispetto a quello del Sassuolo che prima di questa partita era terzo per percentuale di possesso palla in Serie A: questo dato sorprendente mostra l’evoluzione improntata da D’Aversa, il quale sembra aver dato al Parma un’impronta diversa rispetto agli anni scorsi: un Parma, quindi, non improntato solo su difesa posizionale bassa e ripartenze, ma una squadra votata anche al palleggio, con occupazione di spazi generati da una costruzione intelligente e portata allo sfruttamento della costruzione della superiorità numerica, partendo da dietro, come con la Lazio. Due prestazioni che danno coraggio a tutto l’ambiente. Forza Parma. Patrick Fava