TUTTO PARMA E… CHIESA / BEEP BEEP SINGO E WILLY IL COYOTE BRUNO ALVES…
(Carlo Chiesa) Anno nuovo, Parma vecchio. Della tanto invocata inversione di tendenza in questo inizio di nuovo anno nemmeno l’ombra. Anzi. La sconfitta contro il Torino, seconda sconfitta nei due scontri diretti per la salvezza contro formazioni dietro ai Crociati in classifica, ha decretato l’apertura ufficiale della crisi del Parma di Liverani. Altri numeri rendono poi ancor più drammatica la percezione del momento. 5 reti subite contro una sola realizzata negli ultimi due incontri, tre sconfitte consecutive nelle ultime tre gare, sei partite senza vittorie, due sole vittorie nelle 15 partite sin qui disputate, 450 minuti senza reti al Tardini, il peggior attacco del torneo con sole 13 reti realizzate da appena 6 marcatori diversi e una delle peggiori difese con ben 28 reti subìte. Tutti rafforzativi che fanno, ad oggi, della formazione Crociata una delle più serie candidate alla retrocessione. E’ doloroso scriverlo, ma è, purtroppo, una dura realtà.
Andando oltre i numeri, ci sono poi gli aspetti di campo, non proprio marginali, ad aggravare ulteriormente il terribile momento del Parma, chiamato, nelle prossime tre giornate, ad affrontare un trittico di incontri sulla carta proibitivo: Atalanta, Lazio e Sassuolo. La flebile parvenza di determinazione nell’ottenere il risultato vista contro il Torino, guidata più dalla foga dello svantaggio subito in apertura e dall’ansia di classifica che da altro, non basta, quando mancano i mezzi principali per ottenere i tre punti, ossia un’idea di gioco e schemi tattici efficaci. La totale assenza di questi elementi lascia pochi appigli a cui aggrapparsi per il futuro. Nemmeno il ritiro immediato post natalizio, nel tentativo di trovare la giusta concentrazione e cementare il gruppo, ha portato risultati positivi e quella rabbia unita alla voglia di rivalsa notata da Liverani in fase di preparazione alla gara ed evidenziata dallo stesso tecnico durante la conferenza pre-partita, deve essere rimasta da qualche parte in quel di Collecchio.
L’undici schierato contro il Torino era per nove undicesimi il Parma della scorsa stagione, peraltro posizionato in campo con il medesimo 4-3-3. Stessi uomini, ma diverso risultato. Certo, non c’è più Kulusevski, ma diventa comunque difficile motivare un tale peggioramento di questa squadra se non con un nuovo credo tattico da parte dell’allenatore che il gruppo non riesce a recepire nemmeno dopo 4 mesi di lavoro sul campo e che porta ad un’involuzione intrinseca di alcuni giocatori forse poco propensi a sviluppare ciò che viene richiesto loro dal proprio Mister. Hernani, ad esempio, schierato come centrale di centrocampo non rende e non fa girare la squadra. In quel ruolo ci vogliono velocità di pensiero (sapere cosa fare del pallone ancora prima di riceverlo) e di giocata (palloni di prima e rapide imbucate). Ma velocità ed Hernani sono inversamente proporzionali e il risultato finale non può che essere negativo. Considerati già i fallimentari esperimenti di Cyprien (oggetto misterioso) e Sohm in quel ruolo, non si capisce come la Società si sia privata di Scozzarella, il centrale ideale seppur con un fisico probabilmente troppo fragile per i ritmi della serie A, e voglia ora privarsi anche di Brugman, in procinto, sembra, di passare al Crotone.
L’involuzione coinvolge anche Bruno Alves sempre efficace nel gioco aereo, ma poco propenso a prodigarsi nel pressing sugli attaccanti avversari fuori e dentro l’area di rigore e, nella circostanza della rete del Toro, addirittura ridotto a vestire i panni di Willy il Coyote all’improbabile inseguimento dell’imprendibile Beep Beep Singo, con la complicità della totale assenza di copertura da parte di Kurtic prima (un altro che sembra l’ombra di sé stesso) e Gagliolo poi. Infine Karamoh, chiamato spesso a compiti difensivi estenuanti, perde lucidità nelle sue giocate, mancanza che si va a sommare alle sue difficoltà croniche nel saltare l’uomo nell’uno contro uno e nel mantenere la concentrazione per tutti i 90 minuti, e Brunetta acquistato come trequartista e schierato come attaccante esterno, assolutamente impalpabile contro i granata.
Volendo essere forzatamente positivi, va sottolineato che se il campionato finisse oggi il Parma sarebbe salvo, seppur il distacco dalle tre squadre appaiate al terz’ultimo posto (Genoa, Spezia e Torino) sia oramai ridotto ad un solo punto. La parola ora passa alla Società. Considerato il mercato di riparazione ormai alle porte e le 23 partite da disputare, c’è ancora tutto il tempo per uscire da questa situazione, a patto che si prendano velocemente e con il giusto spirito di autocritica, le decisioni sul futuro dell’allenatore e sulle strategie da adottare sul mercato per correggere quegli errori (non pochi, ahimè) commessi quest’estate in fase di composizione della rosa. Carlo Chiesa