TUTTO PARMA E… CHIESA / L’APPROCCIO S’E’ VISTO…
(Carlo Chiesa) – Pensare di raccogliere punti contro una delle 16 formazioni più forti d’Europa – e dopo soli tre allenamenti diretti dalla nuova guida tecnica – appariva come pura utopia. Si sperava, quantomeno, di vedere qualcosa di meglio rispetto alle ultime apparizioni ben poco edificanti e qualche segnale positivo non si è fatto fortunatamente attendere. L’approccio alle gare è determinante. Questo il mantra che ha da sempre accompagnato Roberto D’Aversa e che è rimbombato nuovamente fortissimo sin dalla conferenza stampa di presentazione del D’Aversa bis. E proprio l’approccio è stata la prima nota lieta della giornata. Giocatori che sono sembrati più determinati e consapevoli, senza equivoci, delle loro posizioni e di ciò che dovevano fare, con un piglio da squadra che vuole aggrapparsi con le unghie e con i denti a una permanenza nella massima serie, che con il precedente tecnico sembrava ormai davvero compromessa. Il marchio di D’Aversa ha portato anche, almeno per un’ora, un maggiore ordine tattico, con il 4-3-3 di partenza pronto a trasformarsi in un 4-5-1 ben definito ed efficace in fase di non possesso, con l’abbassamento in ripiegamento difensivo di Gervinho (rinato) e Sohm (deludente ancora una volta) e con Hernani e Kurtic praticamente a uomo rispettivamente su Luis Alberto e Milinkovic-Savic.
Eppure la formazione schierata inizialmente dall’allenatore pescarese aveva preso tutti gli addetti al lavori in contropiede, peggio di una discesa devastante di Gervinho in campo aperto. Effettivamente non era semplice, leggendo gli 11 titolari, capire come si sarebbero schierati in campo, salvo poi scoprire Osorio esterno di destra in difesa con spostamento di Busi a sinistra e Sohm sulla linea dei tre attaccanti. Ma la novità più rilevante per il sistema di gioco Crociato è stato il ritorno ad un centrocampista centrale di ruolo. Dopo le prove di Liverani attraverso l’impiego di giocatori riciclati in quel ruolo (Hernani e Sohm) oppure di Cyprien, vero e proprio oggetto misterioso di una campagna acquisti assai discutibile, finalmente Brugman ha dato l’impronta giusta, bravo a catalizzare l’inizio azione e a smistare palloni efficaci da una parte all’altra del campo, ma soprattutto a interrompere diverse traiettorie di passaggi della potente linea mediana laziale.
Purtroppo, però, il Parma ha oggi la parvenza di una clinica privata più che di una squadra di calcio. E così ai già numerosissimi infortunati al palo, si sono aggiunti nel primo tempo anche Valenti e Osorio. E quando hai in campo una linea difensiva formata da Busi (al momento inadeguato al campionato di Serie A), Alves (in evidente crisi) Balogh (classe 2002) e Ricci (al suo esordio nel massimo campionato) non puoi sperare di reggere l’urto di un attacco stellare formato dalla tecnica di Luis Alberto, dalla Scarpa d’Oro Immobile e dalla potenza di Caicedo.
Nonostante la sconfitta, quindi, segnali incoraggianti, seppur fra le tante lacune ancora attuali. Errori banali nel possesso palla, palloni persi in maniera ingenua, posizionamento difensivo errato in occasione del primo goal laziale, senza dimenticare (seppur qualche conclusione a rete si sia finalmente vista) che nelle ultime 6 gare il Parma ha segnato la miseria di un goal, peraltro da situazione di calcio d’angolo.
Fortunatamente il divario dalle squadre che precedono il Parma in classifica non pare incolmabile. Ora la parola passa a Mister D’Aversa, atteso da un lavoro non semplice per rivitalizzare questa squadra, allo staff sanitario per recuperare velocemente i tanti giocatori infortunati e al DS Carli che, con la nuova finestra di mercato, ha una buona occasione per porre rimedio alle troppe lacune di una sessione estiva deficitaria. Soltanto il lavoro di un team coeso potrà alimentare la speranza di raggiungere quella che potrebbe trasformarsi nell’ennesima impresa di uno degli allenatori più longevi sulla panchina Crociata. Carlo Chiesa