CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / SI PUO’ DARE DI PIU’, SENZA ESSERE EROI…
(Gianni Barone) – Purtroppo il Parma non ha saputo ritrovare neanche col Verona (privo di due giocatori importanti e reduce da due risultati non positivi) lo spirito dei momenti migliori invocato alla vigilia dal suo nocchiero D’Aversa. Il barcone resta incagliato sul fondo del fiume della classifica e non si schioda: servirebbe un rimorchiatore di fiducia, autostima e ottimismo, che al momento non s’intravvede nemmeno da lontano, per tirarsi fuori dalla palude entro cui si è arenato. I soliti errori, i soliti colpi di testa altrui subiti, e la mancanza cronica di un’idea offensiva capace di far intravedere un po’ di luce. Parma in lockdown, ormai da tempo, e non sappiamo se forzato o meno, che costringe a non mettere fuori il muso o il naso, fate voi, per respirare aria fresca e buona, vitale per inseguire il sogno di una salvezza sempre più lontana. Il cambio di passo e di mentalità auspicati, tardano a materializzarsi e, in mezzo alla crisi di gioco e risultati, ora spunta anche lo spettro della paura: quella di giocare una partita di calcio, come desunto dalle parole finali del tecnico che ormai non riesce più a motivare con necessaria lucidità il momento no della squadra. Serve qualcosa di più ci dice: più concentrazione, più determinazione, più voglia di cercare il risultato a tutti i costi, lottando su ogni pallone. Si può dare di più, verrebbe da dire, senza essere eroi, sul campo e non solo e forse anche a parole, visto che stesse, a volte, scivolano verso qualcosa di misterioso o pericoloso che lascia adito a dubbi, perplessità e pure sospetti. “I giocatori della vecchia guardia devono dare l’esempio, non fare degli errori, come
è successo oggi”, ha chiosato il tecnico Crociato, al che, in punta di penna, di piedi, e di microfono qualcuno ha azzardato “E’ forse giunto il momento di dare più spazio, sin dall’inizio, ai nuovi attaccanti come Zirkzee (e non solo lui, aggiungiamo noi)? “No”, risposta secca del nocchiero della livida palude, che intorno agli occhi aveva di fiamme rote. Come no?, obietterebbe ogni Alighieri moderno o post moderno che sia. Ma le parole del tecnico incalzano e lasciano tutti oltre che perplessi ora anche stantii. “Il cambio di Cornelius è dovuto a infortunio… La partita l’ho persa quando è uscito lui… Se ci fosse stato Inglese, probabilmente Zirkzee non avrebbe neanche giocato”. Ma come? Ma perché? Tanta sicurezza e tanto accanimento contro il nuovo
che non avanza, chissà per quali reconditi filosofici motivi, mentre il vecchio (inteso come guardia) arranca sempre più. Si può dare di più, anche in questo caso in termini di motivi da addurre che, con la situazione che precipita, non possono essere ignorati o disconosciuti. Siamo giunti alla mancanza di coraggio o alla paura, che potrebbero anche non essere la stessa cosa, di ammettere le proprie idiosincrasie o cos’altro? Il dubbio sembra lecito, quando si ripete che della passata prima gestione tecnica della stagione non si vuole, in nessun modo e per nessuno motivo parlare. Nel frattempo la palude rimane e per menarci all’altra riva, che non sia il metaforico inferno, di tempo ne rimane, ma occorre la scintilla, la partita della vita, della svolta, che tardano a materializzarsi. Chissà perché? Qualcuno azzarda: ma concedere qualche minuto in più ai giovani virgulti, sarebbe poi così male? Così van le cose, e così si spera non possano per sempre andare. Il problema dell’attacco è un problema della squadra, e non dei soli attaccanti, d’accordo ancora: ma risolverlo? Ora che tutti conoscono Gervinho e lo sanno neutralizzare e ora che il lavoro sporco di Cornelius non viene mai ripulito e tramutato in occasioni goal, cosa resta? Il recupero di Inglese, o cos’altro che ai più sfugge? S’invocano i giovani, i nuovi investimenti societari, a gran voce. Sarà ancora possibile resistere a queste sirene o la rassegnazione presto prenderà il posto della paura di vincere, di giocare, e di non farcela? O si può dare di più, questa volta anche a parole o meglio ancora coi fatti? Gianni Barone
Francamente parlare ancora di calcio giocato è stucchevole…i giovani sono prospetti ovvero del diman non c’é certezza ….i vecchi sono cotti e appagati ovvero c’eravamo tanto amati…
il vertice della piramide societaria ovvero il conte zio espone l’insegna “sopire e troncare” ,
i tifosi despaltati hanno esaurito santi e santuari cui votarsi, i giocatori (strapagati) loro sì sanno come comportarsi infatti dichiarano all’unisono che per loro saranno tutte finali….già a noi basterebbe invece solo la fine anticipata e la discesa agli inferi…d’aversa caronte ci porterà nella bolgia degli indegni….peraltro il meno colpevole vista la caratura del “gioiello” che gli è stata affidata, non proprio un topkapi.
è evidente che D’Aversa è in piena lotta con la società. Due rette parallele che non si incrociano. E noi subiamo questo.
L’allenatore doveva essere cambiato all’inizio di dicembre. Dopo si è dimostrato tardivo. Forse non era il caso di richiamare D’Aversa… la minestra riscaldata raramente è appetibile. Il c’eravamo tanto amati sa di tristezza, non di entusiasmo…
Se fossi in un giocatore del Parma odierno non mi giocherei un mignolo del piede in un contrasto: ormai necesse est programmare una prossima stagione di B. Non è colpa dei giocatori, non è colpa di D’Aversa, che sinceramente non amo, ma è colpa di una proprietà, Barilla, Pizzarotti, Ferrari and co, che nel 2020 ha deciso di chiudere i cordoni della borsa in attesa di un allocco dell’ultima ora desideroso di prendersi la colpa…
Ovviamente i soldi sono i loro e non è lecito pretendere il loro impegno, ma sarebbe stato elegante lasciare una squadra degna, visto che il compratore è arrivato a giochi fatti…
ringraziamo tutti per quanto fatto in passato, ma ora guardiamo in faccia la realtà e realizziamo che il prossimo futuro sarà di seconda serie e al max di su e giù, come il Brescia, più o meno (e il Brescia avrebbe ben più possibilità economiche. Rallegriamoci). Mala tempora currunt. Vivremo Almeno di ricordi, più che di rimpianti. Grazie Tanzi!
Mi scusi Enrico, a parte la poca lucidità nel ripartire le responsabilità dello stato attuale delle cose, ma mi spiega che senso ha fare il gioco delle colpe adesso? Se fosse un giocatore non ci metterebbe la gamba? E qualcuno allora in questa realtà parallela dovrebbe darle una pacca sulla spalla e tanti saluti, perché gli stipendi sono pagati e profumatamente, e la quartultima è a 4 punti di distanza.
La vecchia proprietà ha consegnato a Mr. Krause un parco giocatori che non era inferiore perlomeno a quello di 5 o 6 avversarie.
Purtroppo nessuno poteva prevedere il calo esponenziale di rendimento di diversi giocatori, che oltretutto si sono dimostrati refrattari alla filosofia calcistica di Liverani. Con il ritorno di D’Aversa poco o nulla è cambiato nel loro rendimento e a peggiorare le cose c’è il sentimento di riconoscenza che lui ha verso di loro, visto che li fa giocare sempre e comunque a prescindere.
Con la situazione attuale non ci sono sbocchi.
L’unica residua possibilità di salvare la squadra è quella di cambiare conduzione tecnica e puntare su quei giocatori, nuovi o della vecchia guardia, perché anche tra loro c’è chi ha sempre dimostrato impegno, che ci credono ancora.
Nell’articolo manca la citazione alla frase del mister, parlando di Zirksee, che aggiunge ” non sa la nostra lingua “..e allora dico io?? Ah guarda, compriamo putacaso Messi e non conoscendo la lingua del Manzoni, lo tiene in panca finché non saprà dire almeno, sopralapancalacapracanta ….ecc…ecc…mister dai, basta …