CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / VULNERABILITA’… ZEMANIANA
(Gianni Barone) – Con immenso stupore apprendiamo della vocazione zemaniana che accomunerebbe D’Aversa e il tecnico dello Spezia Vincenzo Italiano, secondo la narrazione del Secolo XIX, sabato, e su Tuttosport, oggi, domenica, fatta da Armando Napoletano che ci lascia tutti un po’ perplessi alla luce di quanto visto, dal gioco espresso dal Parma nelle ultime quattro stagioni. Sensazione che sulla rosea, sempre di oggi, sembra aver assalito anche l’esperto tattico Alex Frosio, che così si è espresso «Due salvezze costruite su un calcio forse poco di moda, ma di un’efficacia invidiabile». Eppure sul quotidiano storico di Genova il pensiero di D’Aversa non lascia adito a dubbi o ad interpretazioni diverse quando viene così espresso: “Zeman? Un maestro del bel calcio e non solo. Anch’io adotto il 4-3-3 e qualcosa ho studiato specie, se parliamo dello sviluppo del gioco d’attacco”. Sarà? Non è che del sommo maestro boemo non abbia appreso, nel frattempo, durante l’inattività di inizio torneo, anche la tendenza alla vulnerabilità difensiva? Perché visti i chiari di luna attuali, con le rimonte subite, e le frequenti amnesie difensive che compromettono gare giocate bene all’inizio, ma non portate positivamente al termine, tutto lascia supporre che la presunta eredità zemaniana possa essere causa dell’inspiegabile calo accusato dalla squadra Crociata negli ultimi due incontri con Spezia e Udinese, dominati all’inizio, ma non chiusi con la vittoria. Indizi pericolosi che la generalizzazione e banalizzazione dell’articolista ligure, di cui sopra, non possono del tutto essere, con
ragionevolezza, suffragati dalla realtà dei fatti. Un Parma forte nel gioco che segna due goal e poi crolla nel secondo tempo è segno oltre che di cedimento nervoso anche di una cura dei dettagli non all’altezza del compito o del passato recente del tecnico e della squadra: questo è innegabile. Poi costruiamoci sopra a piacimento giudizi circa l’incapacità di reggere il ritmo perché in preda a situazioni di scarsa serenità e di approssimativa concentrazione, fin che vogliamo, ma la realtà ci restituisce un modello, di gioco e di squadra che aldilà dell’ottimismo di maniera del tecnico che continua a dire che la squadra è viva ed è in grado di uscire dalla crisi di risultati per riuscire, in poche parole, a farcela, non induce, secondo logica, viceversa a nutrire sentimenti positivi di speranza. Non vorremmo credere a pessimistiche visioni di sorta, però il crollo nervoso, tecnico che la squadra ha accusato nel secondo tempo sia di La Spezia che del Tardini coi friulani, significherebbe il contrario e cioè ad una specie di maledizione, che nel calcio potrebbe anche trovare cittadinanza, con le quattro prime punte, più Gervinho, fuori per infortunio simultaneamente, ad avvalorare la tesi. La vulnerabilità di una squadra viva per metà vittima di oscure maledizioni, con un parallelo fantastico ci potrebbe proiettare nella finzione della «maledizione della prima luna», tratta dalla saga «Pirati dei Caraibi» con il mitico Jack Sparrow, alias Johnny Depp, alle prese con la
maledizione scagliata dagli Aztechi, sull’oro sottratto dal conquistadores, Cortes, e che fa diventare gli esseri umani, a contatto con il prezioso bottino, né vivi e né morti: sembrano vivi, ma quando arriva la luna (nel nostro caso il secondo tempo della partita) svelano la loro triste identità perdente. Lo so: paragone ardito, però di fianco alle solite puntualizzazioni riferite all’infinito in sede di commento da parte di molti, ci può anche stare. Scopriamo poi, a tarda notte, dall’illustre psichiatra Paolo Crepet, che la vulnerabilità, non è un difetto, ma é il contrario dell’indifferenza: sarà anche così, ma nel calcio serve qualche altro tipo di segreto, più o meno nascosto nell’anima di chi preferirebbe essere il meno zemaniano possibile, anche se indifferenti cosa importa? Lo so: è sempre la solita storia, vincere non è solo difficile, sembra quasi impossibile. Ma Zeman, al momento, lasciamo fuori, per carità e convenienza, non ci sono dubbi. Gianni Barone
Zeman non si sarebbe difeso per tutto il secondo tempo e ne avrebbe fatti almeno altri due allo Spezia di sabato.
Le squadre di Zeman non hanno mai brillato nella fase difensiva, poichè l’allenatore voleva che i suoi facessero un gol in più degli avversari.
Ma il Parma di quest’anno come se la cava in difesa?
L’ultima delle quattro occasioni in cui abbiamo finora mantenuto la rete inviolata (Verona, Fiorentina, Benevento e Cagliari, tutte casalinghe) è stato il 16 dicembre scorso, 12^ giornata; nelle 12 giornate successive abbiamo subito:
4 gol una volta (Juve);
3 gol tre volte (Torino, Atalanta e Bologna);
1 gol una sola volta (Sassuolo);
nelle 7 rimanenti sempre 2 gol.
Con questi numeri, che stanno tra l’impietoso ed il drammatico, se non hai un attacco atomico è francamente impossibile pensare a qualcosa di positivo, sebbene nelle ultime 2 gare il Parma abbia creato più occasioni da rete che non nelle 8 giornate precedenti!
A questo punto, siccome “finchè la matematica non ci condanna…” è già sintomo di giochi fatti, non resta che programmare ed impostare la prossima stagione cadetta: ben lieto, comunque, di essere smentito a fine maggio con un sonoro “et vist, brut cornaciò??”…
Cagliari e Torino avendo fatto a gennaio un mercato di riparazione come si deve si salveranno a spese di Vigorito. Chi paragona la nostra situazione all’anno in cui arrivò Ranieri dimentica che allora come Ds avevamo un certo Berta fautore dell’Atletico di Simeone, di Koke, Godin, etc. Noi oggi abbiamo Carli e Lucarelli non c’è da aggiungere altro se non che l’Innominabile complessivamente ha fatto più anni di serie A dei 7 che Krause o no quest’anno si sarebbe come era ampiamente prevedibile retrocessi.
Carli come Arcuri
Lucarelli come l’Avvocato del Popolo
(…con la speranza che non arrivi da Brucsel un burocrate rigorista sanitario come 🐉 ma un Ds degno di tale nome. Dopo l’ammiraglio, Minotti, Faggiano e Carli direi che abbiamo dato e ce lo meritiamo).