LONGHI SU QUATTRO TRE TRE RICORDA L’INCREDIBILE COPPA UEFA 2004/2005 DEL PARMA
L’INCREDIBILE COPPA UEFA 2004/2005 DEL PARMA
In una stagione complicata, con la salvezza acciuffata solo grazie allo spareggio con il Bologna, la squadra di Carmignani affronta la Coppa schierando i ragazzini. E arriva a un passo dalla finale…
Ah, le trasferte europee; i grandi stadi, l’internazionalità, antidoto alla relativa monotonia del campionato, alle solite facce. Affrontare una squadra e non vedere le città, ma aeroporti e aerei. E allora, Bilbao, codice BIO, la prima del girone: autunno, qualche turbolenza, vento molto forte in fase di discesa, con tutto quello che ne consegue, godibile non è per nulla, comunque atterri, vai in albergo, giochi e perdi. Poi Liegi, codice LGG: lì prima perdi, poi t’imbarchi per il ritorno e il decollo è da film e nei film in cui si parla di aerei il volo raramente è un pleasant flight; virata decisa, cappelliere che si aprono e bagagli che cadono, volti impietriti, panico, qualche mezzo svenimento. In assoluto non dura troppo, ma il tempo non è solo una questione di lancette: il tempo è relativo, si sa.
L’Europa del Parma 2004-2005 non sembra il massimo e c’è da capire perché l’allora direttore generale del club, Oreste Cinquini, ad un certo punto non ne volesse più sapere; coincidenza, proprio dopo Liegi. Ma il motivo non erano i voli. Piuttosto, la ragion di Stato, una A da salvare in un campionato prospettava la retrocessione come una possibilità concreta. Meglio non farsi distrarre.
Vero che il Parma allenato da Baldini aveva superato i play off eliminando il Maribor e nel girone B aveva pescato l’Athletic Bilbao di Valverde, la Steaua di Zenga, il Liegi e il Besiktas di Del Bosque, ma è vero anche che, nonostante il girone prevedesse 4 gare di sola andata, per un club in amministrazione controllata era pure troppo, e in Uefa iniziarono a vedersi fra i titolari sconosciuti ventenni tipo Gaetano Grieco e Francesco Ruopolo o il guineano Ibrahima Camara che vent’anni nemmeno li aveva.
Sconfitto nei Paesi Baschi, vittorioso sulla Steaua e ko in Belgio, il Parma ha tre punti alla quarta giornata del girone, quella in cui non deve giocare e, alla vigilia dell’ultimo turno contro i turchi, la classifica dice Athletic e Steaua 6, Standard e Besiktas 4, Parma 3. Si può uscire con onore e pensare al campionato. Tutti d’accordo?
No. Perché il 12 dicembre il Parma perde a Livorno, esonera Baldini e poco oltre annuncia Pietro Carmignani. Ora: Carmignani è un hombre vertical senza bisogno che gli uomini di marketing lo definiscano come tale, è démodé già dal soprannome biblico – Gedeone – ed è uno che non si è fatto cruccio di tornare ad allenare nel vivaio dopo avere portato nel 2002 un Parma risucchiato nel vortice dei tecnici effimeri (ricordate Passarella?) a vincere la Coppa Italia contro la Juventus.
Carmignani è uno di quelli di cui ci si può fidare, uno che capisce i motivi superiori ma, quando gli fanno capire che uscire dalla Uefa non solo non sarebbe un reato ma anzi verrebbe considerata cosa buona e giusta, s’intestardisce. Così con il Besiktas mette quasi tutti i migliori, da capitan Cardone a Gilardino passando per Simplicio, fra gli inesperti si concede solo il ventiduenne Degano, vince 3-2 e passa da secondo.
Conta il campionato, gli dicono, in Europa fa’ un po’ come vuoi, ma fallo con ciò che resta. Carmignani recepisce, eppure non vuole lasciare andare nulla. Accetta il suggerimento, ma prepara ogni sfida come se dovesse passare il turno. Perché vuole passarlo. Ai sedicesimi contro lo Stoccarda di Sammer, con Hildebrand e Cacau, dopo lo 0-0 del Tardini getta nella mischia il 19enne Tonino Sorrentino (uno che aveva debuttato in Uefa due anni prima segnando una doppietta al Salisburgo) e la vince ai supplementari grazie a Marchionni e a Pisanu, che fra i ragazzi pare un veterano ma di anni ne ha 23 e mai aveva giocato in Europa prima di quella stagione.
Arriva così agli ottavi, il campionato dolente esige ulteriori risorse, il tecnico pesca dalla Primavera e con un Siviglia in cui giocano Sergio Ramos, Jesus Navas e Dani Alves mette in campo dall’inizio un umile ma spavaldissimo diciassettenne di nome Daniele Dessena e il ventenne Alex Gibbs. Niente, all’andata segna Cardone, al ritorno è 0-0 e avanti. Si intuisce frattanto che salvare la categoria sarà un casino, ma ah, l’Europa, ai quarti c’è l’Austria Vienna, una caterva di giovani e due pareggi (1-1 e 0-0), ma il gol in trasferta lo fa Pisanu, bello di notte di quella Uefa, ed è semifinale. Fuori da ogni logica e da ogni pronostico, eppure in campionato è sempre peggio, il discorso ormai lo sapete, il disco è rotto. Fa’ quel che vuoi Gede, ma usa giudizio.
L’avversario? Il Cska Mosca allenato dall’ex ct russo Valeri Gazzaev. Vi giocano Akinfeev, Zhirkov, Krasic, Daniel Carvalho, Olic, pure Vagner Love.
Il Parma? Formazione titolare: Bucci in porta, Cardone, Bovo e Paolo Cannavaro in difesa, Vignaroli in attacco, ok. Gli altri?
Ibrahima Camara, anni 20 e quattro mesi, prima stagione da professionista.
Filippo Savi, anni 18 e tre mesi, esordio tra i pro’ due settimane prima.
Daniele Dessena, anni 17 e undici mesi, senza nemmeno il foglio rosa.
Davide Furlan, anni 19 e quattro mesi, al debutto assoluto.
Francesco Ruopolo, anni 22 e un mese, ormai una colonna avendo giocato pure in C.
Tonino Sorrentino, anni 20 e un mese, vedi alla voce Ruopolo.
0-0. Zeroazero. Sul serio.
Al ritorno il Parma ne prende tre, i crociati l’impresa non la fanno, ma accade qualcosa. Bucci viene colpito da un petardo dopo venti minuti, è stordito, deve uscire e viene sostituito da Frey. Nove su dieci, se fai ricorso lo vinci. Il club, a questo punto il ricorso lo fa, tanto bene che vada resta solo la finale e ci si è preso gusto. Lo fa e lo perde. Il motivo? La Commissione disciplinare dell’Uefa respinge perché il Parma non ha presentato in campo la formazione migliore, la qual cosa va contro il regolamento, e perché a sostituire Bucci era stato Frey, il primo portiere, quindi più che rimetterci, la squadra ci ha guadagnato, dice Nyon quando il Parma ormai è tornato a casa. Bucci sarebbe rientrato dopo tre giorni. Nessuna complicazione su entrambi i voli. Ah, l’Europa.
(Col senno di poi, della nidiata il solo Dessena ha avuto una carriera di buon livello mentre tutti gli altri, chi per un motivo chi per un altro, hanno ballato solo in quella avventura improbabile, ma non fine a sé stessa: il Parma in campionato fu costretto allo spareggio salvezza col Bologna e l’andata, privo di qualcosa come sei squalificati – Bonera, Contini, Bolaño, Vignaroli, Morfeo e Gilardino – Carmignani, appiedato anch’egli, se la dovette giocare con quei ragazzini. Ma li aveva rodati in Uefa, il testardo Gedeone, e fu probabilmente anche grazie a quell’esperienza che il Parma resse e perse solo 0-1 al Tardini, per poi ribaltare il risultato salvandosi al ritorno, col rientro degli squalificati e il 2-0 firmato Cardone-Gilardino). Lorenzo Longhida QuattroTreTre.it
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Grande Gede ….
Grande Parma
Intanto Cairo non giocando col Scansuolo ci ha dato un’ennesima lezione di come si fa a sopravvivere per anni nelle paludi mefitiche della parte destra della classifica…dove non servono solo annunci, progetti, Ajax, Borussia Dortmund ma capacità e pelo…Infatti lui resterà in A come Alessandria e poi si tornerà per la ennesima volta in pochi anni in B come Domodossola, dimostrando come la gestione alle nostre latitudini, anche in mano a così detti geni dell’imprenditoria italiana, transatlantica o mediorientale sia sempre disastrosa.
Mi ricordo che seguì la gara contro il Siviglia dalla gita di quarta a Praga. Che ricordi!
Era penso la seconda stagione del Parma che seguivo. Da ragazzino vedere questa quasi impresa è stato fantastico e la conclusione dello spareggio di Bologna ancora meglio.
Grazie per aver rinfrescato la memoria su questa bella storia