TATTICA-MENTE, di Patrick Fava / NON E’ STATO SOLO UN PROBLEMA DI TESTA: NON SI E’ RIUSCITI AD ADATTARSI IN TEMPO AD ADATTARSI A CIO’ CHE STAVA ACCADENDO IN CAMPO

(Patrick Fava) – Un pareggio, quello interno per 2-2 con l’Udinese, che sa di amaro in bocca per il Parma di Roberto d’Aversa: una gara, nella quale i Crociati sembravano in pieno controllo fino all’intervallo, ma le partite durano 90′ e una minima disattenzione, in questa categoria, la paghi a caro prezzo. I ducali hanno approcciato bene la gara, partendo ancora una volta con il sistema di gioco tanto caro all’allenatore abruzzese quel 4-3-3 che tante soddisfazioni gli ha dato nelle 4 stagioni fin qui disputate. I friulani, invece, rispondono con il consueto e collaudato 3-5-2 / 3-5-1-1. Il Parma parte forte e va in vantaggio con Cornelius, sfruttando un cross delizioso di Pezzella, con il centravanti danese abile a vincere il duello aereo con Kevin Bonifazi e a depositare alle spalle dell’incolpevole Musso per l’atteso suo primo gol stagionale. Il tema tattico della gara è molto chiaro: l’Udinese cerca di fare la partita, ma almeno nella prima frazione non sembra avere chiaro come mettere in crisi la fase difendente dei padroni di casa. I Crociati, in fase di non possesso, si schieravano con il 4-3-2-1, con Mihaila e Karamoh stretti e Cornelius su Arslan, il play basso di centrocampo avversario. Il principio, in fase di non possesso, era quello di togliere giocate centrali e dirottare la manovra sugli esterni, con i friulani che, nella prima parte, non sono riusciti a sfruttare la potenziale superiorità numerica sull’esterno che avrebbe coinvolto il terzo centrale, il quinto, e la mezzala di parte; in particolare, si sono notati degli smarcamenti, da parte degli interni avversari poco funzionali al contesto di gioco: De Paul e Wallace (mezzali) rimanevano in posizione centrale, occupando spazi intasati da maglie avversarie con la conseguenza di essere poco pericolosi nella loro metà campo. I nostri, fino a che la condizione fisica lo ha permesso, riuscivano sia con Mihaila che con Karamoh, a chiudere gli spazi centrali e allo stesso tempo contrastare l’avanzamento dei braccetti/terzi di difesa, rendendo asfittica la manovra friulana. I Crociati, oltre a difendersi con ordine, riuscivano anche a recuperare palla anticipando spesso e volentieri sia Llorente che Pereyra e sfruttando il mal posizionamento della difesa, in particolare dei braccetti, riuscivano a ripartire in campo aperto come nell’azione che ha portato al raddoppio con uno scatenato Mihaila steso da Rodrigo Becao, con conseguente calcio di rigore trasformato da Kucka. Un Parma perfetto nella prima frazione che sfiora il terzo gol, ancora con Mihaila, che con un taglio in mezzo tra Rodrigo Becao e Nuyntick, a seguito dell’ennesima transizione, lascia partire un diagonale sul quale Musso compie un intervento prodigioso. Il Parma più bello della stagione non lascia scampo ai friulani nel primo tempo, in cui ha anche da recriminare per un presunto fallo da rigore commesso ai danni di Karamoh che il direttore di gara non ha deciso di sanzionare.
Nella ripresa Gotti fa entrare Molina e Nestorovski per Rodrigo Becao e Wallace: Stryger Larsen passa nella posizione di Rodrigo Becao come braccetto di destra, Molina va ad occupare la posizione di tutta-fascia di destra, Pereyra si riaccomoda a centrocampo sulla stessa linea di De Paul, e Llorente, poi sostituito da Okaka, viene affiancato dall’ex Palermo Nestorovsky. I friulani, quindi, si ripropongono con la stessa disposizione, ma cambiando gli interpreti, con compiti e funzioni differenti, assegnati ad alcuni elementi. La partita cambia completamente: l’Udinese riesce a sfruttare meglio gli spazi in ampiezza e grazie alla posizione di Stryger Larsen come braccetto riesce a risalire velocemente il campo, le mezzali ed in particolare De Paul, sulla destra anch’esso, va a sovraccaricare la corsia esterna insieme all’ottimo Molina. Risultato? Il Parma si ritrova facilmente in inferiorità numerica in fascia con Hernani preso in mezzo tra Stryger Larsen e De Paul e con Pezzella, pure in difficoltà nella gestione sia di Molina che dello stesso De Paul: troppo facile per l’Udinese riuscire a creare il 3>2 laterale. La posizione stretta di Mihaila e Karamoh non era più congeniale e così facendo il Parma ha perso metri consentendo ai Friulani di risalire il campo con troppa facilità. Il gol del 2-1 era nell’aria: i Crociati non riuscivano a coprire l’ampiezza del campo con le giuste tempistiche e sui cross e traversoni provenienti dall’esterno la fisicità e la freschezza di Okaka ha permesso all’Udinese di creare apprensione nella retroguardia di casa che avrebbe potuto subire il pareggio anche prima del gol preso su calcio piazzato di Nuintyck.
C’è da dire che D’Aversa aveva annusato il pericolo forse con un pizzico di ritardo: la disposizione con i tre centrali e con i tutta-fascia avrebbe permesso di stare più alti e al tempo stesso di avere una superiorità numerica dentro l’area nel momento in cui avremmo potuto subire un cross o un traversone. Parlare di aspetti positivi in una partita nella quale si stava vincendo tranquillamente nella prima frazione, con un doppio vantaggio più che meritato, per poi esser ripigliati, sembra paradossale, ma in effetti si è visto un Parma più compatto e più ordinato in fase di non possesso e pratico in fase di possesso. Un Parma in perfetto stile D’Aversiano che predilige difendersi negli ultimi 35 metri con un blocco 4+3 molto stretto in senso orizzontale e compresso in verticale, con tre riferimenti offensivi pronti a transare velocemente con Mihaila autore di una primo tempo fantastico. Da notare, però, anche gli aspetti negativi: i Crociati non sono riusciti ad adattarsi in tempo a ciò che stava succedendo sul terreno di gioco. Il Parma, nella ripresa, ha perso campo troppo velocemente, soffrendo sulle corsie esterne, adottando la soluzione con i tre centrali in ritardo: certo che parlare dopo è sempre troppo facile, e cambiare disposizione iniziale per un tecnico è sempre molto difficile, nonché per i giocatori in campo che vedono cambiare le funzioni e i loro i compiti a partita in corso, ma la sensazione era che da un momento all’altro il Parma avrebbe potuto subire il pareggio e non credo fosse solo per la situazione psicologica che stava attraversando la squadra. Subire il gol del pareggio su palla inattiva, poi, fa ancora più male: le palle inattive sono sempre stata la forza di questa squadra che di punto in bianco sembra averla persa.
Un’altra cosa interessante da approfondire è questo modo di difendere su calcio di punizione laterale: questa linea di 7 giocatori disposta sul limite dell’area di rigore su una punizione a 40 metri dalla porta da difendere porta vantaggi? I gol a seguito di una palla inattiva rappresentano da sempre quasi un terzo dei gol realizzati complessivamente: questo significa che l’incidenza delle palle inattive è molto alta e il Parma in questa classifica è ultimo per gol subiti in serie A in questa stagione. Su punizione laterale dalla trequarti campo c’è la tendenza di alcune squadre, vedi Atalanta e Milan, a difendersi su due linee, rimanendo più bassi e stretti e all’interno dell’area di rigore, ma con il fattore positivo di poter attaccare la palla in avanti, mente facendo una linea unica si corre il rischio di colpire il pallone correndo all’indietro, posizione non particolarmente vantaggiosa per un difensore che deve oltretutto badare all’avversario nelle zone di competenza; l’unica linea, inoltre, non può prescindere da una corretta tempistica di lettura di scappata da parte di tutti i componenti che altrimenti si ritroverebbero a lasciare in gioco determinati avversari che potrebbero colpire con assoluta facilità. Altro elemento negativo dell’unica linea è la cattura della seconda palla, dove gli avversari potrebbero godere di una certa libertà al limite dell’area per poter concludere. Dopo tutti questi elementi è lecito chiedersi se sia davvero vantaggioso difendere con una linea sola? D’Aversa attuerà una proposta differente? Staremo a vedere: nel frattempo il Parma ha dimostrato di essere vivo e questo è comunque un fattore molto positivo sperando che già nella prossima gara si possa portare a casa i tre punti. Forza Parma! Patrick Fava

Patrick Fava

Patrick Fava, 37 anni, di professione impiegato ed allenatore di calcio (UEFA B) come hobby, attualmente è in forza al Fiorano (Campionato di Promozione Girone C. Appassionato di match-analysis e di tattica calcistica è sempre pronto a studiare i principi di gioco dei grandi allenatori italiani ed europei, ma soprattutto è un grande tifoso del Parma

2 pensieri riguardo “TATTICA-MENTE, di Patrick Fava / NON E’ STATO SOLO UN PROBLEMA DI TESTA: NON SI E’ RIUSCITI AD ADATTARSI IN TEMPO AD ADATTARSI A CIO’ CHE STAVA ACCADENDO IN CAMPO

  • 23 Febbraio 2021 in 18:06
    Permalink

    Anche quando andavamo bene D’Aversa era lento ad adattarsi ai cambi di modulo avversari. Ci salvava solo l’ottima difesa.

  • 25 Febbraio 2021 in 20:43
    Permalink

    Una domanda per l’ottimo Patrick Fava : per attuare il sistema a 2 linee di Atalanta e Milan, che caratteristiche devono avere i giocatori ? Cerco di spiegarmi meglio : sia Milan che Atalanta hanno giocatori che hanno sia struttura fisica che una certa rapidità, mentre nella nostra rosa sono pochi i giocatori che hanno scatto nel breve. Vorrei capire se sia una soluzione realmente funzionale per noi.

I commenti sono chiusi.