CARMINA PARMA di Luca Savarese / FAR WEST FRANCHI: PRIMA LA VIOLA, POI CROCIATI BUM BUM E INFINE L’AUTOGOL DI IACOPONI
(Luca Savarese) – Ieri sera i Maneskin hanno vinto all’ultima curva il Festival di San Remo col brano Zitti e buoni. No, il Parma a Firenze non sta né zitto né buono: prende un gol, ne fa uno, ne prende un altro, ne fa un altro ed un altro ancora e poi ne incassa uno, nel modo più rocambolesco possibile. Per restare in termini musicali: no, il Parma non porta nessun bacione a Firenze, come quello che cantò, nel 1938, uno dei primi cantautori italiani, Odoardo Spadaro. Torna nel ducato con quella sensazione strana e così duplice: da una parte la consapevolezza di aver trovato la forza di reagire già dentro l’apnea del baratro, dall’altra, la frustrazione per aver fatto scivolare subito via quella forza, ripiombata, assieme al tocco maldestro di Iacoponi, nella porta di Sepe. I compilatori di tabelle salvezza, vedevano nella gara del Franchi un probabile successo e, fino a tre minuti dalla fine, stava maturando. Non che il Parma dominasse in lungo e in largo dall’inizio alla fine, ma nel tramonto della gara, sembrava aver trovato e poi sprigionare una improvvisa wille zum leben, una volontà di vita, che non ti aspetti. Dal pari del corazziere Kurtic, al vantaggio di Mihaila, prontamente servito da un passaggio illuminante di Inglese, in quei focosi minuti finali, ecco fulmineo il Parma del primo mandato di Roberto D’Aversa: cazzuto, capace di ribaltare le situazioni, di segnare, di sovvertire i pronostici. Ma, questa similitudine, è durata il battito di una ciglia, il tempo di un raggio di sole, poi subito adombrato. L’autogol di Iacoponi, anche lui ridimensionatosi nel valore rispetto ai suoi standard abituali, goffo nello stile e quasi a fare il verso ai Comunardo Niccolai ed ai Riccardo Ferri di turno, fotografava invece questo Parma del D’Aversa 2.0 con un tessuto nervoso più bagnato di una pagina di carta velina graffiata dall’acqua, che appena fa una cosa buona, subito gliene capitano mille cattive. Così i cinque minuti di una possibile rivoluzione diventano forse i primi minuti di una probabile rassegnazione. I muscoli e la tecnica, ah come dipendono sempre dalla signoria della testa… Luca Savarese
Dispiace per Iacoponi, che proprio 4 anni fa a Firenze visse una grande gioia, ma alla fine si è rivelato per quello che è: non uno da A. Fino a che giocava in una macchina perfetta tutto ok, ma poi no.