TATTICA-MENTE, di Patrick Fava / IL PARMA NON E’ RIUSCITO A RIORGANIZZARSI IN TEMPO DOPO LE MOSSE DI BALLARDINI ALL’INTERVALLO. CON 4 PUNTI DA RECUPERARE IN 10 GARE TUTTO E’ ANCORA POSSIBILE
(Patrick Fava) – Il Parma di D’Aversa, nell’anticipo di Venerdì sera al Tardini con il Genoa, nonostante una buona prima frazione, cade nella ripresa, sotto i colpi del giovane Scamacca: una sconfitta che lascia l’amaro in bocca per come è maturata e che, in virtù dei risultati ottenuti dalle altre compagini in quest’ultima giornata, lascia i Crociati al penultimo posto in classifica a 4 punti dalla quart’ultima, posizione occupata in questo momento dal Torino, il quale, deve recuperare, però, ancora la gara in trasferta con la Lazio. Spezia e soprattutto il Benevento, quest’ultimo prossimo avversario dei Crociati e vittorioso, incredibilmente!, all’Allianz Stadium di Torino, si sono allontanate dalla terz’ultima, stazionandosi a 29 punti, a +7 dalla zona retrocessione: tutto ciò, ci porta a dire che nelle ultime 10 partite che mancano da qui alla fine i nostri non potranno davvero più sbagliare nulla, augurandoci che anche la buona sorte passi sulla via Emilia, perché, anche in questa gara, tutto si può dire tranne che il Parma sia stato fortunato.
Il Parma di D’Aversa si schiera con il consueto 4-3-3 di partenza, con il rientro di Kucka nei tre di centrocampo al posto di Hernani e Karamoh preferito a Mihaila a formare il tridente con Man e Pellè. Il Genoa si schiera con il classico 3-5-2 con Shomurodov ad affiancare destro in avanti. Il Parma costruisce con un 3+1 o un 3+2 ad inizio azione, creando una superiorità numerica ed attirando in avanti il pressing dei grifoni, in particolare Strootman veniva attirato da Conti e la posizione bassa di Brugman attirava fuori Badelj. Il Genoa, quindi, svuotava il centro del campo, zona presidiata ottimamente dai Crociati che, nella prima frazione, hanno creato i presupposti per poter andare al riposo anche sul doppio vantaggio, ma per imprecisione nell’ultimo passaggio o nella finalizzazione non sono riusciti a concretizzare la grande mole di gioco prodotta.
Nelle slide sopra è evidente l’occupazione della zona di rifinitura da parte dei Crociati, per un sistema di gioco che tramuta da un 4-3-3 di base ad un 3-1-5-1 / 3-2-4-1 in fase di possesso. In particolare gli uomini di D’Aversa si sono contraddistinti per i numerosi attacchi diretti con Pellè, abile a tenere palla e a dialogare con i compagni a supporto, con Radovanovic in netta difficoltà nei duelli aerei con lui.
L’azione del gol segnato dai Crociati è la fotografia perfetta che rispecchia la strategia del primo tempo: tutto nasce da un lancio di Sepe alla ricerca di Pellè che riesce a trasmettere ai compagni a sostegno; il susseguirsi dell’azione porta al lancio di Pezzella in area di rigore, sulla testa di Kucka che, approfittando della posizione errata di Cyborra, anticipa Criscito e offre l’assist per Pellè, il quale dopo uno splendido stop di petto, finalizza con una rovesciata da applausi.
Un primo tempo in assoluto controllo da parte dei Crociati che hanno fatto prevalere la supremazia sotto tutti i punti di vista: ottima la fase di non possesso da parte dei tre attaccanti gialloblù, bravi a chiudere gli spazi centrali, ad occuparsi dei tre centrali difensivi e soprattutto abili negli angoli di pressione, per schermare il play basso Badelj, quest’ultimo inizialmente libero da opposizione, in base alla contrapposizione statica dei sistemi di gioco.
I grifoni sono apparsi poco presenti, sia mentalmente che dal punto di vista del gioco, in particolare gli uomini di Ballardini hanno dato la sensazione di sfruttare poco i quinti Cyborra e Zappacosta, e di avere troppa staticità sia nel tandem d’attacco, ma anche nella zona mediana: insomma tutto lasciava presagire ad un secondo tempo di ordinaria amministrazione per i gialloblù, i quali, invece, hanno dovuto vedersela con il ritorno dei rossoblù.
L’ingresso di Scamacca per un evanescente Shomorudov, e la posizione ibrida di Strootman, mediano in fase di possesso e in controllo su Kucka in fase di non possesso, quasi a trasformarsi in un quinto di sinistra, hanno dato nuova linfa ai grifoni, i quali, nella seconda frazione di gioco, sono riusciti a comprimere meglio gli spazi tra le linee, ma soprattutto a togliere riferimenti ai Crociati che non sono più riusciti a risalire il campo in maniera pulita come nella prima frazione: i lanci verso Pellè sono diventati meno precisi e la buona occupazione degli spazi intermedi, ha permesso ai rossoblù di contrapporsi meglio agli uomini di D’Aversa. Il pareggio del tutto casuale è, però, frutto di una serie di errori da parte della difesa di casa: Conti non riesce a dare pressione a sufficienza per limitare il cross da sinistra, Pezzella lascia sfilare la palla in una situazione nella quale avrebbe dovuto attaccarla, Bani sul quale Scamacca probabilmente fa fallo, non sanzionato dall’arbitro Doveri, ostacola Osorio che non riesce ad intervenire sul centravanti grifone.
L’1-1 va stretto al Parma che prova una reazione d’orgoglio più che di qualità che porta al tiro Brugman, dopo un bell’inserimento di Kurtic sulla fascia sinistra, ma l’ottima risposta di Perin dice no al destro del play uruguaiano, e pochi minuti più tardi una bella combinazione tra le due punte (la classica giocata della coppia di attaccanti di Ventura prima e di Conte poi), Pjaca-Scamacca, porta al vantaggio dei Grifoni, con un gol di pregevole fattura dell’attaccante della Nazionale Under 21, un destro dai 25 metri sul quale Sepe non riesce ad arrivare.
Un gol che ancora una volta rispecchia la difficoltà della squadra di D’Aversa nella zona centrale della difesa, con Osorio che tenta l’anticipo poi, girandosi dalla parte sbagliata, perde di vista per un attimo la palla, lasciando Bani in inferiorità numerica, non potendo uscire prontamente su Scamacca che aveva proseguito la corsa sotto il compagno Pjaca.
L’ennesimo errore difensivo di una stagione sfortunata, punisce i Crociati oltre i propri demeriti: la squadra di D’Aversa, ai punti, avrebbe meritato il successo. Un grandissimo primo tempo non è bastato, così come non è sufficiente fare tirare solo due volte gli avversari verso lo specchio della porta, perché la percentuale realizzativa del Genoa è stata del 100%. Le partite durano 90′ e probabilmente, stavolta, anche la bravura del tecnico avversario nel leggere la partita e nel capire quali uomini avrebbero potuto mettere in difficoltà i gialloblù, ha fatto la differenza: ciò non toglie nulla alla prestazione dei gialloblù che sono stati superiori per tutto il primo tempo. Nella ripresa qualcosa è cambiato dal punto di vista della manovra, il Parma non è riuscito a riorganizzarsi in tempo alle mosse di Ballardini all’intervallo e così i Crociati non sono più riusciti a trovare una soluzione efficace per manipolare gli spazi e a muovere il castello difensivo genoano che, pur essendo stato graziato da Kucka ad inizio ripresa e un paio di situazioni nella quale i nostri avrebbero potuto finalizzare meglio, non hanno corso pericoli effettivi come nella prima frazione portando a casa una vittoria cruciale ai fini del raggiungimento dell’obiettivo salvezza. Per il Parma, viceversa, una sconfitta che sa di amaro, ma con 4 punti da recuperare in 10 partite tutto è ancora possibile: da qualche parte il vento tornerà a girare anche sulla via Emilia. Forza Parma! Patrick Fava
Spezia, Udinese, Fiorentina, Inter, Genoa un solo filo comune: ci sottovalutano, scendono svogliati in campo, regalando un tempo, ma poi basta rientrare con un minimo di presenza, voglia e ci infilano con un grissino, con il minimo sforzo.
Con tutti i punti che stiamo perdendo molto spesso in maniera immeritata prima o poi girerà, no?
Si ma quando? A Settembre sarebbe un po’ tardino…
L’analisi è corretta, peccato che non è stata fatta in tempo reale sul campo dal tecnico.
E’ evidente che sul piano tattico, Ballardini si è mangiato D’Aversa nel secondo tempo e non sono state trovate le giuste mosse per contrastare il grifone.
Ma purtroppo è altrettanto vero che la nostra squadra è un malato cronico allo stadio terminale per cui qualsiasi somministrazione farmaceutica, seppure produce miglioramenti su uno specifico organo, subito crea altri problemi in altri organi, con l’effetto che il paziente, nel suo insieme, risulta sempre gravemente debilitato.
E’ evidente che possiamo discutere degli errori tecnici sui due gol presi, che solamente in parte possono essere figli dei cambiamenti tattici del Genoa del secondo tempo, ma quello che a me appare più grave è che la squadra nel secondo tempo non aveva la stessa cattiveria del primo.
Via via, sono calati mentalmente tutti i reparti con il risultato che la squadra vista con la Roma e nel primo tempo con il Genoa, non esisteva più in campo.
E’ come se mentalmente, una volta in vantaggio, si volesse fermare il tempo anzichè continuare a combattere e puntualmente gli avversari ti puniscono.
A mio avviso gli errori nascono tutti da questo atteggiamento mentale che può essere sintetizzato in una mancanza generale di CATTIVERIA.
Siamo troppo molli, sia in difesa, sia in attacco.
Abbiamo evidenziato gli errori difensivi di Conti, Pezzella e Bani, ma altrettanto gravi sono quelli sottoporta di Man e Karamoh come l’atteggiamento poco concreto di Zirkzee e Mihaila da subentrati.
E’ interessante sottolineare anche la gestione degli ultimi minuto della gara, dove si è continuato a giocare dal basso con retroppassaggi continui al portiere, anzichè tentare continue verticalizzazioni a cercare una spizzata, un fallo, una deviazione, un errore dell’avversario.
Questa squadra non ha l’equilibrio per dettare legge sull’avversario nel 90 minuti e nemmeno la giusta malizia per recuperare alla sorte avversa.
La matematica ancora non ci condanna, ma gli elementi fattuali ci dicono che siamo ormai retrocessi da molto tempo e non c’è da aspettarsi molto per le prossime gare.
Probabilmente già la partita con il Benevento, squadra semplice ma solida, segnerà la fine dei giochi.