A TU PER TU CON MARIO BORTOLAZZI: “IL PARMA PUO’ ANCORA DIRE LA SUA. UN PLAUSO AL LAVORO DI PIOLI”

INTERVISTA DI LUCA SAVARESE

Inizio anni 80, il tuo quasi omonimo nel cognome, Roberto Bortoluzzi, conduceva Tutto il calcio minuto per minuto e Mario Bortolazzi, iniziava il mestier di calciatore nel Tebaldi Verona?

Iniziai lì, era un gruppo sportivo molto solido, che mi diede i fondamentali per diventare calciatore”.

Dunque ecco Mantova e Firenze, città di Virigilio e Dante, dove inizi a farti le ossa?

A Mantova, dove sono rimasto tre anni mezzo, dai 14 ai 17 mi trovai bene, fu una base di lancio importante, conobbi persone che mi hanno voluto bene, accogliendomi così giovane. A Firenze, giocai la prima volta in una squadra professionistica di A, dove ho fatto l’esordio in A (a Catanzaro, nda) e potevo conoscere ed ammirare gente come Antognoni, un grandissimo giocatore ed una persona di spessore, Paolino Pulici, a fine carriera ma le qualità erano quelle, Lele Oriali, Passarella, Daniel Bertoni, Socrates, per me ragazzo di vent’anni, fu un sogno essere a contatto con questi campioni che solo un anno prima, vedevo in tv”.

Nel 1985 arriva la chiamata del Milan, come avvenne il primo contatto con la società rossonera?

Guarda, non ci crederai, ma avvenne in un modo particolarissimo. Avevo finito bene l’anno a Firenze, allora allenata dal grande uomo Ferruccio Valcareggi, che mi fece giocare con continuità, mi stimava, avevo giocato diverse partite, feci bene in Coppa Italia. Pensavo quindi di rimanere lì. Ero in vacanza al mare con Marco Landucci e le nostre rispettive fidanzate, poi sentii alla radio come ultima notizia dell’ultimo giorno di calciomercato che Battistini passava dal Milan alla Fiorentina e Bortolazzi faceva il percorso inverso, passando dalla Fiorentina al Milan. Rimasi come basito, spiazzato, di questa cosa non ne ero minimamente al corrente, a Firenze stavo benone, avevo legato con tutti, con la società, con la piazza, poi, mi ero appena fidanzato, ero un po’ spiazzato, anche un tantino amareggiato di lasciare quell’ambiente”.

Racimoli qualche presenza, conosci due colossi come Niels Liedholm e Paolo Rossi e fai di nuovo le valigie, in questa circostanza alla volta di Parma?

Si fui allenato dal barone, c’era Pablito appena arrivato, Hatley e Wilkins erano i due stranieri,ma c’erano fior fiori di giocatori come Agostino Di Bartolemei, anche Baresi, Virdis, Tassotti, ottimi ma non ancora quei campioni che si affermarono poi. Con Tassotti andavamo al campo assieme. Con Chicco Evani abitavamo vicini, lui a Gallarate io a Cardano al Campo ed alla sera ci trovavamo spesso a mangiare, all’epoca non era come adesso, niente cellulari e whatsAapp, e per dei ragazzi di vent’anni era un pochino più difficile stare lontano da casa, ma ci aiutammo molto. Allora torno un attimo su Paolo Rossi, lui era un giocatore che mi piaceva un sacco quando ero ragazzino e fui stupito che le doti che apprezzavo di lui, me le ritrovai, tutte, davanti a me, nella sua persona, davvero fatta di una semplicità disarmante, spesso con lui giocavamo a carte”.

34 partite in campionato 7 gol ma un gol in Coppa Italia, incastonato come perla preziosa: 25 febbraio 1987, alla scala del calcio, dopo averlo Parma batte ed elimina il Milan 1 a 0, grazie ad una punizione di Mario Bortolazzi?

Sacchi mi ebbe nella primavera della Fiorentina, ed accettai il trasferimento molto volentieri, era una possibilità di rilancio, ero già abituato alle metodologie del mister. Lui mi chiamò dicendomi che era contentissimo di portarmi a Parma ed avermi a sua disposizione. Feci quei 7 gol, fu una stagione strana, facemmo bene all’andata ma per due sconfitte nel ritorno contro Pescara e Cesena che poi furono promosse, non riuscimmo poi ad arrivare in A,io mi feci male alla caviglia, si la Coppa Italia rimane il magic moment di quell’annata, feci quattro gol lì, battemmo il Milan due volte, e quella punizione me la ricordo benissimo, fu uno schema provato e riprovato con mister Sacchi in allenamento, curiosità vuole che provai la partita dopo in campionato contro il Campobasso a ribatterla ma presi il palo, Arrigo voleva farci provare meticolosamente le situazioni di gioco”.

Insomma il Parma di Sacchi, accademia, prove generali per l’università di Sacchi, il Milan, dove Arrigo ti porta con sé?

Si Parma per me fu una tappa davvero importante, una città dove mi son trovato bene e la gente mi voleva bene, è una parte della mia carriera che serbo con molto piacere, non la posso dimenticare, la ricordo con affetto. Avendolo avuto mister Sacchi a Firenze nella Primavera, poi a Parma, ero un studente già avviato alle sue lezioni, al Milan lo capivo meglio di altri che ne conoscevano il suo pensiero per la prima volta”.

Ci sei anche tu nel Milan degli immortali che nel 1988 con l’1 a 1 a Como, al Sinigaglia, conquista il suo 11 scudetto?

Cominciammo la stagione col Milan dove all’inizio Sacchi portò le stesse idee di gioco di quel Parma, non fu facile per gli altri ignari di quel calcio, assimilarlo, poi si sono accorti che le sue nuove idee calcistiche portavano frutti, fu bello vedere gente come Baresi, Tassotti, Maldini, Ancelotti, arrivarono Gullit e Van Basten, riuscirono a mettersi a disposizioni, ad essere fertili per queste nuove metodologie, Berlsconi e Galliani lo sostennero fino alla fine ed ebbero ragione di questa loro convinzione”.

C’è una parola o una rase di Arrigo che ti sei sempre portato con te come vademecum lungo la tua carriera?

Una frase no, ma quello che mi sorprendeva di lui è che aveva un sacco di idee e come riuscii a farle applicare anche a giocatori che erano già affermati, che lo seguirono maniacalmente, fu un grande innovatore, ero giovane, quei concetti mi sembrarono strani sulle prime, ma oggi che li rielaboro, ne capisco pienamente la portata, magari poteva risultare un po’ duro ma fu un genio”

Tornando invece al Parma, evidentemente porti fortuna al Davide crociato contro il Golia rossonero: l’ultimo successo crociato contro il Milan al Tardini è del 2013, con gol su punizione, ancora una punizione, di Parolo, quando tu eri nello staff degli emiliani come vice Donadoni?

Si con Marco mi ricordo ci allenavamo molto sulle punizioni, trovò quel gol anche se dopo nel proseguo della sua carriera non ha fatto tanti altri gol su punizione…comunque si, da una punizione ad una punizione”.

Oggi come vedi le due formazioni: il Parma sta pagando oltre misura l’iniziale cambio di allenatore, la squadra non ha mai trovato la continuità dei risultati, ma per sua fortuna le dirette concorrenti non sembrano aver messo la quinta

Se andiamo ad analizzare il cammino da quando è tornato D’Aversa, ha perso punti importanti, stava vincendo un paio di partite e si è fatto rimontare, ha perso diversi punti così ed avrebbe potuto essere davanti al Toro in questo momento. E’ girato tutto storto ma ultimamente ho visto ed ha dato segnali di ripresa, poi mancano ancora 9 giornate, cioè ci sono 27 punti in palio, un tesoretto, e visto il divario di pochi punti con Toro e Cagliari, se la può ancora giocare”.

Il Milan, forse dopo la sconfitta di La Spezia, sembra aver un po’ smarrito il piglio giusto, certo ha dovuto far fronte a numerose assenze, ma di fatto ha buttato via molti punti, anche in casa contro Samp, Udinese, Verona.

Si è vero che c’è stato un calo, cosa per altro fisiologica, ma va fatto davvero un plauso al lavoro svolto da Stefano, per i risultati raccolti, per la sua caparbietà,per la sua conoscenza, ha messo insieme e fatto giocare un buon calcio ad un gruppo di giocatori non così famosi, Ibra a parte,che ha dato alla squadra una sicurezza ed una forza interiore enormi, ultimamente sta avendo qualche battuta d’arresto, ma è normale che possa essere, in Champions, al di là delle inseguitrici che lo tallonano, credo possa andarci tranquillamente”.

Ma se sabato alle 18 Mario Bortolazzi potesse riscendere in campo, con che maglia la rigiocherebbe Parma – Milan?

Un tempo con una ed uno con l’altra”.

La chiacchierata finisce, i ricordi, continuano a viaggiare, poi scendono anche loro da questo treno: Parma – Milan del presente, incombe. Luca Savarese