CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / PARMA RIALZATI E CAMMINA. ANZI, CORRI!
(Gianni Barone) – La vetta è sempre più lontana, la scalata diventa difficoltosa, le intemperie rischiano di far diventare l’impresa sempre più impossibile. Al Parma, novello Lazzaro, servirebbe un miracolo, ma non un miracolo qualsiasi, perché come diceva Massimo Troisi, in uno dei suoi film migliori (“Ricomincio da tre”), ci sono miracoli e Miracooliii! Non basta crederci solamente serve cativeria, allo stato puro, come sostenuto nel pre-partita dal sempre più stizzito e allergico, per non dire di peggio, alle critiche, anche quelle più scontate e più leggere, D’Aversa, che ormai non sa più a cosa attaccarsi per riuscire a far camminare o meglio a far correre la sua squadra, sempre più sulle gambe, sempre più vittima di se stessa e della propria incapacità di reagire a sufficienza e di ribellarsi all’ineluttabilità degli eventi avversi. Anche ieri sera gara giocata con convinzione a metà, primo tempo un po’ molle e floscio (manco barzotto), ripresa in crescendo con poco «cosmo», inteso come ordine, compiutezza e determinatezza , e molto «caos»: una specie di profonda e tenebrosa voragine, nella cui assoluta indeterminatezza e nel cui totale disordine tutto si considera presente anche se nulla è distinguibile. Cosmo e caos, che si contrappongono e si confondono, dopo una gara in cui si poteva anche pareggiare, ma non vincere, perché la trasformazione del caos in cosmo è risultata difficile, vana, quasi impossibile, al pari del miracolo invocato all’inizio: una sorta di generazione
di un mondo e di un modo ordinato in cui ogni elemento abbia una propria dimensione e una propria funzione precisa. Qualcosa, ogni volta, sfugge, non viene afferrata (afferreta, alla Banfi), e non viene affermata con forza: c’è sempre un aprirsi, uno spalancare fenditure che allontano sempre più l’obiettivo e l’orizzonte di una vittoria che tarda sempre più a materializzarsi. Inutile appellarsi alla fortuna o alla sfortuna: non è questione di uomini, di tattiche, moduli, sistemi o di modi di costruire il proprio gioco o di distruggere quello altrui. O meglio non lo è più. Il tempo rischia di scadere e di far scadere ogni sogno di gloria o di ripresa. Appellarsi al miracolo chiamato aritmetica non sappiamo quanto possa servire ad illudere gli ottimisti del «tanto nel calcio tutto è possibile», e per «fortuna che nel calcio nulla è scontato». Ma arrivati a questo punto,
critiche fondate o meno, accettate o meno, non ci restituiscono il vero volto di una dura realtà da accettare prima o poi. Il mito del calcio che costruisce possessi più o meno virtuosi rischia di farci uscire, per sempre, di strada, fuori dalla strada che conduce ad una salvezza, distante sette punti (per via del successo del Torino ad Udine), che potrebbero anche diventare dieci (i granata hanno un match da recuperare) prima che esista la possibilità di sovvertire il tutto con scontri diretti che alla luce dei fatti e delle ultime prestazioni potrebbero anche non bastare, sempre ammesso che si riescano a vincere. Non servono neanche le «incazzature» della vigilia dovute a suscettibilità e a incapacità di metabolizzare avversità, giudizi, consigli e critiche sempre meno gradite. Il gioco ragionato, come suggerito dal commentatore tecnico di Sky, Luca Marchegiani, sembra non essere l’arma migliore e più funzionale per un Parma, che con un Gervinho incapace di mettere in mostra le qualità migliori in velocità, è sempre più orfano del contropiede che in
passato aveva garantito punti, vittorie, e posizioni tranquille in classifica. Di tranquillo e certo, ora, rimane poco, aldilà delle manifestazioni di ottimismo ormai facoltà di un universo di persone che si va assottigliando sempre più. Occorre crederci, qualcuno, poco convinto, sussurra intorno a noi: ma credere a cosa? Ai miracoli come quello di Lazzaro che su sollecitazione divina si era alzato e aveva ripreso a camminare. Ma come diceva Troisi, nella finzione scenica, al padre, che privo di una mano sperava nel miracolo di poter riavere l’arto rifacendosi al miracolo di Gesù «Lazzaro però i teneva i gambe» (in slang partenopeo), nello stesso modo siamo sicuri che il Parma tiene gambe, testa e anima per farcela per lo meno a sperare? Gianni Barone
Ormai siamo alla richiesta di miracolo fatta direttamente a Dio. A posto!
gh mel che alla frutta Barone ,chicsì a seme bele al nocino,pagot ti o feme alla romana ? po dopa at porti a ca mi parche’ second mi at si imbarieg cme n’oche ,lasema perdor cletor cal se rangia da lu al se compra tutti i taxi ed perma in t’un pic