CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / UNA STORIA ANCORA POSSIBILE: LA DISTRUZIONE DAL BASSO
(Gianni Barone) – “Altro che costruzione dal basso, la nostra è la distruzione dal basso”, così parlò Serse Zarathustra Cosmi, con il suo Crotone, ereditato da poco dal “costruttore” (dal basso) Stroppa, esonerato, ahilui, che dopo aver segnato tre goal al Napoli, esce sconfitto e giace nel fondale basso della classifica, più che mai, piangente (Atene) dietro ad un Parma (Sparta), che certo “non ride”, ormai da tanto, troppo tempo. Destini paralleli quelli del Crotone e del Parma, da inizio di torneo ad oggi? Potrebbe, visto che entrambe, sposando le filosofie “avanguardiste” dei loro tecnici iniziali, Stroppa, appunto, per il calabri, e Liverani per i Crociati, avevano pensato di credere in una “storia ancora possibile”, quella della costruzione del gioco dal basso, per poi, in seguito a risultati striminziti alquanto, effettuare una virata verso lidi differenti ricorrendo ai più “pragmatici” tecnici D’Aversa e Cosmi, al momento, non ancora capaci di produrre effetti taumaturgici per le formazioni da loro rilevate. Il buon Serse, tecnico di spessore, e uomo di equilibrio (da lui stesso smentito) non si sottrae al dialogo intorno ai massimi sistemi di gioco e, su sollecitazioni giornalistiche da studio, non rincorre la tendenza del momento, in una situazione che è cambiata, in seguito al mutare delle regole, che ha ingolosito tanti allenatori, tra i quali anche il suo predecessore, e con estrema franchezza, parla di uscite sbagliate in fase di palleggio arretrato che costano carissimo in termini di punti persi. Lui vittima di vera e propria “distruzione dal basso”, perché con un attaccante come Simi, autore di molti
goal, alto uno e novantadue, raggiungibile da lanci lunghi meno rischiosi, non ci sta a giocare palla dal basso con i suoi difensori, nella fattispecie Golemic e Luperto, non propriamente “fini dicitori” del palleggio. Per il suo Crotone, anche se con sfumature, non propriamente identiche, vale lo stesso discorso fatto, a proposito dell’ultimo Parma, vittima di sempre continui errori difensivi che vanificano, giornata dopo giornata, quanto di buono costruito in fase di realizzazione. E conferma quanto il mondo del calcio d’oggi sia in balia di banali “incidenti” difensivi, senza che i tecnici in questione riescano a spiegare e spiegarci il perché di tutto ciò. La loro strada passa per questo mondo di contrattempi. Impossibile arrivare, prima della fine, alla verità è al perché di tutti questi episodi di “panne”, intesi come guasti e incidenti, appunto, nella critica e delicata fase difensiva che non
convince. Dal pensiero di Cosmi sulla “costruzione dal basso”, ereditata, suo malgrado, che diventa “distruzione”, il mito viene decostruito e smontato, ricostruito e smontato, in una parola viene “post-modernizzato”. E a comunicare il vuoto di questi ideali del post-moderno, resta il terreno della totale interpretabilità e della sola certezza della solitudine di squadre, in fondo alla classifica, in attesa di una verità che tarda a rivelarsi in termini di risultati positivi, più che mai necessari per evitare il baratro. Il caso governa i destini umani, si dirà, l’accurata costruzione, frutto di lavoro, sin che si vuole, di una rete chiusa di passaggi, diventa frutto di eventi fittizi (inutili), se non dannosi, nella trama del romanzo, pardon gioco. Si dimostra di non essere un valido specchio del reale e di essere una costruzione, intellettuale, soprattutto debole. Non sappiamo se effettivamente ciò che pensa e che ha
espresso Cosmi, sia tutte queste cose, anche perché una banale “panne” non automobilistica, ma calcistica, leggi errori tecnici e non solo, rappresenta quanto un piccolo “incidente” (palla persa banalmente) possa cambiare il corso di un’esistenza sportiva stagionale. Nel mondo moderno, del calcio d’oggi che ingolosisce gli esteti, il gesto di un solo individuo può scatenare conseguenze a catena persino a livello universale (di squadra e di società nel nostro caso), ed a maggior ragione, quindi, il caso, condiziona fortemente le vicende e i destini futuri non di un solo uomo, ma di un intero microcosmo «sportivo» e non solo. Si dirà, alla fine, che la curiosità
di sapere se c’era fallo o no, se c’era fuorigioco o no, o se lo stesso era attivo o passivo, non possa bastare a capire il perché di tutte queste cose che portano alla fine ad un completo «straniamento» dalla dura realtà che continua a far piangere, o meglio a non far sorridere né Sparta e neanche Atene. Forse non lo abbiamo ancora capito. Non vi é più un Dio del pallone, un fato, una giustizia che possa reggere il sospetto che nessuno abbia più ragione di sostenere la propria verità. Gianni Barone
La presentazione del “rendering” come dicono i dottoroni del Nuovo Tardini (di là da venire essendo allo stato di chiacchera) è comunque stata una data storica. Dopo almeno 35 anni è la prima volta che l’ Eterno Leader pipante di Ponte Caprazucca non è presente al tavolo di un: annuncio, inaugurazione, premiazione, taglio del nastro, filmato, incoronazione, nomina, pranzo, buffet, prima, dopo teatro, tavolo, meeting, convegno, etc..
Sarebbe a questo interessante (se ci fosse qualche giornalista degno di tal nome) confrontare questo progetto con quello (se c’era) annunziato in agosto dalla vecchia proprietà (di cui non si è mai visto nulla), per capire anche quali erano le differenti “vision” insite nei progetti (a parte la serie B che è stata una vision comune ai prefabbricati/pastai e ahinoi ai nuovi).
C’è modo e modo di giocare dal basso. E non è il problema principale del Parma in difesa.