GIAN CARLO CECI L’HA VISTA COSI’: “UN FILM GIA’ VISTO, MA CON UN FINALE DIVERSO”
(Gian Carlo Ceci) – Cagliari-Parma: un film già visto, ma con un finale diverso. In questo campionato è più volte avvenuto che la squadra Crociata, in vantaggio di due reti, sia stata rimontata (come con Inter, Milan, Udinese e Spezia) in particolare alla fine della partita o nei minuti di recupero, però non era mai successo che gli avversari ribaltassero il risultato con i ducali in vantaggio di due gol per ben due volte.
Un’inedita “impresa” riuscita in Sardegna a questo Parma che, oltre a consentire agli avversari, per l’undicesima volta, di recuperare, ha “migliorato” anche altri, negativi, record stabiliti in questo campionato, come i punti persi quando i Crociati erano in vantaggio (ora saliti a ventiquattro) e il maggior numero di gol subiti, con palla aerea, fra tutte le squadre di serie A. Evidentemente si è sentita l’assenza del portoghese Bruno Alves, capace di svettare sui palloni alti e di dirigere una retroguardia che, in passato, è stata il punto di forza delle squadre allenate dal molto vincente, però a Parma mai completamente apprezzato, D’Aversa che, in questo suo ritorno, non è riuscito a rendere efficiente la difesa, tanto che risulta fra le più perforate, non solo nel massimo torneo nazionale, ma in Europa.
Proprio aver preferito inserire il giovane Valenti e non il più strutturato portoghese è stato un errore, non l’unico, commesso, a mio parere, allo stadio Sardegna Arena dall’allenatore nato in Germania che, inizialmente, ha scelto non Pellè, ma Cornelius e di affidarsi ancora a uno schieramento che prevedeva Kucka a sinistra a fianco delle punte. Un’impostazione poco convincente in passato, ma che è apparsa indovinata, almeno per quasi tutto il primo tempo, anche perché, dopo il gol segnato al quinto minuto da Pezzella, il Parma ha potuto giocare come il tecnico preferisce, cioè lasciando l’iniziativa agli avversari, rinunciando al possesso palla, difendendo basso, presidiando l’area e ripartendo in contropiede, puntando sul gioco in verticale con rimesse di Sepe e rilanci lunghi a cercare il centravanti danese. Una tattica che ha portato al secondo gol dei Crociati, realizzato da Kucka, liberato al tiro da una spizzata di Cornelius, ma il Parma, più che controllare, ha dovuto subire la pressione dei locali i quali, oltre a praticamente prendere possesso della metà campo ospite, mai hanno smesso di attaccare con continuità, in particolare sulle fasce, e a far spiovere cross in area (ne sono stati contati 18) per il prestante, specialista nei colpi di testa, Pavoletti che, dai e dai, è riuscito a segnare la rete del due a uno.
Nella ripresa D’Aversa, dopo aver visto i rischi corsi dalla sua squadra e la supremazia del Cagliari, obbligato a sostituire l’acciaccato Kucka, ha inserito, con un inusuale atto di coraggio, il giovane attaccante Mihaila e questo cambio, oltre a maggiormente equilibrare l’incontro, ha reso più pericoloso il Parma e alleggerito la pressione del Cagliari. I rossoblù, però, anche dopo che i Crociati sono riusciti a portarsi sul tre a uno (bel gol di Man dopo uno spunto personale) mai hanno mostrato di essersi arresi, anzi sono riusciti ad aumentare progressivamente la pressione, sino praticamente a stabilirsi, nei minuti finali, nella metà campo degli ospiti, favoriti dagli avvicendamenti del loro tecnico che, dopo aver fatta la sostituzione giusta nell’intervallo, evidentemente si è impaurito e ne ha effettuate altre che si sono rivelate, certo col senno di poi, non felici e, in particolare, veramente negativo è stato il cambio di un attaccante, il fino a quel momento attivo e pericoloso Man, con un difensore, Valenti. Con questa mossa il tecnico ha modificato lo schieramento e mandato un preciso segnale ai suoi giocatori: passiamo dal 4-3-3 al 5-3 -2, rinunciamo ad attaccare e pensiamo a difenderci. Esattamente il contrario di quanto ha fatto l’allenatore avversario che al posto di un centrale, Rugani, ha inserito un attaccante, il mancino uruguaiano Pereiro che è risultato decisivo, dopo che il migliore in campo dei locali, Marin, aveva accorciato le distanze. In centottanta secondi, nei supplementari, il sudamericano ha ribaltato il risultato: prima, non adeguatamente ostacolato al limite dell’area da Kurtic e lasciato libero di calciare con il piede preferito, il sinistro, ha realizzato il gol del temporaneo pareggio, poi è riuscito a saltare Valenti e a effettuare dal fondo il cross che ha permesso all’ex Cerri, vanamente ostacolato da un impreparato Busi, di segnare la rete dell’imprevedibile, sino a tre minuti prima, vittoria del Cagliari.
In Sardegna quindi, ancora una volta, sono stati decisivi i colpi di testa che hanno fruttato ai locali la prima rete, realizzata dallo specialista Pavoletti che più volte ha sovrastato Bani, e il quarto decisivo gol segnato dal parmense Cerri. A giustiziare e praticamente affondare le speranze del Parma è stato proprio il giovane di San Secondo (che si è fatto un regalo con un giorno di ritardo: ha compiuto venticinque anni venerdì) calcisticamente nato, allevato e cresciuto nella società allora presieduta da Tommaso Ghirardi e che in serie A ha debuttato con la maglia Crociata. Cerri, dopo il gol, si è lasciato andare a un’esagerata esultanza che molti tifosi locali hanno interpretato come rivolta alla sua ex squadra che in lui non ha mai creduto specie dopo che, passato alla Juventus, la società bianconera l’ha mandato, in prestito, in giro per l’Italia: ma, in effetti, lo sfogo, come mostrano le immagini quando indica l’orecchio, era rivolto ai supporter del Cagliari che lo hanno più volte, pesantemente, contestato. Contestazione che nella nostra città non è ancora emersa, anche perché tanta è l’amarezza per una stagione infelice: più della delusione prevale lo sconforto per sconfitte difficilmente spiegabili, tante prestazioni che lasciano stupiti, sconcertati e perplessi.
Errori dell’allenatore (che certo, da quando è tornato, ha mostrato limiti non sempre emersi in passato) a parte in campo vanno i giocatori e a Cagliari, ed è un ritornello più volte ripetuto, si sono visti singoli poco combattivi e una squadra che non ha carattere, poco determinata e senza una precisa fisionomia: nel finale è apparsa impaurita contro una formazione che ha giocato alla morte con intensità, grande volontà e generosità e mai ha mollato cosa che ben raramente hanno fatto i gialloblù.
Sconfitta amara e beffarda per com’è arrivata e che ricorda quella subita a Cagliari, con gol di Branca al 90’, il 28 aprile 1985 allo stadio Sant’Elia quando chi allora guidava i rossoblù, Renzo Ulivieri (che quindici anni dopo, nel 2000, avrebbe allenato il Parma) si rese protagonista di un clamoroso gesto: fece più volte il “salame” ai tifosi ospiti.
Parma che, dopo una partita con grandi emozioni da non malati di cuore, ha quindi perso, buttato via, l’ennesima occasione (l’ultimo treno?) per sperare di evitare la retrocessione e subito una sconfitta che D’Aversa, in sala stampa, ha definito “indimenticabile”, aggiungendo che la sua squadra ha sempre controllato il gioco (questo, seguendo il confronto in tv, non si è visto: forse dal campo si vede un’altra partita…) e ha concluso pronunciando, per la prima volta, un’attesa, non inedita, frase: “crediamo nella salvezza sino a quando la matematica non ci condannerà”. Gian Carlo Ceci
Si, Alves che entra come contro l’Udinese è proprio decisivo.