PAROLE CROCIATE, di Luca Ampollini / INVERSAMENTE D’AVERSA
(Luca Ampollini) – Non sostengo nulla di straordinariamente sorprendente se dico che il rapporto tra D’Aversa e Parma non sia mai realmente sbocciato. E non mi riferisco solo a questioni strettamente legate al calcio, a idee squisitamente tattiche più o meno condivise, ma al suo carattere, non sempre così decifrato dall’ambiente. Come ho già detto parecchie volte non sono un suo amico: ci sentiamo saltuariamente per questioni legate al calcio, ma non ci frequentiamo. Ciò detto, credo comunque di aver capito alcune sfumature del suo carattere, della sua comunicazione, che poco si addice, a mio avviso, al sovente ambiguo mondo del calcio. Il D’Aversa della conferenza pre Milan era, a parer mio, “incazzato” come un toro: palesava una voglia matta di spiegare i motivi delle recenti, inevitabili esclusioni di Mihaila, sebbene non fosse arrivata alcuna domanda a riguardo da nessun giornalista, a conferma che le parecchie critiche provenienti dall’ambiente non lo hanno
lasciato indifferente. Una voglia matta, apprezzabile, di urlare a gran voce che non è stato “scemo” a non schierarlo, ma obbligato dalle pessime condizioni fisiche dell’attaccante, alienatosi poco e male dopo l’esaltante vittoria contro la Roma. Un altro tecnico, più scafato, ma soprattutto menefreghista e un po’ più “paraculo” si sarebbe fatto scivolare addosso critiche, valutazioni più o meno obiettive e sarebbe andato avanti per la sua strada. E forse, per avere successo in questo mondo, avrebbe dovuto fare così; no, lui no, si è arrabbiato, e non è la prima volta, ha parlato in modo genuino, diretto, lanciando strali del tipo: “Non si ha fiducia nel lavoro dell’allenatore, quando fa una scelta”, mostrandosi sensibile e vulnerabile agli attacchi che provengono dall’esterno. Le conferenze stampa post partita, quando sono curate da giornalisti nazionali poco conoscitori del pianeta Parma, non aiutano indubbiamente a fare reale informazione sulle condizioni dei giocatori, sul perché ha giocato questo o quell’altro, spesso vengono fatte domande generiche che rendono la chiacchierata col Mister nel dopo gara superflua, inutile. Ecco perché, senza alcuna strategia comunicativa, ieri moriva dalla voglia di spiegare i motivi delle sue scelte. E non c’ha pensato due volte nemmeno quando ha annunciato di voler mostrare attendibili statistiche sul cammino del Parma nella sua gestione. La sua genuinità e la sua sensibilità sono apprezzabili, ma poco lungimiranti. La sua carriera, ne sono convinto, avrà una decisa evoluzione: rimane, a mio avviso, un tecnico stra-preparato con uno staff di alto livello, ma dovrà modellare il suo carattere: personalmente, da tifoso, prima che da giornalista, apprezzo la sua oggettiva e disincantata genuinità, il suo credo comunicativo senza strategie, spesso istintivo che non manca, peraltro, di dare spunti interessanti al cronista. Sarebbe, però, buona cosa, personalissimo suggerimento, che la sua iper suscettibilità non avesse sovente il sopravvento: questo per farsi amare maggiormente dalla città in cui opera (lo meriterebbe decisamente), piazze comunque “morbide” come Parma non sono molto frequenti, perciò non ti arrabbiare così, caro Mister… e perché questa irritabilità rischia di essere un intralcio alla sua ascesa professionale e francamente ciò sarebbe davvero un peccato. Luca Ampollini
Argomento giustissimo perché i tifosi sono tifosi, quindi non ci si può aspettare critiche razionali. E un allenatore che vuole fare carriera deve ignorarle. C’è anche da dire che un po’di incazzatura ci sta, perché comunque di colpe ne ha poche a mio parere. Sempre tanti elementi infortunati o fuori condizione. Quelli che possono giocare spesso completamente scarichi mentalmente. Chiaramente ci sono tante eccezioni ma abbiamo una buona squadra di 11/13 elementi, appena ne manca uno o due siamo fregati.
d’Aversa e liverani non lavoreranno mai più in serie a.
Credo che quello che hanno fatto quest’anno a Parma sia sufficiente.
In giro non sono cojoni come qua che si prendono allenatori retrocessi male.
Parlare di ascesa professionale e di D’Aversa nella stessa frase… Adesso.. Dopo la gestione franosa della squadra in questi mesi a Parma… Forse Ampollini ci ha fatto il pesce d’aprile in ritardo.. Perché non possono sempre rompersi tutti i giocatori di cui abbiamo bisogno o essersi allenati poco e male o non essere pronti o non parlare la stessa lingua dell’allenatore…. Insomma se siamo al penultimo posto la colpa sarà anche del capitano della nave (cioè dell’allenatore) e non degli infortuni o dei singoli giocatori. Se stiamo scherzando, allora va bene, possiamo sorridere a denti stretti, ma che, in piena zona retrocessione, il problema dell’allenatore sia il carattere e ciò ne frena l’ascesa è qualcosa che mi fa salire il sangue al cervello! Sinceramente dell’ascesa di D’Aversa, in quanto tifoso del Parma, non me ne importa una beneamata ceppa e credo che sia così per il 99,99% degli altri tifosi