VOLEVO NASCONDERMI, QUANDO IL CASO TI CONDUCE AD ACCAREZZARE UN SOGNO CHE TI FA RACCOGLIERE ORSI O NASTRI D’ARGENTO E DAVID DI DONATELLO (FOTOGALLERY DAL D’AZEGLIO)

(Luca Tegoni) – Gli spazi della Bassa lungo il Fiume che esprimono libertà ed armonia si scontrano con gli spazi stretti e angusti degli interni dove la vita costringe al tormento Anton Laccabue, detto Toni, svizzero di nascita e italiano di sangue, un sangue che ribolle e che non si educa (cit. dal film). Per far uscire il male, il diavoletto che lo agita e lo trasforma, che gli produce dolore alimentato dagli scherzi dei bambini diversi da lui, la soluzione è mantenere una porta aperta, sulle tempie percosse e graffiate dai suoi artigli come fossero di uccello rapace.
Il film ci conduce dall’infanzia bestiale, per un affetto debole di una madre in affitto, alla matura consapevolezza dell’artista riconosciuto che incontra il favore di una comunità contadina e artigiana abituata ai disagi, ma aperta e sorridente anche alle cattiverie della vita.
La condizione umana viene colta nella narrazione dialettale, con una ricerca idiomatica degli sceneggiatori estremamente rigorosa in cui riconoscersi per cui quelle voci e quelle cadenze sono della nostra terra, la terra bassa allargata, reggiana, mantovana e parmense.
L’epopea di Toni viene raccontata con un montaggio accurato che lega gli episodi infantili alle reazioni della giovinezza che così ne è condizionata e che prepara il ragazzo a diventare uomo nella consapevolezza di appartenere alla Natura e non solo alla specie umana che spesso lo emargina.
La serata al Cinema D’Azeglio è stata introdotta dal nostro Direttore nonché Principe del Castello e da Francesca Manfredini alias Cesarina, la Dulcinea che pronunciò “può!”. Interessanti gli spunti, nonostante il linguaggio metaforico calcistico di Gabriele Majo, raccontati da due dei protagonisti del film. A volte il caso, come testimonia con franchezza Francesca, conduce ad accarezzare un sogno per poi raccogliere Orsi d’Argento, Nastri d’Argento e David di Donatello (e altro ancora). Proprio la messe di premi e la loro varietà ha indotto Gabriele a descrivere tutta la troupe come pezzi integrati e indissolubili senza i quali sarebbe impossibile produrre un film di questa importanza e qualità internazionale. Nonostante la presenza di un attore, Elio Germano, capace di diventare il personaggio e non solo di interpretarlo e la Regia di Giorgio Diritti, capace di legare gli innumerevoli episodi della vita di Toni senza perdere un comune filo narrativo, il film non sarebbe stato lo stesso senza l’opera luminosa e malinconica della fotografia, la ricerca scenografica, il trucco, la scelta degli arredi e dei costumi e senza una musica sempre pronta a sottolineare gli eventi senza dominarli.
Toni è deluso dal suo rapporto con gli esseri umani e si conforta con un proprio confronto diretto con il mondo animale che diventerà il principale soggetto delle sue opere “Ma lei sa fare solo delle bestie?” (cit. dal film). Li imita nei comportamenti, nei movimenti e nei suoni, tende a diventare Natura, quella parte che almeno non gli provoca dolore.
Più rappresenta animali sulle tele e nelle sculture, contorti, goffi, brutti ma vivi e più si avvicina al genere a cui appartiene, il genere umano che lo riconosce per le sue qualità artistiche e lo accoglie per poi far emergere anche le qualità umane e caratteriali. Un Dorian Gray che abbandona la propria bestialità sulla tela per incontra l’umanità con cui condivide gli spazi della vita.
Toni non ha fatto un patto con il diavolo come Dorian, ma l’arte, quella passione inesauribile che lo nutre, fa un patto con lui e lo conduce a provare desiderio per Cesarina. Un amore fatto di parole semplici, di dialetto, di un lessico modesto e sincero, ich liebe dich, avrebbe detto tanti anni prima, ma il caso, le esigenze della vita, le interruzioni non intenzionali, non coniugano quelle parole con la carnalità e il senso della vita di Toni non si traduce nel piacere dell’amore.
Volevo Nascondermi è un film ampio che racconta una vita immersa nelle altre. Un affresco paesano, un quadro dopo l’altro che raccontano un mondo contadino in cui l’arte e i sentimenti si fondono e vincono. Un film accarezzato dal Po e osservato dagli alti pioppi che lo accompagnano nella sua corsa verso il mare. Luca Tegoni
FOTOGALLERY DAL CINEMA D’AZEGLIO
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FORZA PARMA ANCHE SUL SET DELLA CERTOSA
Di nuovo complimenti!
Long live the Culture
Direttore meno male che almeno non aveva il vestito grigio in fresco di lana un po’ largo, la cravatta e le scarpe di cuoio se no poteva sembrare un dottorone sul palco di un convegno (quando ahi noi esistevano ancora) dell’UPI a parlare di “ecsport”, “turnaraund”, e topcinquecento.
Bravo Majo