CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / CAMPIONE CHE VIENI, CAMPIONE CHE VAI…

(Gianni Barone) – Proprio qualche sera fa, nel quadro delle “notti europee” (non ancora magiche per carità, toccandoci le parti nobili, al fine di evitare che si ripeta la maledizione di Italia 90: squadra bella, ammirata, quella di Vicini, ma – ahi tutti noi – non vincente di successo alla fine), sulla Rai, con tanto di parterre di ex “campioni del mondo”, Tardelli, Altobelli, Toni, è intervenuto Marcello Lippi, ormai grande vecchio del calcio vincente nel mondo, l’ultimo in ordine di tempo, il quale interrogato a raffica dallo studio, per uscire dalla banalità strisciante, ha parlato di due suoi ex giocatori, mondiali del 2006, e lo ha fatto con particolare affetto, e con accenti di sincera ammirazione. Questi due sono, erano, Gigi Buffon e Ringhio Gattuso, indicati dall’ex citi, uno, il portiere, come mito ed esempio per tutti, e l’altro, Ringhio star, come colui che più gli somiglia come tecnico. E proprio, ieri, nello stesso giorno, i due pupilli di Lippi si sono trovati al centro della scena sportiva, calcistica, televisiva, anche se per motivi e movimenti diametralmente opposti. Come cantava De Andrè ”Io t’ho amato sempre, non ho amato mai, amore che vieni, amore che vai”, i nostri eroi di Germania 2006, hanno dato vita a questo emozionale andirivieni: uno, Buffon, che viene a Parma, e l’altro, Gattuso, che se ne va da Firenze, dopo pochi giorni, senza aver ancora firmato il contratto, e lo fa per dissidi con la presidenza Commisso, in sede di mercato. Il DG viola il mio quasi omonimo Joe Barone, sembra che non abbia voluto o gradito l’intromissione del procuratore di Gattuso, Mendes, nelle dinamiche della campagna di rafforzamento della “compagine viola”. Invece il video emozionale che introduce l’arrivo a Parma del portierone, ora amato da tutti, a quanto pare, ci regala un bel momento di un calcio che ogni tanto si ricorda delle emozioni, e dei sentimenti, e che per un attimo scorda affari e quattrini, o per lo meno, li mette da parte. Solo per poco, per carità, però la fa. I sentimenti, quello che i romantici del tifo e della sportività, rivendicano, per il breve spazio di un giorno, o di qualche settimana, chissà, trovano la possibilità di essere protagonisti. E questi sentimenti aprono scenari di ottimismo in tutto l’orizzonte Crociato. L’arrivo di un nuovo leader dà visibilità al Parma laddove si pensava che che le luci della ribalta fossero destinate a spengersi, per lo meno, per il prossimo torneo di cadetto/purgatorio. Quindi si attende la presentazione e la conferenza che rilanceranno l’universo Parma, a livello mediatico nazionale e forse anche internazionale. Miracoli, non della scienza, e neanche della tecnica, ma semplicemente nati dalla natura di un campione del 2006, che sembra essere ancora in carica, visto che in 15 anni, da noi non si è vinto più niente a livello di rappresentative nazionali. Non è che i club, nel frattempo, abbiano fatto molto meglio, anzi. Vien quasi da chiedersi, dopo le due squillanti vittorie degli azzurri di Mancini, e del bel gioco espresso e da tutti esaltato: se siamo così bravi con i nostri, nel gioco propositivo e d’attacco, tanto in voga, che bisogno hanno i nostri maggiori club di infarcirsi di giocatori stranieri per ottenere i risultati, che a livello europeo, fattualmente, scarseggiano alquanto? Credo sia un interrogativo lecito scusandoci per la divagazione. Ma nella giornata degli amori che vengono, e degli amori che vanno, e con ciò che abbiamo amato sempre o non abbiamo amato mai, salutiamo l’arrivo in serie B, quella del Parma nostro e di Buffon, ora sarà sempre definito così, abituiamoci, dell’Alessandria che ai rigori contro il Padova ha vinto la Finale Play Off di serie C. Rigori benedetti, da una parte, e maledetti dall’altra (come ben sa la Primavera Crociata superata dopo i tiri dal dischetto dal Napoli sabato scorso e in sua vece promosso in Primavera 1), per due grandi nobili decadute, che negli anni 50, avevano vissuto momenti di splendore: gli alessandrini dell’esordiente golden boy Gianni Rivera, e i veneti con la stagione dei combattenti “Razza Piave”, di Nereo Rocco, epigono di un calcio all’italiana, a suon di catenaccio, che tutti vorrebbero, da ogni parte, morto e sepolto. La ventesima di B, allenata da Moreno Longo completa il quadro delle avversarie del Parma, una società che torna in B, dopo tanti anni (46), tanti piazzamenti inutili, ed alcune finali play off, perdute contro ogni pronostico. Si tratta di una compagine che rappresenta la provincia delle mie origini, anche se la rivalità con mio Casale (vincitore di uno scudetto nel 1914), rimane sempre forte nonostante la differenza di categoria. Rivalità tipo Parma e Reggio, tanto per intenderci e il fatto di essere tutti nella stessa provincia non vuole dire assolutamente nulla. Infatti, storicamente, all’unità d’Italia, nella stessa provincia, vi erano ben 5 anime, rappresentata da altrettanti circondari: Alessandria, Asti (ora nuova provincia), Casale Monferrato, Acqui Terme, Tortona (patria di Fausto Coppi), e Novi Ligure (parte di ex territorio di Genova). Tutto questo per dirvi che avendo ricevuto da parenti e amici vicini e lontani, i complimenti per la promozione dell’ Alessandria, mi sono adoperato per declinarli in modo non scortese. Sempre in ossequio del tema di oggi: io ti ho amato sempre (Parma, il Parma, e Buffon), non ti ho amato mai (Alessandria, e Joe Barone nei confronti Jorge Mendes e viceversa). Amore che viene a Parma e per Nazionale, Amore che va via da Firenze, Ringhio. Con buona pace di Sconcerti e Criscitiello e di tutta quella corte dei miracoli di chi vorrebbe i Campioni del Mondo, solo negli studi televisivi, a guisa di cavalli, e non in campo e tra i pali, a “deambulare” e a urlare, in tono “roboante”: Forza Buffon. Forza Parma. Gianni Barone

Gianni Barone

Gianni Barone, al secolo Giovanni Battista, nasce a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1958 e si trasferisce a Parma nei primi anni 60. Qui matura la sua grande passione per il calcio, prima in qualità di calciatore dilettante fino alla Prima Categoria e poi, di allenatore, direttore sportivo, radio-telecronista, conduttore e opinionista di talk show sportivi. Giornalista pubblicista dal 1990, inizia con Radio Emilia nel 1983, prosegue con Onda Emilia (dal 19849 e Radio Elle (dal 1990). In Tv cura i collegamenti da Parma per "Il Pallone nel 7" (1991-92) di Rete 7 (BO) e collabora con la redazione di Retemilia. Negli anni Novanta effettua telecronache e servizi per il TG sulla squadra Crociata per Teleducato. Dal 2002 al 2008 produce servizi dal Tardini per Telenova di Milano all’interno della trasmissione "Novastadio". Nel 2009 commenta per La7 digitale terrestre e per Dahlia Tv, le partite del Parma Calcio in Serie B. L’attività di telecronista, conduttore e opinionista lo vede nel tempo collaborare anche con San Marino Tv e 7 Gold. Dal 2016 è titolare della rubrica «Cattivo Cittadino» sul quotidiano on line Stadiotardini.It, di cui è vicedirettore esecutivo. Attualmente, per il service Edirinnova, commenta le partite di serie D del Lentigione trasmesse da Telereggio ed è frequentemente ospite di Bar Sport su 12 Tv Parma. Allenatore UEFA B, istruttore qualificato Scuola Calcio, è stato direttore sportivo di settore giovanile alla Langhiranese Val Parma dal 2010 al 2013, e al Juventus Club Parma dal 2014 al 2015. E' autore del libro «Il metodista (Storia della tattica calcistica) edito da Edizioni Progetto Cultura, Collana Sempre Sport (Anno 2006).

One thought on “CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / CAMPIONE CHE VIENI, CAMPIONE CHE VAI…

  • 18 Giugno 2021 in 13:31
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    Gigi colpo di mercato del calcio italiano senza ombra di dubbio. Ritorno di immagine pazzesco!

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