CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / LARGO AI GIOVANI-VECCHI
(Gianni Barone) – Anche se ancora, nulla è ufficiale, tutti sono – o siamo – convinti della bontà della «scelta di vita» calcistica di Buffon, orientata verso Parma, e verso il Parma: in direzione del suo passato, della sua origine sportiva. Avevamo ironizzato nella nostra precedente edizione, sull’idea, definita bonariamente folle, e avevamo non intuito la grandezza della portata che tale scelta avrebbe generato nell’immaginario collettivo della tifoseria, e non solo, che viceversa sembra, nella sua maggioranza, gradire, e non poco, il ritorno del grande portiere alla corte di Krause e Maresca. Largo ai giovani (vecchi), verrebbe da dire, quasi da urlare, di fronte alla decisione, di entrambe le parti, di credere nel progetto di lungimiranza e di longevità atletica di cui tutti i giornali sportivi e nazionali hanno ritenuto di dare largo spazio attraverso il commento della notizia ufficiosa, ma carica di significati, dell’ingaggio di uno dei monumenti, ancora deambulati (per suo dire) del calcio e dello sport da parte di una società, il Parma, di B, si spera ancor per poco anche alla luce di tutto ciò. Il Circo Barnum della stampa nazionale non ha esitato, tra le righe, ad approvare la scelta, e a rendere merito al protagonista che, a quanto pare, non decide di smettere la sua attività agonistica, oltre che per passione e ambizione, anche per le tante richieste pervenute da parte di numerosi club, alcuni dei quali, molto prestigiosi. E il Parma diventa il beneficiario , di cotanta
operazione/passione/ambizione sotto l’aspetto tecnico con l’arrivo di quel leader che ultimamente, in campo, tanto è mancato. Cosa importa l’età (quel bontempone dell’impaginatore, non a caso, come foto di evidenza ha scelto quella del capostipite dei numero uno eterni, ossia Lamberto Boranga, il quale, a questo punto, a 78 anni suonati potrebbe candidarsi come dodicesimo, anche perché, visto che piacciono le date tonde, quest’anno ricorre il 60° dall’inizio della sua carriera, avviatasi nel 1961 per non trovare più fine… e anche lui con trascorsi Crociati…), cosa importa se la politica dei giovani, tutti, solo a parole propugnano, cosa importa se qualcuno avanza qualche dubbio sul passato del portierone al momento del suo passaggio alla Juve, dal Parma, considerato, allora, da taluni, quasi un tradimento. Ma de che? Il tifoso dovrebbe superare certi complessi e
divenire meno piccolo e provinciale quando sono in atto operazioni epocali di questa portata tecnica, societaria e lasciatecelo dire, mediatica. Perché vedere oggi, sia pure per interposta contro-persona, il nome del Parma, sulle pagine importanti dei media sportivi e nazionali (anzi, internazionali), fa senz’altro piacere a tutti dopo l’anno «orribile», non ancora metabolizzato bene o del tutto, dalla maggior parte dell’ambiente. Tanto per dire: alla conferenza stampa di presentazione di uno dei suoi grandi elettori, ossia il neo tecnico Maresca, non erano presenti inviati di testate nazionali, né le stesse si affidarono ai corrispondenti per il resoconto della medesima, finita per essere ignorata dal mainstream. Eppure era stato ingaggiato un uomo di Pep Guardiola, l’allenatore più osannato al mondo, specie dai giochisti à la page, ma niente paginate e neppure titolini, magari in risposta all’invito-lampo alla presentazione poche ore
dopo l’ufficializzazione dell’ingaggio, anche perché il presidente Krause doveva tornarsene in patria. Quindi ben venga il nuovo, portiere, il nuovo capitano, il nuovo leader, il nuovo futuro dirigente (di questa categoria non si avverte penuria: come osserva un fresco ex trattasi di esercito di generali, e non di truppa…), semmai le cose si materializzassero, e si realizzassero secondo il proclami del momento. Però, in mezzo a tanto ottimismo, a tanti plausi e attestati di stima nei confronti dei protagonisti della vicenda, esiste sempre qualcuno che è contro, che non approva e che spara a zero, com’è proprio costume, suscitando l’ira dei benpensanti che lo invitano a zittirsi o peggio ancora di prendere in esame l’eventualità della pensione (pensiòn, scriverebbe Davide, magari invitandolo pure ad andér dal barber visto che nell’occasione ostenta una chioma candida quasi come Coach e a taluni ha ricordato persino Lele Mora). Per chi non lo avesse ancora scoperto o capito,
stiamo parlando di Mario Sconcerti, grande vecchio (sempre giovane per parte sua) del giornalismo sportivo che fuori dal coro non ci sta e afferma con forza “Anche se dai campioni di quella generazione mi aspettavo di più”. Eccolo il solito “solone” per non dire “vecchio trombone”, qualcuno ha avuto l’ardire di aggiungere. Il quale, spiegando cosa intenda per sue aspettative asserisce senza timore alcuno “Una presenza più forte nel movimento calcistico, a livello dirigenziale. Invece mi sembra che per la maggior parte non abbiano la forza di rimettersi in gioco. Credo che la loro riluttanza sia dovuta alla paura di sporcarsi con la burocrazia, così finiscono per scegliere la via più facile, più comoda”. Alla faccia della scelta di vita, romantica e sentimentale, qui senza tanti giri di parole, Sconcerti, mette sotto accusa i grandi campioni in campo, molto meno campioni fuori dal terreno di gioco. Gli esempi per confermare questa sua tesi non mancano: dove sono finiti i Baggio, i Totti, il Del Piero? Gigi-Gigione ha ampiamente argomentato il suo desiderio di non smettere, però, evidentemente, non è riuscito a convincere un grande vecchio-cronista che, nel suo ambito, sembra ugualmente, non volerne sapere per nulla di pensione, quiescenza o altro che odori di vecchiume, di polvere e di inutilità. Perché non si ritira lui, qualcuno avrebbe voglia di gridare, vieppiù se si aggiunge il corollario della odierna esternazione secondo cui Buffon è tornato al Parma perché non avrebbe potuto andare in piazze anti-juventine. Ma come, Sconcerti, vabbè che noi siamo provincialotti, ma tu (tra colleghi si da del tu e non del lei, anche a
chi può vantare quarant’anni di giornalismo) come puoi non ricordare la rivalità sul filo di scudetti/coppe contese tra i bianconeri e i ducali, che fanno sì che ancora oggi, ben lontani dalla grandeur di allora e in attesa della nuova con Krause, la Vecchia Signora risulti piuttosto odiata in questa latitudine . Ma tant’è. Anche noi nel nostro piccolo, ci sentiamo di essere dalla parte dei grandi giovani vecchi che non si arrendono, visto che anche noi continuano a confrontarci con la radio-telecronaca calcistica (è stato scritto anche di recente un libro in proposito con il sottotitolo da “Carosio e Caressa”) da quarant’anni e non accenniamo minimante a smettere, mettendoci in gioco, ogni maledetta domenica, sfidando caldo e gelo , sempre pericolosi per l’età, al cospetto di giovani colleghi, a volte dotati di meno carica e di ritmi di cronaca meno incalzanti. Quindi siamo tutti d’accordo, anche chi dice di non esserlo come “il non goduto” Sconcerti: non bisogna mai ridursi ad una questione di anagrafe e di età, quando la passione (e l’ambizione), esistono e reggono a dispetto di tutto e di tutti, e del tempo. Buffon, con il Parma, vorrebbe costruire un qualcosa di epocale in ambito personale, ossia la partecipazione al sesto mondiale, anche se come terzo portiere. E per riuscirci non vuole fare il dodicesimo: vuole essere lui il numero uno, il titolare, il capitano. E chissenefrega della carta d’identità… Gianni Barone
Direttore, Sconcerti non lo manderei dal barbèr, mi sembra con la testa in ordine. Ma in pensió assolutamente si. La posizione presa su Buffon è il classico voler a tutti i costi pisciare fuori dal cerchio per farsi notare.
Carisma, mentalità vincente ed esperienza. O ci teniamo Sepe? Dai su!
Speriamo Sepe trovi squadra. Non sono così sicuro venga ceduto.
Ci vuole un club disperato con un ds dissennato a tesserarsi, pagando pure il cartellino al Parma.
L’unico punto di domanda è capire quanto sarà l’ingaggio, se spropositato potrebbe crearre frattura col resto del gruppo, ma non credo però