ESCLUSIVA STADIOTARDINI.IT / MONICA BERTINI: “CHE EMOZIONE PRESENTARE IL RITORNO DI BUFFON AL TARDINI: UNA TAPPA STORICA”
(Luca Russo) – Cresciuta in una famiglia di milanisti in cui il nonno e il papà la portavano a San Siro per vedere il Milan. La prima volta al Tardini, da tifosa, poco più che dodicenne in occasione, ovviamente, di un Parma-Milan: non di un Parma-Milan qualsiasi, ma di quello in cui Gianluigi Buffon fece il suo esordio in massima serie. Il sogno, coltivato con passione e dedizione, di intraprendere la carriera giornalistica. I primi passi nel mondo dell’informazione sportiva mossi nelle tv locali parmigiane. Successivamente, la consacrazione professionale a livello nazionale col passaggio a Sportitalia, l’esperienza alle dipendenze di Sky e quella, tutt’ora in corso, a Mediaset. E poi l’altra sera un cerchio che si chiude: lei che, da ragazzina, aveva assistito alla prima in A di SuperGigi, presenta al Tardini, da giornalista affermata, il ritorno del numero uno dei numeri uno in quella stessa Parma che ventisei anni fa lo aveva proiettato ai vertici del calcio nazionale. Dalle emozioni di qualche sera fa al desiderio di un lieto fine professionale che, legittimamente a nostro avviso, pensa di meritare tutto passando per la stima sconfinata nei riguardi di Ilaria D’Amico, Monica Bertini si racconta in esclusiva sulle pagine di Stadiotardini.it e lo fa con la disponibilità, la “raggiungibilità” e la cordialità che da sempre la contraddistinguono, facendone uno dei volti televisivi più apprezzati del giornalismo sportivo italiano.
Monica sei stata la presentatrice della serata che ha sancito il ritorno, dopo 20 anni, di Buffon al Parma, ovvero nella squadra che lo ha fatto conoscere al mondo. Come è stata la tua serata dal punto di vista emozionale, che tipo di sensazioni ti ha regalato, non solo per il ritorno dello stesso Buffon, ma anche per la presenza di 1.000 persone allo stadio, che sanno di parziale riavvicinamento alla normalità dopo un anno e mezzo di restrizioni?
“E’ stato bello rivedere finalmente almeno 1.000 spettatori al Tardini, anche se un numero così ridotto di persone in uno stadio così grande un po’ si disperdeva, quindi a maggior ragione essendo lì e vedendo quelle presenze la voglia è veramente di rivedere quanto prima, perché no anche nella prossima stagione, il Tardini gremito come un tempo, anche perché nella stagione che verrà ci sarà tanto bisogno dell’affetto, del calore, del tifo perché il Parma merita un’altra categoria, che è la serie A, e speriamo davvero, ancora una volta come è accaduto in passato, che questa sia solo una tappa e che venga abbandonata quanto prima per tornare nel calcio dove il Parma merita di stare. Per quanto riguarda Buffon devo essere estremamente sincera: quando ho ricevuto la chiamata da parte della società per presentare la serata ero ovviamente molto contenta, anche perché onestamente dal mio punto di vista rappresentava una tappa storica. Quindi essere chiamata a presentare l’evento mi ha riempito di orgoglio, ero felicissima e non ho esitato un istante a dire sì, nonostante l’avessi saputo a pochi giorni dall’evento stesso. Quando poi mi sono trovata sul palco a chiamare Gigi in campo per raccogliere l’applauso e per presentarlo ufficialmente al pubblico, io mi sono emozionata e non lo immaginavo, perché per il mio percorso professionale ho fatto tantissime presentazioni, tantissime dirette. Io sono cresciuta al Tardini col Parma di Buffon, poi l’ho visto andar via e in questi anni l’ho raccontato da professionista come portiere della Juventus, quindi diciamo che pensavo di avere acquisito negli anni un certo distacco, ma in realtà quando l’ho visto calcare l’erba del Tardini ho provato un’emozione come se fossi tornata la ragazzina che andava allo stadio in tribuna per andare a vedere quel famoso Parma di cui Buffon faceva parte: è stato un tuffo nel passato molto emozionante.”
A questo proposito, qual è il ricordo della Bertini 18enne del Buffon che nel 2001 saluta il Parma per accasarsi alla Juventus?
“Intanto ti racconto un aneddoto. Io provengo da una famiglia di milanisti, quindi mio nonno e mio papà, quando hanno iniziato a portarmi allo stadio, ed ero veramente una bambina, mi portavano a San Siro, quindi sono stata più volte a San Siro a vedere il Milan. E, avendo una famiglia di milanisti, la prima volta che invece mi hanno portata al Tardini è accaduto in occasione di un Parma-Milan. E non di un Parma-Milan qualsiasi, ma di quello in cui Buffon esordì in serie A. Questo è un ricordo che conservo con piacere e presentare il suo ritorno martedì sera è stato come chiudere un cerchio: dalla mia prima partita al Tardini con esordio di Buffon a me che diversi anni dopo da giornalista professionista presento il suo ritorno al Parma. Tornando alla domanda, il passaggio di Buffon alla Juventus mi lasciò emotivamente perplessa, tanto quanto lo restarono tutti i tifosi del Parma, perché in quegli anni la rivalità tra il Parma e la Juventus era molto sentita. Io, tuttavia, non l’ho vissuto come un tradimento, anche perché a quei tempi avevo già iniziato a maturare il sogno di diventare una giornalista e quindi certe dinamiche cercavo di analizzarle obiettivamente e non col cuore della tifosa, ma allo stesso tempo mi rendo conto che per la rivalità dell’epoca, per l’affetto che si provava per questo ragazzo cresciuto e maturato al Parma quello potesse essere vissuto dai tifosi del Parma come una mazzata. Ma, ripeto, io non feci chissà quali tragedie perché da aspirante giornalista sportiva per me quella era la scelta di un giocatore che in quel momento della sua carriera andava in un grande club per continuare a vincere e per provare ad arricchire ulteriormente la sua bacheca personale. E dico continuare a vincere perché Buffon a qui tempi aveva già vinto, e tanto, col Parma.”
E come lo hai ritrovato 20 anni dopo?
“In formissima e soprattutto estremamente sorridente. E questo per me è molto importante, perché io penso che il sorriso sia il più bel biglietto da visita verso il mondo e il più bel regalo che uno possa fare agli altri e a sé stesso. Oltre che sorridente e in gran forma, aggiungerei che l’ho trovato anche molto motivato: dalle sue parole ho percepito che si senta veramente investito del ruolo di leader, di trascinatore, quasi di capofamiglia”.
A tal proposito, Buffon da collezionista di scudetti alla Juventus ha accettato un ruolo di primo piano in Serie B col Parma. Negli ultimi mesi in bianconero ha dimostrato di essere ancora al top, sul pezzo, tanto che molti tifosi juventini lo preferivano a Szczesny anche perché, pur non essendo più il Buffon di qualche anno fa, ha preservato questa capacità di leadership che lo rendono unico nel guidare la difesa e di fare reparto quasi da solo. Pensi che proprio in virtù delle sue doti carismatiche il ruolo di Buffon sia limitato al campo o possa andare anche oltre? Il Parma potrà avere qualche momento di flessione durante la stagione e quindi ci sarà da “parare” qualche critica, sia con la stampa che coi tifosi: Buffon potrà essere utile anche nella gestione degli eventuali momenti critici?
“E’ lo scudo ideale, lui ha il carisma e l’esperienza per assumersi questa responsabilità, cioè di essere il primo che ci mette la faccia. Noi speriamo che il Parma non avrà questo tipo di problematiche, che non ci sia il bisogno di andare a spiegare qualcosa ai tifosi e alla stampa e che il prossimo sia un campionato sereno perché il Parma se lo merita. Ma, e faccio gli scongiuri, nell’eventualità che le cose non dovessero andare sempre come tutti auspicano, sono convinta che lui sarà il primo a metterci la faccia.”
Restando in tema, immagini che Buffon in virtù del carisma che tutti gli riconoscono possa portarsi dalla sua parte quel pezzo di tifoseria che non ha mai digerito il suo passaggio alla Juventus e che ha accolto il suo ritorno tra mille “diffidenze”?
“A parte che era una frangia molto ridotta di tifoseria, io, quando devo esprimere giudizi e ho la consapevolezza che si tratta di giudizi pesanti, faccio sempre un esercizio: provo a mettermi dall’altra parte, dalla parte dell’interessato, del protagonista e mi chiedo: ma io al suo posto cosa avrei fatto? Ecco, considerando la carriera che ha fatto alla Juventus, con anche alcuni bassi come possono essere appunto la retrocessione in serie B e il fatto di non aver vinto la tanto sognata Champions League, ma con molti alti, come dimostrano i numerosi scudetti conquistati, verrebbe da chiedermi e chiedervi: ma chi siamo noi per giudicare quella scelta? Quindi io penso che chi ha agito di impeto con quello striscione debba assolutamente deporre le armi, perché l’obiettivo ora è remare tutti nella medesima direzione, non
rivangare il passato, perché non serve a niente e a nessuno.”
Indipendentemente dalle scelte fatte e ufficializzate in passato, Buffon al Parma potrà riguadagnarsi la Nazionale con vista sui mondiali del prossimo anno?
“Penso che la scelta di Parma abbia sullo sfondo anche questo desiderio di azzurro e quindi di Mondiali. Sicuramente Buffon avrà avuto proposte da squadre che militano in campionati importanti, prestigiosi, ma che non gli avrebbero garantito la titolarità, assicurandogli solo un ruolo da secondo portiere. Lui ha scelto Parma e il Parma anche perché ha la certezza di essere il titolare. Il fatto di poter disputare tutte le partite e di essere protagonista con il Parma potrebbe far ripensare alla sua convocazione in Nazionale non nell’ottica di togliere il posto a Donnarumma, ma in quella di essere l’uomo squadra e la garanzia che nel momento del bisogno o della necessità c’è qualcuno pronto a sostituire il titolare. E secondo me la scelta di Parma è propedeutica a questo obiettivo, anche perché entrerebbe nella storia come il portiere che ha partecipato a più Mondiali.”
Adesso parliamo un po’ di te. Inizi il tuo percorso professionale nelle tv locali parmigiane, poi ti consacri a livello nazionale tra Sportitalia, Sky e adesso Mediaset. Ho letto da qualche parte che proprio in Mediaset ti sei scoperta “autrice” dei programmi che conduci. Corrisponde al vero?
“Nei programmi che io conduco c’è tanto delle mie idee. Non seguo un copione, ma una scaletta. Gli argomenti che si affrontano li faccio miei coi miei punti di vista, quindi volendo mi ritengo un po’ autrice di me stessa.”
Spesso agli inizi della tua carriera sei stata definita la D’Amico delle tv locali. Ti risulta? E se sì, cosa suscita in te questo paragone?
“Si, lo so, sono in tanti a parlarmi di questa somiglianza, per i nostri colori e i nostri tratti comuni e anche per la voce in alcuni aspetti. Io spero di avvicinarmi a lei anche dal punto di vista professionale: ho una stima sconfinata nei suoi confronti e per me lei è la migliore giornalista sportiva in assoluto. Lei ha aperto un nuovo ciclo da questo punto di vista: finalmente le donne nel calcio hanno credibilità grazie a lei. Non ho mai copiato nessuno, nel mio percorso, perché ho sempre cercato di avere una mia identità, ma sicuramente Ilaria D’Amico è per me una fonte di ispirazione: quindi ogni volta che mi paragonano a lei per me è un grandissimo complimento, anzi è il più grande complimento che mi possano fare dal punto di vista professionale perché la stimo tanto e perché mi rendo conto che qualcosa di buono la sto facendo.”
Quando è svoltata la tua carriera giornalistica? E grazie a chi? C’è stato qualcuno che ti ha indirizzato, suggerito, consigliato o ha visto in te doti che poi ti hanno permesso di arrivare dove sei arrivata?
“Un piccolo grazie devo dirlo a tante persone che ho incontrato sulla mia strada, dalle tv locali a Mediaset passando per Sportitalia e Sky. Quindi farei un torto se ne citassi qualcuna invece che un’altra: chi più, chi meno, tutti mi hanno dato qualcosa. Dopo tutti questi anni di carriera, dopo tutti gli sforzi fatti, dopo i tanti bastoni tra le ruote che mi sono stati messi in modo gratuito, dopo tantissime pugnalate alle spalle da persone che non mi aspettavo assolutamente, non ho mai mollato. Sono grata al pubblico che ha riconosciuto e premiato il mio lavoro e che per questo non smetterò mai di ringraziare, però ad oggi il grazie più grande lo devo dire a me stessa, perché non so quante altre persone al mio posto avrebbero resistito a determinate dinamiche e io invece ce l’ho fatta e spero di resistere.”
Se Monica Bertini fosse un calciatore o una calciatrice, chi sarebbe? A chi si paragonerebbe?
“Bella questa domanda. Ti dico la verità: questa è una domanda che non mi hanno mai fatto ed è bellissima, ma complessa. Mi verrebbe da dire Paolo Maldini. Perché? E’ sempre stato estremamente affidabile in campo, molto rispettato e ammirato da parte dei tifosi delle squadre avversarie, gli sono stati riconosciuti tanti meriti, ma ha avuto anche delle situazioni inaspettate, come la contestazione che ha subito nel giorno del suo addio al calcio giocato, assolutamente inopportuna. E’ stato fermo per diverso tempo, ha avuto la forza di dire dei no quando venne richiamato al Milan, ma la situazione non lo convinceva: bisogna avere molta forza per dire dei no e in questo mi riconosco molto. E poi, anche se gli auguro di avere un percorso ancora molto lungo, c’è stato il lieto fine nel momento in cui è tornato da protagonista quando ha pensato di avere l’opportunità giusta, con un ruolo di primo piano, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa e soprattutto riprendendosi la soddisfazione di riportare a distanza di tanti anni il Milan in Champions League da dirigente dopo che lui è stato il simbolo e la bandiera di un Milan vincente proprio in Coppa dei Campioni prima e in Champions League poi. Per cui diciamo che nonostante la sua avventura al Milan continui, la sua è una favola a lieto fine. E io il mio lieto fine lo sto aspettando, perché come se lo è meritato Paolo Maldini, penso di meritarlo anche io.” Luca Russo
A parte tutto, gran bella donna
È possibile far fare allo strisciato bianco e nero abbronzato e pelato di Bar sport e alla sua querula e datata valletta con la voce che fa venire il mal di testa la fine di Carli e sostituirli con la signorina di cui sopra???
Non ho capito: la Bertini tifa Milan o noi?
Anche tifasse Milan, se ci siamo ciucciati anni di Brignoli che tifa le strisce bianco e nere con la sua stridula valletta (almeno avessero messo la Mercadanti che è cmq un bel vedere), il saldo è tutto a favore di Monica Bertini.
Ma questo ragazzino polacco sconosciuto (ma che sicuramente parla inglese) sarebbe il centravanti con cui affrontare la prossima serie B?