CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / IL BRUTTO DEL BELLO
(Gianni Barone) – Con il solo bel gioco si era pareggiato con Spagna (sic), giocando per larghi tratti all’italiana, con lo scorno finale del tecnico Mancini infastidito dalla domanda di chi – Antinelli – glielo faceva notare) e con l’Inghilterra, e se non c’erano i rigori (lotteria, terno al lotto) decisivi della riserva di Juve e della stessa Italia (visto che il Cittì in carica lo ha schierato solo nei supplementari) di Bernardeschi, non saremmo qui a commentare le parole dei capi dello stato Mattarella e Draghi sul bel gioco e l’articolo di ieri (che sarà il primo di tanti altri) di Schianchi sulla grande bellezza del futuro gioco del Parma. Questo è il brutto del bello…
Lo avevamo temuto e previsto e puntuale è arrivato nei discorsi delle due più importanti cariche istituzionali dello Stato, che pur non professandosi commentatori sportivi, si sono lasciati scappare il luogo comune, trito e ritrito, e ora più che mai in voga del “bel gioco e della grande bellezza applicata al calcio”. Purtroppo il rischio era altissimo e la lunga serie di commenti in questa direzione ne hanno favorito l’esplosione anche presso chi, solitamente, non s’interessa, e non dovrebbe interessarsi di questa materia forse per nessun altro motivo al mondo. Però, la sensazione di vittoria, quasi incredibile alla vigilia, e non prevista da nessun algoritmo, nemmeno da quelli in uso a banche d’affari come la Golden Sachs, solitamente infallibile in altri campi, può dar corso ad un deroga momentanea, a patto che una volta sbollita l’euforia del successo, non se ne parli più, o ancora e soprattutto a sproposito. Nutriamo molti dubbi che ciò non si ripeta ancora. Siamo condannati, e in questo consiste il paradosso/disastro, da noi evocati in pezzi precedenti, a doverci ancora misurare con questo tipo di discorso che, corroborato dall’appoggio ricevuto dai messaggi importanti lanciati di Mattarella e Draghi. Il quale Draghi oltre ad essere contento per il titolo conquistato ha dimostrato anche di volersi e sapersi divertire nel corso della cerimonia, soprattutto quando, riferito alle parate di Donnarumma, cercandolo con lo sguardo in platea, in romanesco, ha pronunciato, simpaticamente “an do sta”, che di sicuro finirà in una delle parodie di Crozza, al pari di quella fatta su Conte (allenatore), che si lamentava dell’attenzione dei media su Mourinho solo perché lo “Special One”, aveva detto in
un romanesco non suo, è un po’ ruffiano “daje”. Parodie a parte, chissà per quanto tempo, sulla scorta della vittoria, e di quanto ripetuto e riferito dovremmo sorbirci il mantra della bellezza del gioco che porta ai risultati. Assioma che non sempre viene dimostrato dai fatti del campo, e dall’imprevedibilità degli stessi, che rendono il calcio pieno di fascino e di magia e che lo mettono al riparo da pronostici sbagliati pur fondati da statistiche inutili che non portano da nessuna parte, sebbene ripetute all’infinito sui giornali e durante le telecronache dei numerosi “telearchivisti”, in servizio permanente effettivo che ormai, senza rendersene conto, hanno proprio stufato. Sarebbe troppo bello evitare questo tipo di disastri verbali e televisivi, che si riversano sul povero sportivo (o tifoso spesso connivente) che subisce parole vacue ed effimere
quasi sempre prive di fondamento tecnico o di dimostrazione oggettiva.. Si vince e si perde, aldilà del bello o del presunto tale. A volte occorre anche essere brutti e cattivi (la famosa cativeria) per portare a casa il risultato, questo bisognerebbe non scordarlo mai. Come si dice nell’economia degli investimenti di fondi e titoli, e Draghi and company ci scusino per l’intrusione nel loro campo prediletto, anche nel calcio “occorre differenziare”, il tipo di gioco come successo all’Italia di Mancini nella Semifinale contro la Spagna, in cui si era evidenziata una tendenza, passiva, a difendere, e agire di rimessa, non sappiamo se voluta o meno, ma comunque opportuna, tanto da apparire a più di cinquant’anni distanza degni eredi di quell’Italia del ’68, di Uccio Valcareggi anch’essa ascesa al trono calcistico d’Europa, usando mezzi e materiale operaio (catenacciarstico) sempre valido in un ossequio alla tendenza del tempo ben fotografata nel film di Elio Petri, di tre anni dopo, “La classe operaia va in paradiso”, con il mitico Lulù (Gian Maria Volonté) che nelle sue lotte non vuole finire pazzo e fare la fine del Militina (Salvo Randone), suo collega finito in manicomio per alienazione. Tutto questo per dire che il calcio è operaio al punto giunto ed è bello quando si può, ma non è mai tutto una cosa e tutto un’altra cosa. Per evitare l’alienazione, da troppa bellezza, anche per il nostro Parma, già in ritiro con 29 convocati di cui solo nove italiani della serie vittoria europea non docet), auguriamoci equilibrio e un mix di mentalità e filosofie, senza eccessi d’integralismo deleterio. Gianni Barone
Mentre aspettiamo che il Regime dei chiusuristi rigorosi dia qualche indicazione sulla eventuale apertura degli stadi – già aperti praticamente ovunque come abbiamo visto nell’ultimo mese – e aspettiamo il quotidiano bollettino di guerra con foto del “vairus” della Rudarola (oggi sarà e sono pronto a scommettere una maglia di Grassi o Kurtic un protocatastrofico: risalgono i contagi a Parma) vorrei sapere chi sarà il terzino sinistro e il centravanti titolare. Non voglio nemmeno pensare al greco e a Inglese (già in allenamento differenziato ancora prima di iniziare, se sta recuperando poteva farlo benissimo anche in ritiro e non dai campetti di Via Sidoli dove posta due scatti che farebbe anche mio zio) ergo, che strategie ci sono????
Il Signor Barone l’ha toccata piano nei confronti di questi che lui definisce “telearchivisti” e che suo dire hanno stufato senza rendersene….ma ne siamo propio sicuri che hanno stufato? Siamo sicuri che il povero sportivo subisce “parole vacue” e “disastri verbali”?
Mah…io da povero sportivo, credo di no…
Debbo ammettere che la raffica di dati sparati a raffica prima della premiazione non è piaciuta neanche a me: avrei preferito una descrizione di quello che stava accadendo e maggiore genuinità (molti piatti erano precotti).
Per me, abbiamo giocato il miglior calcio dell’Europeo (non necessariamente quello più bello). Siamo stati pragmatici per un mese, alternando grandi prestazioni ad altre un po’ dimesse, ma sempre con grande grinta.