CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / FINALMENTE LA «MILONGA»
(Gianni Barone) – Finalmente la «Milonga», non nel senso della canzone e della danza Argentina in tre tempi, in onore dei due talentuosi del Paerma (Brunetta e Vazquez), finora in evidenza dopo due giornate, ma Milonga nel senso assonante di «longo» digiuno dalla vittoria dei Crociati al Tardini, e di «longo» lancio de «El Mudo» che parla con la bontà dei suoi piedi e offre alla scheggia ritrovata Mihaila l’opportunità di far centro all’ultimo sospiro, non affannoso, di gara. Un Parma finalmente Milonga, cioè a tre tempi, quello della manovra, quello dei cambi di posizione e di uomini, azzeccati a quanto pare dal tecnico (bravo!, non nella accezione alla Trap per carità…) che si sarebbe accontentato anche del pareggio dopo la buona prestazione dei suoi contro un buon Benevento, compatto ed equilibrato sin che si vuole, ma un po’ troppo evanescente, in avanti, con tutti i suoi, troppi, «trottolini», poco amorosi per cattiveria sotto porta. Il terzo tempo, non quello in volo, conosciuto nei vari sport, ma quello della fase difensiva del Parma, finalmente da giudicare in termini positivi, pur in presenza di una batteria, nuova di zecca, mai schierata fin ad ora, e quindi sulla carta
non amalgamata a dovere. Eppure con Cobbaut, appena arrivato e sconosciuto anche al più acuto degli «espertologi» di mercato, con Busi all’esordio con Maresca, innaturalmente adattato a sinistra, Osorio, orfano del balbettante Balogh, al centro e Sohm, ancora nella duplice veste di mediano-terzino (e viceversa) finora molto più croce che delizia, i quali non hanno certo stentato come in precedenza. Nel finale, addirittura (!), il quartetto arretrato con lo spostamento di Sohm in regia, presentava ai lati Busi a destra e finalmente (sic) Zagaritis a sinistra, cioè quello che nelle gerarchie del tecnico non può di certo intendersi come qualcosa di
assimilabile a «prima scelta» d’impiego. Invece, ironia della sorte, dopo tanti discorsi e discussioni sulla bontà o meno di un certo tipo di gioco posizionale da preferire al «non gioco», tutto chiacchiere, distintivo e catenaccio, ecco che dal cilindro esce una vittoria nei secondi finali, solitamente sanguinosi al contrario cioè a danno dei «nostri eroi», in dieci, con una difesa improvvisata, con un lancio lungo, ancorché preciso e telecomandato, e con una squadra «rivoluzionata» rispetto al recente passato e al precampionato con le presenze di Inglese, su cui per qualche settimana non si ironizzerà più e per fortuna, sulla sua precarietà in termini
di condizioni fisiche, e con Mihaila, decisivo perché non doveva neanche giocare un minuto in proporzione alla sua totale mancanza di allenamenti, causa lungo degenza. Si dirà di una vittoria cercata, inseguita, voluta con forza, ma non si può tacere, di certo, di tutte le circostanze, testé descritte, casuali e fortuite che l’hanno generata. Contro un Benevento che ribadiamo buono, ma non ancora irresistibile in attacco o al top secondo le aspettative del suo tecnico Caserta – esigente sotto il profilo del gioco e della potenza di fuoco offensivo, appunto – abbiamo visto un convincente Parma, a centrocampo, con Schiattarella generoso e presente che ha retto con fisico e fiato, e con
Vazquez che, partendo da interno, ha saputo dosare forze ed energie, venendo fuori alla distanza, nella ripresa, per diventare decisivo per la vittoria finale. Ora la sosta, la fine del mercato e finalmente, dopo il quasi inutile precampionato, un nuovo Parma, con qualche volto e profilo nuovo da inserire: Parma che riparte non da zero o da uno, per fortuna, e neanche da tre, per dirla alla Troisi, dell’omonimo film, ma da un quattro «bene augurante», bottino di punti e alle spalle di un imprevisto, per due o tre quarti, gruppo di squadre tra cui l’unica non sorpresa è garantita dal Brescia di un Pippo Inzaghi non giochista, al cento per cento, secondo l’accezione più moderna o fondamentalista del termine, al fianco del solito Cittadella che cambia uomini, tecnico ma non compattezza e dalle novità Pisa e Ascoli, esempi tipici di “terza via”: buona difesa – soprattutto il Pisa, ancora imbattuto – e buona predisposizione al gioco in verticale, non necessariamente arzigogolato o forzatamente di proposizione. Gianni Barone
Spero che piano piano che conosce la B Maresca diventi meno integralista e più pragmatico. Non è reato sapersi adattare, anzi. è sinonimo di grande intelligenza e di voglia di avere successo a tutti i costi.
I giocatori li abbiamo per andare in 🅰️
quindi basta passato, guardiamo al futuro
Ora c,’e un futuro radioso von una nuova società e nuovi giocatori e un presidente
DIVINO
Anche i tifosi si sono evoluti in meglio.
Via i Boys traditori e in curva dentro i veri tifosi.
È nato un nuovo Parma e come un computer che si rompe e bisogna resettarlo, anche il Parma è stato resettato.