CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / PIU’ REALISTA DEL RE
(Gianni Barone) – Non si può certo dire che il nuovo tecnico del Parma, alla sua prima uscita in presentazione, si sia nascosto e trincerato dietro frasi fatte di convenienza, banali, scontate frutto di falsa modestia o malcelata umiltà, quanto piuttosto abbia dato spazio ad un sano e schietto realismo, non sempre riscontrabile con frequenza in situazioni analoghe. Dopo che il D.T. Ribalta ha annunciato: “Cambia l’allenatore, ma il progetto (avrebbe voluto dire non cambia) non si ferma”, Iachini ha dato liberamente spazio e con forza ha espresso tutto ciò in cui crede e con cui ha intenzione di pilotare la navicella Crociata, arenatasi sulle folgorazioni mareschiane, nei perigliosi, impietosi e impetuosi flutti di un campionato cadetto da vincere, da primo o ai play off, non importa, come già successo al nocchiero Beppe, il quale ha orgogliosamente rimarcato, che per ben quatto volte (due da prima con Chievo Verona e Palermo e due ai play
off in situazioni più complicate con Brescia e Sampdoria) gli è riuscita l’impresa. Curriculum a parte, di tutto rispetto e rilievo, per Iachini non ci sono scorciatoie se non quelle che devono passare attraverso il lavoro tattico, tecnico e psico-fisico, il quale deve essere quello giusto, quello duro, quello costante e soprattutto quello serio. Ogni riferimento al passato è puramente casuale. Ricchezza di aggettivi anche per presentare e chiarire quello sarà il suo gioco e cioè “Mi piace che la squadra verticalizzi in modo: veloce, intenso, rapido, aggressivo che attacchi la profondità”. Poi qualcuno ha cercato timidamente di fare qualche cenno al gioco manovrato, tanto osannato in precedenza un po’ da tutti, anche da chi ora lo disconosce, al che il buon Beppe
decide così di rincarare la sua dose di realismo e pragmatismo non convenzionale: “Il possesso palla deve essere finalizzato alla verticalizzazione per andare in porta: prima ci arriviamo meno facciamo risistemare gli avversari”. Se fosse che l’accezione evochi e ricordi e fantasmi da non rimembrare, per ovvi motivi, verrebbe da dire che siamo in presenza di una nuova rivisitazione di “hombre vertical”, tutto di un pezzo che aborra e respinge
tentazioni di tiki-taka, fuori luogo, e di gioco propositivo con costruzioni dal basso fastidiose e deleterie. Tutto questo però, ribadisce va organizzato. “Le mie squadre – afferma – hanno avuto sempre attaccanti che hanno fatto molti goal”. Riferimento esplicito ai vari Icardi (nella Samp), Dybala, Belotti (al Palermo), da lui valorizzati quando erano “Carneadi”, nonché Vasquez, che ora ritrova come punto fermo ed importante dello scacchiere. Certo che, pur tacendo dei singoli che avrà a disposizione, riuscire
a far arrivare ai traguardi dei giocatori da lui citati e valorizzati gente come Tutino, Man, Mihaila e Benediczak, sarebbe il massimo non solo per lui, ma anche per chi dallo Iowa gli ha dato, in video, il benvenuto dopo averlo scelto e chiamato. Però, così, si sconfinerebbe troppo dal realismo, al momento unico ingrediente necessario per evitare gli errori del passato anche recente. Si rimane con i piedi ancorati saldamente sul terreno di gioco e di allenamento
che Iachini ha già dimostrato di non voler abbandonare con leggerezza visto le doppie sedute di preparazione giornaliera fin qui disputate. Anche in riferimento al suo passato, alla sua “vita da mediano”, e ai suoi maestri allenatori avuti, non vi sono dubbi tutto il meglio dei tecnici a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, verrebbe da dire più che mai italianisti, non gli sono mancati. Da Mazzone, padre nobile di un certo tipo di calcio di carattere a Boskov che dopo peregrinazioni europee trova il suo centro nella
nostra tradizione calcistica, passando per Castagner per l’epoca moderno, ma estremamente capace di difendere e non perdere le partite, arrivando “Schopenhauer”, come lo definiva Brera, Bagnoli fulgido esempio di praticità fatta persona per ottenere il massimo dal poco, sulla carta, a sua disposizione, o a Ranieri e al primo e giovani Spalletti capaci di infondere sempre sicurezza ed autostima ai propri calciatori. Una scuola niente male: forse gli è mancato, per l’epoca e l’epica solo il Trap, ma non si può certo avere tutto
dalla vita calcistica. E bravo anche per questo, per aver ricordato che non esistono schemi perfetti o ideali in quanto i suoi successi in B, sono maturati sempre con l’adozione dei più svariati sistemi di gioco: 4-3-3 col Chievo (07-08) 4-3-1-2 con il Brescia (09-10), 3-5-2 con la Samp e 3-4-1-2 con il Palermo di Vazquez e degli ex Maresca e Vitiello. Una vasta gamma di soluzioni come si può ben
vedere, da lui definiti, ahi, ahia ahi, “moduli”; speriamo sia isolato, questo tipo di errore o svista, purtroppo anche lui sarà stato vittima della Rai o della Gazzetta dello Sport, in materia sempre molto imprecisi e approssimativi. Ma tant’è: solito sofismo deformante, che non smuove gli equilibri da ricercare sempre e ovunque. In definitiva ciò che conterà sarà proprio, solo, che la squadra diventi figlia dell’allenatore anche se non sarà semplice il processo di “adozione”, per trasferire grinta, carattere, identità e cativeria agonistica finora mancati, clamorosamente, all’appello. Il progetto non finisce, ma per fortuna cambia aspetto tecnico. Gianni Barone
sarebbe interessante capire chi a voluto il cambio allenatore ? visto che è stato improvviso quando ci stavano arrendendo !! è stato ribalta ? o kk and family ? kalma ? chi ha spinto a fare questo passo ? visto che maresca dalla sedia non si sarebbe mai scollato ? ribalta per salvarsi il popo dice non cambia progetto !!! sara stato lui che ha abbandonato maresca o gli l hanno imposto il cambio ?
Non importa, l importante è che qualcuno abbia deciso
Che bello sentire uno che vuole fare l’allenatore e non il clown.