CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / COSA SARA’ DI QUESTA GRANDE BELLEZZA A ROVESCIO?
(Gianni Barone) – Pensate che bello sarebbe stato, se il Parma avesse mantenuto i pronostici, per i tifosi ovviamente, e pensate quanto sarebbe stato triste, noioso e banale per coloro i quali devono esercitare, a mezzo stampa, Tv o web, la cosiddetta critica tecnica, illuminata, giornalisticamente e non solo politicamente corretta? Pensate che bellezza, da un versante, e che noia, dall’altra più comoda parte. Invece i sostenitori sono stati e continuano ad esserlo, chiamati a muoversi in tutta questa “grande bruttezza”, fatta di rimpianti, delusione, rabbia, sconsolazione mista ad uno strano senso di debole superiorità, sulla carta, non confermata ed esibita sul campo a fronte di prestazioni mai abbastanza all’altezza della situazione, del blasone e della forza economica a disposizione. E se tifosi piangono per ciò che poteva essere e nella realtà dei fatti, non è stato, i critici, intesi come giornalisti, addetti ai lavori, su stampa e Tv locale, invece non ridono anche se gli argomenti per esercitare il loro ruolo non mancano di certo. Una versione di “Sparta e Atene”, un po’ anomala e fuori luogo per meglio presentarci la situazione di una squadra grande grande, a livello di propositi e ambizioni, e piccola piccola nei fatti, nelle prestazioni e soprattutto nei risultati, deficitari ormai da tanto, troppo tempo. E per sovvertire questa strana e deleteria tendenza, non sono bastati i nomi di Buffon e Vazquez, autentici fuoriclasse per la categoria; non è bastato o servito, finora, affidarsi ad un tecnico, dal passato in serie cadetta, più che mai vincente, come Iachini, per non parlare di Simy, scomposto inelegante fin che si vuole, ma incredibilmente, a fronte dello suo squillante score in zona goal, e imbarazzante in fatto di conclusioni sbagliate che hanno, a dir poco, lasciato tutti esterrefatti. Cosa sarà? Si chiedeva, nella canzone omonima, il grande Lucio Dalla, che aggiungeva “a far crescere gli alberi la felicità, cosa sarà?” Lasciando a noi chiederci cosa sarà a non far crescere questa squadra al contrario dell’infelicità di tutti, nessuno escluso, eccessivamente debordante. Il dovere e il mestiere attuale, è quello di scovare le cause di cotanta mestizia e per farlo firme locali di valore si avventurano in metafore fantasiose, ai limiti fra il credibile e l’inimmaginabile, che lasciano di stucco chi, molto più prosaicamente, vorrebbe individuare i motivi di questa grande bruttezza, nell’inadeguatezza e nell’incapacità, tout court, di chi di dovere avrebbe dovuto fare bene in condizioni economiche così favorevoli, ma non è riuscito – ahi lui, ahi loro – nel gestione dell’impresa, sulla carta, estremamente facile ed agevole. Quindi colpe e colpevoli facili da individuare, però la sorpresa che ha accolto tutti, sembra non avere spiegazioni razionali. Come si fa a fallire avendo a disposizione tutto questo ben di Dio, economico e tecnico, ci si chiede, di sicuro qualcosa sfugge, qualcosa di misterioso non viene raggiunto nella sua essenza, dalla rabbia, legittima, dei tifosi, e neanche dall’ontologia fisica e metafisica di chi è deputato a stabilire l’esistenza di determinare entità utili a trovare la causa di tale disastro. Perché di disastro, sportivo, e non ecologico e morale, si tratta, disastro, non previsto, non annunciato neanche dalla peggior o miglior, a seconda dei casi, “Cassandra”, in una vigilia in cui tutti avrebbero giurato e scommesso che tutto ciò, non poteva e non doveva accadere, minimamente, per nessuna ragione al mondo. Non doveva, non poteva, ma il calcio esiste, resiste ed affascina proprio per questo, se ci stiamo ben a pensare e a riflettere, se tutto era già previsto in anticipo, che barba, che noia; che noia, che barba, direbbe la mitica signora Mondaini in Vianello, sbattendo le gambe sotto le lenzuola del letto diviso con l’impossibile e cinico consorte, intento a leggere, sulla rosea, i motivi per cui ognuno di noi si deve e non si deve divertire per una partita di calcio. La stessa rosea, che, in sede di pronostico, dopo non averci azzeccato minimante, e dopo aver commesso l’ennesimo strafalcione tattico considerando, a torto, modulo e sistema di gioco sinonimi, come molti altri del resto, continua a dirci che il Parma è il Golia, economico-tecnico, che al confronto con tutti gli altri Davide del campionato, si squaglia, facendoci urlare, “luogocomunemente” parlando, a “Anche i ricchi piangono” o a “I soldi non fanno la felicità”. Nel nostro caso, peggio, i soldi fanno e hanno fatto, da due anni a questa parte l’infelicità, nonostante Krause, e suoi progetti di squadra e di stadio del futuro, nonostante Iachini, nocchiero della livida palude cadetta, che questa volta sembra essersi arenato nell’Acheronte, del suo passato vincente, che non c’è più e che non ne vuole proprio sapere di ritornare. Nonostante Buffon e suo miracolo individuale, nonostante le magie di Vazquez, nonostante le scoperte, accettare a metà da tifo e critica di Man e Bernabé, in ruoli inediti, nonostante Simy e tutto il suo repertorio “da grande bruttezza”, finora esibita. Ci si interroga ancora se vale la pena sperare, nella logica (forse fasulla) dell’aritmeticamente ancora possibile speranza play off, o se sia meglio arrendersi alla realtà di un sicuro fallimento di obiettivi da raggiungere semmai, pensando, programmando, industriandosi nel progetto futuro del prossimo anno, meno pindarico, e più concreto rispetto a quello di quest’anno, che si sta sgretolando e che sta evaporando sotto gli occhi, increduli, di tutti noi. Si ma la fine, “cosa sarà che fa morire a trent’anni, mentre si vive fino a cento?”, sempre secondo gli interrogativi ancestrali del grande Lucio Dalla, e già a quando la data di fine e di nuovo inizio per questo vecchio/nuovo Parma su cui, qualcuno, vorrebbe continuare a riconoscersi. Gianni Barone
Comunque io sono fiducioso per l’anno prossimo. Brunetta dopo due anni in Italia mostrerà tutto il suo talento, per non parlare di Valenti, Dierckx e Sohm. Osterwoolde dragherà la fascia e davanti Inglese se sta bene in B fa la differenza. Poi Ribalta sa benissimo (come ha detto lui stesso), cosa serve per vincere la B, in più abbiamo un presidente entusiasta. Il futuro è roseo.
Speriamo che non valga il detto “non c’è due senza tre” per il prossimo anno.
Lo sapremo subito da un fatto molto semplice . Se sentiremo ancora qualche addetto ai lavori, esperto, giornalaio o giornalista locale dire che Inglese in B etc. sappiamo già come andrà anche la prossima stagione