CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / SINISTRO DE DIOS
(Gianni Barone) – E adesso dopo Messi, chi scomodiamo? Maradona? Sì, forse perché quel sinistro di Bernabè, che s’infila con due traiettorie, diverse, opposte, in rete, non può trovare altri paragoni: si tratta di “un sinistro de Dios”, per due conclusioni calciate veramente da Dio, senza pericolo di incorrere in peccato o vilipendio alcuno. Poiché, anche se qualcuno eccepisce che stiamo parlando di serie B e non di A, o Champions, le due perle che fanno godere, gioire, sperare e sognare i tifosi Crociati, resteranno scolpite nella memoria di molti e nella storia del Parma e dell’intero torneo cadetto, mai tanto incerto, combattuto ed emozionate come quello attuale. Che vede il Parma, tardivo protagonista di prestazioni spettacolari condite di lampi di genio, ma anche di clamorosi quanto inopportuni colpi di sciagurata follia calcistica. Il rocambolesco Parma-Como 4-3, non potrà certo scalzare nella leggenda del calcio la semifinale di Messico 70, “Italia- Germania 4-3”, (partita del secolo, sia pure scorso) per ovvi motivi, ma nel piccolo dell’epica Crociata sarà ricordato, ugualmente, a lungo da chi aveva detto che sarebbe stato meglio staccare tutto (o abbassare la tabacchiera) e che invece obbliga, tutti, scettici compresi, a posticipare, forse fino alla fine, o forse no, le dichiarazioni di resa anticipata. Fino alla fine, si gridava spesso in quasi tutte le curve e le lingue del mondo, e quella Crociata/gialloblù parmense non poteva certo esimersi o essere da meno. Merito o colpa di chi, dentro o fuori dal campo ci ha sempre
creduto ”con la mente, con le mani, con i piedi, con il cuore o con in culo” (a seconda delle versioni), proprio come il refrain sanremese, de “La rappresentante di lista”, diffuso a pieno volume dall’altoparlante del Tardini al termine della vittoria contro l’irriducibile Como, o meglio contro l’irriducibile Gliozzi, autore di una tripletta “roboante”, a fronte di tre o poco più palloni toccati. Quasi un record per quest’ennesima “bestia nera”, individuale, del Parma, già dai tempi della Lega Pro, con la casacca degli altoatesini del Sud Tirol. E’ stata una gara elettrizzante dove è successo di tutto, nel bene, e nel male, per entrambe le formazioni che si sfidavano con lo stesso obiettivo iniziale, sulla carta, ma che sul campo, nei vari momenti, si sono verificati risvolti quasi “schizofrenici”, con continui capovolgimenti, colpi di scena, di coda, di piede, di mano, e soprattutto “di testa”, da parte di qualcuno, leggi l’olandese volante, ma non tanto, Ooesterwolde, tulipano nero sbagliato, in quanto più leggero, come l’aperitivo Negroni che al posto del gin della classica versione lo sostituisce con il più soft prosecco. Qualcuno nel rigore finale procurato con leggerezza estrema, lo ha individuato come neo emulo dell’ex Busi, come ai tempi della A, con lo sciagurato rigore concesso, allora al Sassuolo, lasciando in tutti i tifosi, nessuno escluso, ricordi indelebili in tema di amarezza, tristezza e soprattutto “incazzatura.” Questa volta, grazie al provvidenziale, e ancora decisivo, Tutino, come già successo a Vicenza, le cose sono andate sicuramente e decisamente, e mettiamoci anche “senzadubbiamente”, meglio per continuare la marcia nelle prossime cinque, di sicuro, da non dimenticare, partite. Un Parma vero, bello a tratti, umano, umile, pure fragile nel farsi sorprendere da un lancio in profondità e da un contropiede ben orchestrato dagli avversari i quali hanno creduto che il gioco di rimessa possa essere, ancora, un’arma letale o non del tutto convenzionale, ovviamente, calcistica “mente “ parlando. Ora qualcuno s’interroga sul futuro di alcuni elementi, ancor prima di conoscere l’esito finale della stagione, tuttora più che mai aperta, restando sempre in tema di “tabacchiere”, intese come contatori di erogazione energia, da staccare, da mantenere attive o semplicemente da riattivare alla luce (rimanendo in tema) delle ultime “quasi“, imprese, imprevedibili fino a poco tempo fa. Credo sia ancora prematuro farlo, intendo dire, sia staccare la spina e sia porsi il problema di chi deve rimanere e chi sarebbe meglio che se ne andasse. E’ ovvio che un Bernabè, del genere sarebbe utile a chiunque, Nazionale compresa, se si potesse naturalizzarlo alla Jorginho, e mandarlo via sarebbe da folli anche se una sua cessione potrebbe procurare una plusvalenza vantaggiosa. Riconosciamo a Iachini il merito di aver creato una squadra, capace di sovvertire, con buone prestazioni, previsioni fino a qualche tempo fa, alquanto fosche, riuscendo, inoltre, a far ricredere chi lo considerava un tecnico un po’ datato, forse anche un po’ bollito per questa nuova era “propositiva”, in ogni caso non in grado, di ripetere i suoi successi passati, ottenuti in serie B, con atteggianti tattici definiti, dai modernisti, ormai superati. Ha dimostrato di saper fare ancora bene il suo mestiere, inventando ruoli inediti per Man e Bernabe’ (alla Bennacer), e i risultati, pur con tutte le imperfezioni possibili e fisiologiche, sono qui a dimostrarlo. Ora in apnea verso il rush finale, può veramente succedere di tutto, a favore e contro, e in questo brillante, emozionante, tellurico “dare e avere”, se ci sarà più spazio per prodezze da “sinistro de Dios”, rispetto ad ulteriori scriteriati colpi di testa, da evitare con ogni mezzo, allora sì che se ne vedranno delle belle contro squadre che ora lottano per la promozione diretta, ma che in ipotesi spareggi “play off”, potrebbero vedersela con lo spauracchio Parma, che tutti credevano e speravano fosse scongiurato del tutto. Ma la storia è la luce che continua… Gianni Barone
Per il tipo di giocatore e il suo ruolo che fa Bernabè mi ricorda Pedri del Barcellona.