
(Gianni Barone) – L’immenso direttore Eugenio Scalfari che ci ha da poco lasciato, amava ripetere
“Io non scrivo, ma creo”, e anche se qualcuno lo definiva per la lunghezza dei suoi pezzi e i toni dei suoi attacchi culturali
“involuto e livoroso”, ci ha lasciato in eredità qualcosa di estremamente importante che spesso viene ignorato, nel mondo del calcio in generale, e dell’ambiente giornalistico sportivo in particolare, e cioè a dire
ci ha insegnato che quando si scrive di qualcosa occorre come prima cosa conoscere con esattezza la materia, sia essa l’economia, la politica, la storia, la filosofia, e lasciateci dire anche il calcio. Purtroppo la sua lezione, col passare degli anni e con le alternanze delle generazioni, va disperdendosi più che mai: le sue dettagliate ed infinite
articolesse dense di particolari esatti, che hanno contribuito a creare un modello di giornalismo, sembrano, all’attualità, nell’alveo del nostro vituperato calcio pieno di debiti pregressi e sventure future, non servire più a nessuno, vista la facilità con cui tutti scrivono e parlano senza sapere, senza aver studiato o imparato nei testi o nei corsi idonei. La battaglia che su queste colonne abbiano iniziato a condurre ormai da più di un lustro, e che doveva essere propedeutica ad una sorta di esercizio divulgativo della materia
“tattica calcistica”, che tutti credono di conoscere e di voler con presunzione massima masticare ed usare con disinvoltura estrema nei discorsi televisivi e degli scritti sui giornali specializzati, sembra che ogni giorno di più sia da considerare persa senza remissione. Infatti, notiamo che ormai il fenomeno di ignoranza diventa più che mai contagioso al punto che tutti ormai se ne fregano ed usano in maniera impropria il termine
“modulo” ritenendolo come sinonimo del
“sistema di gioco” quando si vuole parlare della
“razionale distribuzione” tattica riferita allo schieramento di gioco delle varie squadre di calcio. La nostra “ossessione”, purtroppo, non riesce a far breccia su nessuno, a quanto pare, perché chi non sa continua ad ignorare, e chi sa dice
“sì. va bene: non sono queste le cose che contano sistema e modulo potrebbero anche essere assimilate nello stesso concetto”. E no, ai tifosi non fregherà niente, tanto a loro importa il calcio mercato e chi arriverà e chi partirà, ma se si vuole parlare di calcio e dire quale sarà l’assetto tattico prossimo venturo del Parma, quando si parla di 4-2-3-1, non si può dire
a sproposito, che si tratta del
“nuovo modulo”, che Pecchia ha battezzato per il campionato, in quanto i
“moduli” sono solo, adesso, quello o
“a uomo” o
“a zona”, e sono riferiti al t
ipo di marcatura adottato. Quando si fanno o si danno i numeri, come fanno tutti gli analisti di
Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport, Sportitalia, tutti esperti di tattica all’ennesima potenza, occorre parlare, semplicemente di
“sistema di gioco”. Ormai non se può più di questo tipo d’ignoranza, dico io, ma voi direte
che ormai con questo discorso vi ho rotto, ampiamente i “quagliones”, e del mio modo di essere così
“livoroso ed involuto” non ve ne impipa un bel niente. Va beh facciamocene, reciprocamente, una ragione, ma permettetemi di dire che sentire anche certi allenatori importanti di A e B, cadere nel tranello e nell’errore, può anche dare un certo fastidio, fastidio provato anche nel sentire in Tv qualche mio compagno al corso allenatori UEFA B del 2007, ignorare ciò

che il nostro istruttore dell’epoca, Gianni Di Guida, riteneva, a ragione, qualcosa di capitale importanza per un futuro tecnico di calcio,
non confondere le pere con le mele (
sistema e
modulo appunto), pena la bocciatura all’esame. Lezione, anche questa, dimenticata in fretta da molti altri suoi allievi di quel tempo che si fregiano di praticare un calcio moderno, offensivo e propositivo, nuovi santoni, scienziati o guru, tantino esauriti, della pelota. E a tal proposito allego gli appunti del corso riguardanti i comportamenti tecnico tattico da far assumere si calciatori allenati. Tecnica individuale: movimenti con o senza palla in contesto gara. Tecnica di base: fondamentali di gioco, rapporto giocatore/palla. Tattica individuale: tecnica applicata. Tattica di squadra: sistema di gioco, strategia di gioco. Tattica di reparto: catene che si muovono insieme (incrocio, scalatura, diagonale). Sistema di gioco: esempi 4-4-2; 4-3-3; 3-5-2; 4-2-3-1; ecc. razionale distribuzione sul campo. Strategia di gioco: capacità di lettura. Modulo a zona o a uomo riferito

al tipo di marcatura. Scusate l’involuzione – e il livore – ma prima di capire come giocherà una squadra e chi saranno gli interpreti o dove sarà utilizzato Bernabé e dove Vazquez o Estevez, qualche principio occorrerebbe averlo poco, poco, non dico molto, assimilato. Poi si può procedere con tutti i discorsi che qualunque tifoso (attento e avveduto) e qualunque giornalista (disattento o ignorante), si potrà sentire autorizzato di fare non scrivendo o parlando, semplicemente, ma cercando di creare qualcosa di ben più solido, che so un’ idea, di calcio non solo “straparlato”
a cazzo, pardon
a caso o a
casaccio, più signorilmente per capire la
“vera identità tattica”, di cui sopra. o sotto. Che importa dove? O no? Eh? O no?
Gianni Barone
Il tifoso va allo stadio per tifare e vedere la squadra che si impegna; non penso che nel bel mezzo di una partita si metta a fare discorsi filosofici. D’altronde il calcio nasce come sport popolare e non intelettuale da salotto.
Caro sig. Barone, di cosa si lamenta, se secondo Save the Children: «Un 15enne su due non capisce quello che legge»?
Non che gli adulti se la passino meglio!
Se non si fa qualcosa, a cominciare dagli organi d’informazione, per portare un minimo di cultura generale in questo paese, non oso immaginarne il futuro, non che il presente sia roseo.
Non invidio le prossime generazioni.
Ed è ovvio che poi si trovi i commenti che riducono le sue riflessioni a filosofie da salotto, che non interessano al tifoso di calcio.
È così per qualsiasi tema minimamente argomentato, tutto deve essere semplice ed immediatamente fruibile, senza inutile coinvolgimento delle meningi, che sia corretto o meno, non ha importanza, l’importante è che abbia un ampio consenso, tanti “mi piace”.
Buon lavoro
Premetto che sono uno del popolino ma non ho capito assolutamente niente di questo pistolotto
L’unica cosa che ho capito e che anche ieri è stata evidente è che cazzate su atteggiamenti, etc. a parte è che manca una PUNTA che la sbatte dentro. Questo da anni, da quando il povero D’Aversa doveva giocare con Kucka 9 perché per via del bagget non aveva una riserva di Cardinal Ferrari Inglese. Senza una punta la B (che è difficile, una A2) non la vinci nemmeno se gli asini volano e se a Palazzo Soragna diventano meno piocioni e offrono gratis al popolo la cena del 1000 (sempre che le condizioni sanitarie col virus che ha rialzato la testa e la variante Cerberus ne consentano lo svolgimento).
L’articolo è istruttivo. Nessuno di noi ha frequentato corsi per diventare allenatore e credo che molti se non tutti non conoscano la differenza semantica tra modulo e sistema, nonostante negli anni 30 del secolo scorso si parlasse apertamente di sistema.
Ben venga un articolo informativo e formativo ma venga in un periodo di pausa come questo.
Più avanti non sarà un problema di sistema di gioco ma di interpreti e in seconda battuta di chi li ha presi e si chi li gestisce, in campo e fuori.