CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / IL CALCIO E’ GIA’ DIFFICILE PER CHI NE CAPISCE, FIGURIAMOCI PER GLI ALLENATORI…

(Gianni Barone) – Sulla difficoltà del calcio in generale e di quella degli allenatori, in particolare, che sono chiamati innanzitutto a spiegarlo agli altri, ma ancor prima a se stessi, raramente ci si interroga allo scopo di arrivare ad una soluzione certa e condivisa. In quanto tutti – chi più, chi meno (la maggioranza) – credono di saperne abbastanza, se non molto, di sicuro più dei propri interlocutori del momento. Guai a dire «tu non ne capisci niente»: nel calcio siamo, siete, sono e saranno tutti professori, nei secoli dei secoli. (Amen). Dai tifosi che snocciolano formazioni e tattiche ideali, dai presidenti che tengono in piedi il baraccone e pretendono di dire, sempre, la loro, agli allenatori che in prima persona gestiscono campo e spogliatoio, fino a giungere ai giornalisti (sportivi) sempre bravi a spiegare bene ciò che non conoscono per niente, vale a dire la materia calcio in se stessa, visto che giornalmente la devono presentare con risvolti diversi ed interessanti per non annoiare nessuno. Ma la frase del titolo «il calcio è già difficile per chi ne capisce, figuriamoci per gli allenatori», secondo voi a chi è diretta e perché risulta, a decenni dalla sua prima pronunzia oltremodo attuale? Voi direte solita provocazione che lascia il tempo che trova, senza scalfire le certezze di nessun attore chiamato a cimentarsi e districarsi nel calderone «calcio», che in un modo o nell’altro, volenti o nolenti, attrae a sé, sempre, molti e anche nuovi appassionati, provenienti da ogni dove. Invece il monito della frase riportata e divulgata dal giornalista ex Tuttosport, Corsport, Repubblica, Giorno, Telenova, Franco Rossi, non più tra noi da quasi un decennio, lascia una scia lungo la quale sarebbe bene incamminarsi per meglio capire e spiegare come mai sia tanto precaria la figura dell’allenatore di calcio al giorno d’oggi, come del resto lo è sempre stata, con tanti esoneri facili e tante situazioni incerte su molte panchine di ogni ordine, serie, categoria e grado. È la prassi, la normale prassi quella che vuole giustificare tanta incertezza e tanta precarietà di un mestiere, una professione, che attrae, ma al tempo stesso divide, suscitando quotidiane critiche su ogni piattaforma reale o virtuale che sia.
In serie B, ad esempio, dopo sei partite, ben quattro panchine, bollenti, per differenti motivazioni sono saltate, con esoneri più che mai eccellenti di tecnici stimati, talvolta anche sopravalutati, a dir il vero, per nome e per titoli ottenuti. Insieme, è ovvio, se si sale in serie A, a tutti quelli che sono in discussione, eccellenti pure loro, con critiche a loro carico anche feroci, e che , probabilmente, presto o tardi, non si sa, pure loro potrebbero seriamente rischiare il posto. È un rischio, beninteso, più che ben remunerato, non ci sono dubbi e non occorre fare altri discorsi di carattere umano o morale per giustificarne l’impatto e la portata. Ma il tema potrebbe anche essere un altro e ci porta a chiederci ma perché tutto ciò accade, così spesso, pur essendo in presenza di professionalità e preparazione tecnica a prova di bomba, garantite da un Settore Tecnico che sforna annualmente, nei vari corsi Pro, A, B , C e D, e chi più ne ha più metta, fior di allenatori per la maggior parte, viste le limitazioni in atto, «ex calciatori», che nell’immaginario collettivo «sacchiano», vengono equiparati ad «ex cavalli», ricordando la famosa frase, secondo la quale che se per intendersi di ippica non bisogna essere stati, necessariamente, degli equini, per essere esperti di calcio non serve averlo praticato a certi livelli da calciatore. Tutto questo per dirci, ma chi è che ne capisce davvero, arrivati a questo punto, sempre per tornare al titolo iniziale, che il buon Franco Rossi, pace all’anima sua, aveva estorto, per farne un’aforisma provocatorio tuttora glamour, al pensiero di qualche illustre allenatore della sua epica epoca (anni 60-70-80), pare Liedholm, anche se io avevo sempre creduto fosse farina del sacco di Manlio Scopigno, tecnico del Cagliari campione d’Italia nel 70, quello che tra l’altro diceva che “Se non ci fossero le partite, il calcio sarebbe il gioco più bello del mondo”, e che “il più pulito nel calcio è il pallone quando non piove”. E’ difficile, comunque, districarsi e accettare esoneri e nuovi arrivi come quello di Longo al Como al posto di Giacomo Gattuso, per motivi di salute si narra (altro problema moderno), o il ritorno di Luca D’Angelo, a Pisa al posto del “quotatissimo” Maran (chissà perché? Questo mi sfugge proprio, non tanto l’esonero quanto il suo essere così quotato…), oppure quello a sorpresa di Silvio Baldini, che dopo avere portato in B il Palermo, salvo poi dimettersi ad inizio torneo per dissidi interni mai specificati, si propone di far fare (boutade tipica sua forse), il salto in A al Perugia che congeda Castori, un uomo per tutte le stagioni e un tecnico per tutte le categorie, che pare non sia riuscito a far assimilare ai suoi giocatori, in terra umbra, il suo credo che, a quanto mi risulta, essendo la summa di difesa e contropiede, non mi pare sia d’impossibile apprendimento per nessuna mente «normale». Ma tant’è. Infine, anche un altro ex crociato Cannavaro Fabio con il fido fratello Paolo come secondo (anche lui grande ex), dopo l’emigrazione cinese e non solo, torna, dalle sue parti (circa), a Benevento al posto di quel Fabio Caserta, che doveva essere un fenomeno dopo aver portato in B, due anni fa il Perugia, ma che con la sua «scienza» presunta non ha incantato e ha avuto vita breve, in terra sannitica. Questo è il quadro con D’Aversa che, rifiutando la B, vorrebbe tornare in A, al posto di un Giampaolo, perennemente in discussione alla Samp, e con sullo sfondo la posizione di Allegri alla Juve, che rimane, in sella, solo per ragioni d’ingaggio, faraonico se paragonato ai 300 mila, a cui ammonta quello di Sottil, che all’Udinese sta dando lezioni di calcio a tutti i suoi illustri e agiatissimi colleghi che stentano in questo tribolato inizio di stagione. In questo scenario, restando alla B, si stanno scatenando giornalisti che con un «florilegio» di moduli (sic all’ennesima potenza come il Gauso) esibiti «ad minchiam», come direbbe il compianto Professor Franco Scoglio, luminare della materia per indole e cultura, ci vogliono far credere che il sistema di gioco (da loro considerato alla stregua di sinonimo del loro amatissimo modulo), può essere coniugato e rappresentato con combinazioni di numeri, tendenti all’infinito, dimenticando, o non sapendo per niente, ma cosa cambia, che gli stessi, cioè i sistemi in origine, erano rappresentati solo da una terna di numeri che identificava quanti giocatori erano utilizzati nei tre canonici settori: difesa, centrocampo, attacco, e la cui somma, escludendo il portiere, doveva risultare uguale a 10. Infatti nei testi di Tecnica Calcistica, in uso nei corsi federali per allenatori, si studiano solo il 4-4-2 (piatto o a rombo) il 4-3-3, il 3-5-2 e il 3-4-3, tutto il resto è derivazione dei suddetti, originari sistemi fermo restando che il modulo sia quello a zona, quello che non muta mai, altrimenti ci si trova in presenza di quello a «uomo», un po’ desueto con marcature fisse e da non confondere con l’atteggiamento «uomo contro uomo» in ogni parte del campo assunto da certe squadre come l’Atalanta di Gasperini da ricomprendere, pur con delle diversità, nell’alveo del modulo a zona tuttora in voga. Non mi sembra tanto difficile capirlo, forse è più complicato spiegarlo: basterebbe che chi scrive sui giornali o parla in Tv se lo studiasse a dovere per evitare le castronerie che dilagano sempre di più. Come sarebbe bello annoverare tra quelli che capiscono di calcio, come o più degli allenatori, anche coloro i quali, patiti del modulo a gogò cucinato in tutte le salse, smettessero di far incazzare chi ne capisce davvero. Come diceva Alfio Basile, tecnico argentino «Io cerco sempre di mettere bene in campo i miei giocatori, peccato che poi loro si muovano subito…». Peccato davvero. Gianni Barone

Gianni Barone

Gianni Barone, al secolo Giovanni Battista, nasce a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1958 e si trasferisce a Parma nei primi anni 60. Qui matura la sua grande passione per il calcio, prima in qualità di calciatore dilettante fino alla Prima Categoria e poi, di allenatore, direttore sportivo, radio-telecronista, conduttore e opinionista di talk show sportivi. Giornalista pubblicista dal 1990, inizia con Radio Emilia nel 1983, prosegue con Onda Emilia (dal 19849 e Radio Elle (dal 1990). In Tv cura i collegamenti da Parma per "Il Pallone nel 7" (1991-92) di Rete 7 (BO) e collabora con la redazione di Retemilia. Negli anni Novanta effettua telecronache e servizi per il TG sulla squadra Crociata per Teleducato. Dal 2002 al 2008 produce servizi dal Tardini per Telenova di Milano all’interno della trasmissione "Novastadio". Nel 2009 commenta per La7 digitale terrestre e per Dahlia Tv, le partite del Parma Calcio in Serie B. L’attività di telecronista, conduttore e opinionista lo vede nel tempo collaborare anche con San Marino Tv e 7 Gold. Dal 2016 è titolare della rubrica «Cattivo Cittadino» sul quotidiano on line Stadiotardini.It, di cui è vicedirettore esecutivo. Attualmente, per il service Edirinnova, commenta le partite di serie D del Lentigione trasmesse da Telereggio ed è frequentemente ospite di Bar Sport su 12 Tv Parma. Allenatore UEFA B, istruttore qualificato Scuola Calcio, è stato direttore sportivo di settore giovanile alla Langhiranese Val Parma dal 2010 al 2013, e al Juventus Club Parma dal 2014 al 2015. E' autore del libro «Il metodista (Storia della tattica calcistica) edito da Edizioni Progetto Cultura, Collana Sempre Sport (Anno 2006).

3 pensieri riguardo “CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / IL CALCIO E’ GIA’ DIFFICILE PER CHI NE CAPISCE, FIGURIAMOCI PER GLI ALLENATORI…

  • 22 Settembre 2022 in 17:45
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    Cannavaro mi incuriosisce parecchio, in partenza sono alquanto prevenuto

  • 22 Settembre 2022 in 19:58
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    Sono proprio curioso di vedere i due Cannavaro al Benevento. Ho come l’impressione che finiscano come Maresca da noi.

    • 23 Settembre 2022 in 11:17
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      Erano attenzionati da Craus…non serve aggiungere altro. Due ciarlatani al prezzo di uno.

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