CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / IL RE E’ NUDO? NO: E’ MUDO…
(Gianni Barone) – Il Parma si conferma per quello che è: cioè una squadra che si esprime al meglio quando ha stimoli e motivazioni tali da riuscire a mettere sotto, sul piano del risultato (beninteso) e non su quello del dominio (non parliamo di gioco per ora…) non chiunque, ma solo chi, sulla carta, in classifica e per blasone è, o si è dimostrato, forte. Non più forte, perché i numeri sul lungo periodo non ingannano mai. Su questo siamo tutti d’accordo: critica locale colta e avveduta, e tifoseria moderatamente equilibrata, comprese.
Quindi cos’è che manca e ci sfugge nell’analisi e nel cammino, tellurico, di questa squadra che Pecchia, quasi mai in discussione, neanche negli attimi più bui, riesce a far riemergere dalle ceneri di ogni sconfitta patita contro chi si dibatte nei bassifondi della graduatoria?
A questa risposta pochi riescono ad addurre giustificazioni valide e plausibili, ancorché in molti ci si arrovelli, tirando in ballo motivazioni di svariato genere, tecniche, tattiche, comportamentali, per arrivare ad una soluzione finale che sia, non dico geniale (si pretenderebbe troppo), ma per lo meno pertinente, normale.
Mettendo da parte la mediocrità, che prende luce nei discorsi post sconfitte, della rosa, il campo si restringe di molto, ed ecco che nella media, molti gioiscono, solo in parte, in attesa, dei prossimi riscontri, mentre altri che si erano avventurati su disquisizioni tecnico tattiche, si limitano a dire che questa volta ha funzionato l’esperienza e che si sono visti, finalmente, movimenti interessanti, a manovra in corso e non da fermo.
Qualcun altro infine ha motivato di essere d’accordo solo a metà con noi che lo abbiamo sempre affermato, che la squadra va meglio quando si dimostra “femmina”, nell’accezione “breriana” del termine, politically correct, permettendo. Nel senso che si dimostra più a suo agio quando si trova nella condizione non di fare, ma di subire, le danze e i ritmi del gioco.
Poi, altro ancora nei giudizi, si è sentito, si sente, e si sentirà, per lo meno fino a quando questa giostra di altalena di alti e bassi non finirà, nel bene o nel male.
Qualcosa di meno fruttuoso e meno eclatante, ci sfugge nel riassunto dei temi del giorno dopo: ma è possibile che a nessuno sia venuto in mente, nel descrivere gli abiti che indossa l’imperatore-Parma, Crociati o gialloblù non importa, parliamo di qualcosa di più intrinseco e profondo, dicevamo, ma possibile che nessuno constati che “il re è nudo”, e che non trovi l’innocenza per dirlo?
Nudo di quel progetto che nessuno dichiara fallito a parole, ma che nei fatti, nei risultati, e in quei numeri, banali e semplici sin che si vuole, che accompagnano il cammino, risulta essere chiaramente fuori luogo e fuori portata per una squadra che in termini di manovra sa solo esprimere fraseggi e possesso di palla lento, prevedibile, e di conseguenza sterile e dannoso, quando si era pensato di supportarlo con la costruzione dal basso che fa rizzare i capelli in testa, a chi, per fortuna sua, li possiede ancora.
La nudità che si esplicita contro avversari modesti, viene meno, e suggerisce vestimenti più adeguati alle caratteristiche di alcuni interpreti in maglia Crociata, che si riscoprono contropiedisti di animo e di concetto, senza averlo mai saputo, e senza che nessuno si sia preso la briga di dirlo loro: “Il re è nudo”, dettato dall’innocenza di un animo bambino che si è accosta ad un Parma, che ancora non ha svelato in pieno il suo vero volto di squadra, il suo vero carattere, la sua vera mentalità, la sua autentica identità.
Nel frattempo ci si accontenta e a sprazzi se ne apprezza il beneficio del fatto che “il re non è sempre nudo”, ma per fortuna il “re è Mudo”, nel senso che, pur nella sua lentezza, Vazquez, pur nella tendenza a tenere il pallone e talvolta a perderlo, in certe partite diventa perfetto ed eccezionale, quando segna di testa da vero centravanti lui che come “nove” tutti lo considerano falso, oppure quando, mentre tutti i difensori del quotatissimo Frosinone, lo coprono per una sua finta e un suo tiro col sinistro, lui s’inventa una conclusione perfetta col destro, quello debole si diceva, ma fino ad certo punto alla prova dei fatti.
E poi gli altri insieme a lui che risorgono, e si spera, non solo per un giorno o per una notte, con imprese non individuali, ma di squadra che rimarranno nella memoria ancor prima di riuscire ad incidere con forza nella classifica.
Ma cos’è questo Parma eccezionale? Nel senso che a furia di eccezioni si avvicina alle zone alte, spingendo qualcuno a dire che il suo abito vero sia questo buono per partite secche ad eliminazione come i play off prossimi venturi. Abito vero, ma non duraturo, qualcuno obietta, smorzando velleità e speranze per una promozione diretta che si avvicina e si allontana con l’élasticité dell’essere discontinui, incongrui, in pochissime semplici parole: irrisolti.
Perché il calcio non ha la perfezione dell’algebra, non possiede la prevedibilità della statistica e quanto a geometrie, di gioco, di animo e di pensiero dovrebbe comprendere quelle più elementari e meno analitiche. Quello che nessuno vorrebbe attuare pur trovandosi, suo malgrado, nella condizione di doverlo, ancora di volerlo, fare, non solo per un giorno o una notte felice da non dimenticare. Gianni Barone
preferisco Ornella Mudi
Ora abbiamo altre due big, quindi non possiamo giudicare bene il Parma. Vediamo cosa succede contro altre piccole.
semplicemente senza tante disquisizioni al parma sopratutto in casa con le squadrette manca una PUNTA vera da 20 goal all anno un coda della situazione che tutti i cross che facciamo con il 70% di possesso palla ne butti dentro in rete almeno una !! cosa che inglese e benedict non sono in grado di fare !!! serve una punta forte tutto li e allora anche con le squadrette chiuse avremmo vinto parecchie partite