CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / PARMA NICOMACHEO
(Gianni Barone) – Il volere non s’insegna, e un’azione, quando è vincente, può essere valutata riguardo ai mezzi che si sono impiegati per raggiungere un fine.
E il fine, al momento, era – ed è – accedere agli spareggi (volgarmente play off) quindi finalmente il Parma non può essere giudicato secondo ciò che è, cioè la personalità nel senso più ampio che comprende la forza, lo spirito, il carattere (che non sempre è emerso) e la bellezza (che pur essendo stata inseguita e sbandierata non è mai stata in pieno raggiunta), ma nemmeno per ciò che rappresenta, ossia la reputazione, il rango, la fama della rosa, e la storia della società.
Il Parma tra ciò che è o che avrebbe dovuto essere e ciò che ha rappresentato, ora va valutato solo per ciò che ha, cioè i punti in classifica necessari per la sicura disputa degli spareggi promozione (ogni tanto, pur non facendo più parte della pubblica amministrazione, facciamo uso della lingua nativa che non sempre siamo in grado di onorare con la modestia della nostra prosa), ciò che possiede in termini di risultati concreti, finalmente ottenuti e difesi fino alla fine della gara.
Dato non banale e nemmeno tanto scontato, in quest’annata, visti i chiaroscuri che hanno caratterizzato certe uscite non ancora dimenticare o metabolizzate con la dovuta lucidità e il meritato equilibrio.
Ciò che conta è che a due giornate dalla fine i comportamenti umani e tecnici possono ancora garantire qualche ulteriore speranza di riuscita.
Che sia quarto, quinto o sesto non importa: arrivati a questo punto occorre vincerle tutte, non ci sono se e ma, non ci sono calcoli, la linea della vita è una e ben delineata e non ammette zig zag, oscillazioni o sbandamenti, il Parma non è ciò che è, non è ciò che rappresenta, ma deve essere esclusivamente essere forte di ciò che ha, di ciò che è capace di conquistarsi in termini di vittorie da qui alla fine, se effettivamente vuole evitare che si attui quella spasmodica “ricerca dell’infelicità” che molti suoi detrattori, dall’interno, leggi quella schiera di tifosi eternamente scontenti e postulanti (financo pedanti), che in una sorta, di poco piacevole, fuoco amico, sparano bordate anche all’interno dei nostri spazi commenti.
Essere felici, a volte, non è solo essere contenti o considerati tali e gioire per vittorie storiche che a decenni di distanza ancora si festeggiano, vuol dire, forse o anche, tenere a debita distanza, guai, problemi, dolori sportivi e delusioni grazie ad una ritrovata volontà che si era smarrita o che, peggio ancora, aldilà di meriti e blasone, forse non si aveva ancora avuto l’agio di possedere.
E la partita col Brescia, unica delle squadre non di vertice battute sia all’andata che al ritorno, sembra essersi incanalata del solco di quella ritrovata o scoperta “consapevolezza” di essere considerati una squadra, nel senso più nicomacheo del termine, e non insieme di bravi, belli e dorati mezzi giocatori ammirati per censo ed ingaggio elevato più al di fuori che non dentro i confini del nostro ex ducato. L’essere nicomacheo, in quanto le virtù etiche, e non quelle intellettuali o tecniche rimanendo nel nostro ambito o tema calcistico, non sono insegnabili, ma devono essere apprese mediante la pratica e l’abitudine seguendo l’esempio di chi nel passato ha conquistato saggezza e titoli partendo da dietro, da posizioni svantaggiate, non da pronostico scontato, in poche parole dal basso.
In questo senso ogni riferimento a Nevio Scala e a chi lui si è ispirato, volontariamente o no, e da considerarsi non puramente casuale. Quanti Nevio Scala nel calcio ci sono stati, e quanti ce vorrebbero ancora, per raggiungere quel carattere acquisito, che non è empirico e nemmeno intellegibile che permette di trovare a chi gioca quelle forze e quelle debolezze che ogni individualità nel contesto squadra riesce a trasformare in forza spirituale e fisica capace di trovare, con metodo, riflessione e lavoro, il proprio ruolo ideale adatto per riuscire ad ottenere quella vittoria collettiva (di ieri e di oggi) che rende tutti più felici veramente.
Contro quella natura immutabile del più forte che non serve, nel calcio, può vincere chiunque purché si riesca a colmare il gap, causato da lacune, capricci e debolezze, con la guida di fermi concetti semplici e facili solo quando si scoprono, sorprendentemente, positivi e vincenti.
Anche le mosse, di oggi, uguali a quelle di ieri, diventano vincenti quando erano, da tutti, ritenute, inadatte e da non ripetere in quel folle relativismo di opinione che troppo spesso attaglia tutti, buoni, meno buoni, tifosi passionali e tifosi critici, nani, ballerine, saltimbanchi che affollanno teatri e teatrini di ogni ordine e grado di valore e valenza televisiva o di social accuratamente studiato o evoluto. Gianni Barone
Incredibile come i presunti tifosi si dileguino ad ogni vittoria che dovrebbe dare solo gioia, rimane solo Luca che scrive tutto e il contrario di tutto, zitti reggiani……
É il bello di questo spazio commenti. Se si vince tacciono o battezzano la vittoria come culo. Se si perde dovrebbe dimettersi anche chi fa le pulizie nello spogliatoio a Collecchio.
Poi per tenere alta l’attenzione, a casaccio scartavetrano i maroni con battute riciclate, inni contro gli industriali e amenità varie.
Sai all’inizio possono anche strappare un sorriso ma alla lunga diventano noiosi.
Poi si vince e tornano nelle loro tane. Fino alla prossima sconfitta. E si definiscono tifosi… Mah…
Se ti riferisci a me, ho criticato molto in passato, ma ora sono moderatamente contento.
Guarda non ho nomi in particolari. Tanto se domenica la squadra perde sarete tutti a ripopolare questo spazio commenti con le solite vaccate e i soliti commenti a base di circo, UPI, giocatori molli, battute inutili in dialetto ecc…
Quello che ci vorrebbe da parte dei soliti pagliacci è equilibrio. Su più fronti e su più livelli.
Allora che questa dirigenza abbia commesso errori in queste tre stagioni lo sanno anche i sassi. Ma purtroppo tutto è in mano ad un magnate americano che ha in testa un progetto che di fatto sa solo lui (se un progetto c’è).
Lo stesso direttore sportivo è stato protagonista di parecchie uscite infelici (per usare un eufemismo), del resto la vera pecca di questa società è stata la parte di comunicazione. Non ci vogliono super manager o nomi discutibili, ma uno che parli quando c’è da parlare, che tiri fuori i maroni nello spogliatoio se i giocatori camminano e che alzi la voce se si subiscono torti.
Ormai purtroppo siamo a fine stagione, con la coda dei playoff sicura, buoni o balordi che siano i giocatori vanno sostenuti e a fine anno si fa una riga. Se il bilancio sarà positivo saremo tutti contenti, se sarà negativo si può contestare, anche se immagino che avrà poco successo, oppure guardare altro. A me cambierà molto poco.
Tiferò la squadra a prescindere dalla categoria e dai giocatori. Indipendentemente dal risultato, godendo delle vittorie e facendo spallucce delle sconfitte.
Se però qualcuno ha idee diverse io appoggio e rispetto in pieno. Tipo, come caldeggio già da anni, tanti avventori di questo spazio commenti potrebbero comprare le quote da Krause… Almeno vedremmo un circo vero.
non avevo dubbi Tignoso… qui dentro è così. Li chiamerei anche hater, dimostrano dopo ogni vittoria quello che sono, o meglio non sono.
Tifosi del Parma
A parte la gioia fosse anche momentanea di un Parma finalmente “normale”, mi godo il silenzio dei cornaciò e delle loro continue e rumorose cagarelle. Se sta bé …
Da tempo ho smesso di commentare i risultati del Parma, proprio per i motivi già citati.
Individui che godevano delle sconfitte e minimizzavano le vittorie. Sedicenti laureati che facevano a pugni con l’italiano elementare, presunti tattici a cui facevano un baffo i docenti di Coverciano.
L’intento comune era riempire di fango il Parma, giocatori e società, con la presunzione di apparire anche spiritosi ed ironici.
Fortunatamente erano in pochi, con tanti post pro capite, ma sempre pochi.
Li aspettiamo alle prossime battute d’arresto, speriamo il più tardi possibile.
Sempre Forza Parma