CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / TROPPO PALLEGGIO E POSSESSO PALLA?
(Gianni Barone) – “A Coverciano s’insegna il contropiede. Conquistata la palla si guarda avanti…”, così parlò non Zarathustra, ma Renzo Ulivieri grande guru del calcio italiano nella sua triplice veste di Presidente degli allenatori italiani, direttore della scuola allenatori del settore tecnico FIGC, nonché docente di tecnica calcistica propriamente detta.
E tra l’altro anche ex allenatore del Parma di qualche decennio fa, anche se a ricordarselo non sono poi in tanti. Forse solo chi era presente, ad una cena di giornalisti in cui, da toscanaccio senza peli sulla lingua, non esitò a parlare chiaramente delle doti iettatorie di uno dei presenti, con un suo cenno scorno e l’imbarazzato divertimento degli altri…
Ma torniamo al presente, con queste affermazioni che mi hanno un po’ sorpreso, al punto che non riesco capire se siano effettivamente frutto del suo pensiero o una semplice “boutade”.
Insomma: cosa, il sommo dirigente, docente, tecnico, ha voluto farci capire? Che il Signore è morto per il freddo ai piedi? Perché se così non fosse ci sarebbe da essere preoccupati circa l’apprendimento del succitato (e vituperato a quanto pare) “contropiede” da parte dell’ultima e anche della penultima (esageriamo) generazione di allenatori uscita dai corsi Uefa (il compianto Mazzone avrebbe detto EUEFA) A, B, e soprattutto PRO, visto che nessuno lo sa praticare, o lo vuole praticare, con sistematicità, e soprattutto con profitto, per paura di essere denigrato a priori dall’intelligentia in servizio permanente effettivo.
In un mondo che si sta decidendo ad abbandonare i “moduli”, oltre che nella dialettica corrente (e sarebbe ora visto l’uso improprio che se fa in ogni dove, giornalistico e non solo) anche nella pratica di campo, visto il proliferare di altri principi ed altri concetti, sentire parlare di didattica del contropiede, da parte di un illustre esponente della categoria dei tecnici, sebbene più stagionato di chi vi scrive (e non è facile…), lascia spazio a non poche perplessità.
Speriamo abbia scherzato, secondo l’indole della sua terra che porta taluni a fare uso di “facezie”, in luogo di discorsi e analisi più serie o approfonditi, perché altrimenti non ci sarebbe da stare tanto allegri per il futuro di questo sport o per la categoria di chi dalla panchina dirige le formazioni ad ogni livello.
“Il calcio è uno”, andava ripetendo Caressa, uno dei massimi esponenti del telecronismo calcistico urlato al massimo, moderno (poco post) in una delle sue trasmissioni con o senza la giacca, a seconda dell’ora, eppure non si direbbe vista la proliferazione di nuovi concetti applicati alla tattica e alla strategia che si stanno affermando e che vengono amplificati da alcuni media senza curarne la divulgazione accurata e adeguata che sarebbe oltremodo opportuna, vista la novità e la difficoltà estrema di comprensione della materia da parte di chi non può vantare, per ceto o per cultura mancante, competenza superiore alla media o alla mediocrità.
Si parla di occupazione degli spazi e questo penso che sia un particolare alla portata del “volgo”, ma quando ci si addentra in “prima linea di pressione” o “ di uscita dal primo pressing alto”, ed altro in tema di costruzione della costruzione della manovra sia essa dal basso, dall’alto, o dal mezzo, ecco che i problemi di comprensione aumentano in maniera smisurata.
Il parlare e scrivere come si mangia, a volte difetta, in chi si ritiene superiore di mente e di pensiero, rispetto a chi deve subire lezioni che francamente preferirebbe fossero più semplici, più comprensibili meno accademiche.
C’è anche chi, in larga parte, ne farebbe volentieri a meno, ma siccome dentro al “Barnum”, volenti o nolenti, siamo in molti ad esserci infilati, dobbiamo cercare di sforzarci di capire qualcosa di quello che vediamo in campo e non limitarci al semplice e al comodo divertimento garantito da chi ha giocato bene e chi no, secondo parametri personali alquanto empirici e non sempre in linea con realtà oggettiva delle azioni non comprese, non avvertite e nemmeno percepite.
Forse per questo, allora, che il ricorso anche teorico, ipotetico, al contropiede (mi stava scappando catenaccio, ma mi sono trattenuto in tempo…) può servire ad aprire strade di comprensione verso “visioni verticali del gioco”, in contrasto con ricorrenti, a volte solo a parole o nelle intenzioni, universi pedatori fatti di “palleggio”, “possesso palla”, e “orizzontalità diffusa ed insistita”.
E meno male che qualcuno si sta prendendo la briga di farci abituare al cosiddetto calcio o gioco posizionale (altra invenzione che presto sarà istituzionalizzata si spera anche a Coverciano), dandoci un meraviglioso senso di “flessibilità”, anche di pensiero, nel vedere che non ci sono più schemi fissi, ruoli definiti o definitivi, che si attacca in un modo e si difende con un altro tipo di schieramento e che le geometrie sono variabili, non normali, ma asimmetriche, talvolta non parallele o perpendicolari, ma diagonali e persino sghembe.
La liberazione per chi non ama le gabbie, i compartimenti stagni, con la fantasia che potrebbe anche ritornare al potere, visto che gli esterni possono diventare interni, i difensori sono braccetti e non stopper, i trequarti sono più di uno, e le punte o i nove (o nueve) che dir si voglia, il più delle volte non sono veri, ma spudoratamente, falsi.
Questa “dissipatio” non H.G. (che sta per humanis generi), ma di principi e concetti stabiliti o predefiniti chissà dove, ci potrà portare di sicuro lontano da dove siamo stati finora (o almeno, così si potrebbe sperare), però auguriamoci una maggiore “sostenibilità” e “sensibilità”, non ambientali, ma umane in favore di quella massa che critica non è, o non riesce ad esserlo per mancanza o carenza di strumenti che chi se ne intende davvero, tarda a fornire loro con una ragionevole e brillante divulgazione degli argomenti tecnico-tattici che ai più (ahinoi), sfuggono tremendamente.
E allora ben venga il contropiede, il calcio che non è uno e non è di nessuno, ma dovrebbe essere di tutti e soprattutto quello che Parma e Catanzaro, capolista, che le rispettive “claque” sperano non per un giorno o per poco, sapranno offrire in tema di calcio propositivo come ampiamente vaticinato dagli organi di stampa preposti, Rosea, ovviamente, in testa. Ma sarà veramente così “moderno” il copione della partita in un campo come quella di Catanzaro, che io e l’amico e collega Majo avevamo raggiunto nei mitici anni 90 della prima promozione in A, a piedi dalla stazione ferroviaria per svariati chilometri, su invito di una persona del luogo che si era, molto gentilmente, offerta di darci un passaggio (noi credevamo in auto, e non a piedi dopo una notte insonne in cuccetta…)?
Oppure vedremo qualcos’altro, non preventivato, qualcosa di vecchio, di post, e non di unico?
Il calcio di Pecchia e quello di Vivarini, che qualche esperto di giornata dice si assomiglino, daranno vita ad una gara interessante per chi avrà l’agio o l’ardire di averci capito qualcosa oltre alla passione e al divertimento certificato solo il giorno dopo da chi di dovere? Di più non si può attendere, in attesa di maturare i diritti alla comprensione di un pensiero non unico, ma per tutti quanti libero… Gianni Barone
La libertà è tutto cantava anche il maestro Gaber ma se abbiamo la libertà e manca il pensiero siamo da capo. Io banalmente mi chiedo allora quale pensiero o pensieri abbia avuto il nostro allenatore in quei 5 lunghi mesi e 23 partite in cui l’anno scorso non è riuscito a risolvere la discontinuità di gioco e risultati (mai 2 vittorie consecutive) a cui abbiamo impotenti assistito e che ha consegnato (una squadra da primato) a ripetere l’anno in cadetteria. Questi cattedratici del calcio che dalle loro panchine disegnano movimenti (altro non fanno) come coreografi.. andrebbero considerati meno scienziati e più artisti, e come tali non andrebbero giudicati e forse solo interpretati (non capiti). Io però a questo giro avrei affidato la squadra ad un pratico disegnatore meccanico…. Ps in verità avrei proposto un allenatore proveniente dall’intelligenza artificiale….costerebbe meno, farebbe meno conferenze pedagociche e/o didascaliche e porterebbe certamente maggiori risultati…(basterebbe inserirgli in memoria le partite di Bielsa e Guardiola). Ma in quel caso cosa direbbero le lobbies dei milionari geni della panchina depositari dei segreti movimenti? E chi mi dice che dietro Guardiola non ci sia già un Computer a guidarlo?…
Basta buttarla in fondo alla rete come recita un vecchio adagio.
Giovani stranieri di belle speranze per il gioco dal basso, il centravanti è lo spazio, quello dell’attaccante è un falso problema, il terzino è ibrido e in fase di possesso diventa centrocampista
Il centrocampista è già in rosa, si chiama Coulibaly. Dinamico, grintoso è in grado di mordere e distribuire palloni, a caso, che secondo la legge dei grandi numeri, almeno una parte può andare a buon segno. È l’unico in grado di sostituire Estevez. E non è più come una volta, quando alcuni suoi cross sono stati intercettati dalla stazione spaziale, ora sono calibrati sulla testa del centravanti…lo spazio… citando Guardiola.
La questione del Colonnello è più complessa. Ha molti estimatori e la difesa imbattuta ne rinforza la posizione.. Non importa se non ha ancora capito dove giocare o chi marcare, ma genera quel turbinio di confusione che destabilizza gli avversari. Squadra completa, corazzata salpata, destinazione A.
Ma certo! Hai ragione, Coulibaly potrebbe diventare il nostro Faf De Klerk. Il nostro mediano di mischia. Andrebbe catechizzato a presidiare il campo anche in orizzontale ma sarei curioso di vederlo in quel ruolo. Io invece sono sempre contento delle prestazioni del malinconico Giordano Osorio . Mi dispiace solo che non possa avere la fascia da capitano… Bisognerebbe assolutamente procurargli quella da Colonnello
C’è solo da augurarci che al Ceravolo (stadio mezzo rotto come il nostro ex centroavanti, toh che strano un centro avantirotto) non giochi Balord Balogh
Speriamo proprio di no