GIAN CARLO CECI L’HA VISTA COSI’: IL DERBY, LA CONVERSAZIONE CON IL MDC VAEJENS E IL BIG MATCH COL CATANZARO
(Gian Carlo Ceci) – Archiviato un derby deludente, per quel che avrebbe dovuto essere e invece non è stato, almeno da parte parmigiana; deludente, perché non si è assistito a una bella partita, molto spezzettata: un confronto come tanti se ne vedono in serie B e tanti se ne sono visti in passato al Tardini con la differenza che, lo scorso campionato, incontri come il Derby i Crociati li hanno persi contro squadre che poi sono retrocesse; deludente perché il pareggio ha lasciato l’amaro in bocca ai supporter del Parma che, per la grande, anche esagerata e fin troppo accesa, rivalità esistente fra le due tifoserie (per molti versi inspiegabile perché non solo i più giovani non conoscono quando è iniziata e le ragioni di quest’antagonismo, nato nel secondo dopoguerra) speravano e volevano una vittoria, considerato che si affrontavano la prima e l’ultima in classifica.
Lo spettacolo si è visto sugli spalti con oltre sedicimila spettatori: una bellissima coreografia con il sonoro incitamento dei tifosi parmigiani che hanno sempre sovrastato quelli d’oltre Enza (per la verità non si è ben compreso, anche a distanza di giorni, perché sia stato consentito di vendere solo un numero minore di biglietti abitualmente disponibili per gli ospiti) che si sono distinti all’esterno per violenza e, all’interno dello stadio, per inciviltà e maleducazione con più lanci di fumogeni che hanno costretto l’arbitro a interrompere il gioco, cosa positiva per la squadra ospite che, come minimo, puntava a uscire imbattuta e, con una accorda condotta di gara e una tattica evidentemente studiata e ben preparata, è riuscita a non subire gol e a pareggiare.
Questo anche per demerito di un Parma con molti singoli apparsi meno brillanti (calo di condizione o troppa tensione?) che, tranne i primi venti minuti e per qualche sprazzo nella ripresa, quando sono riusciti, praticamente sempre, a mantenere il possesso palla e a comandare il gioco, hanno riproposto un infruttuoso, negativo calcio offensivo, già visto lo scorso anno con attaccanti posizionati più all’esterno che all’interno dell’area e centrocampisti che non riescono, con inserimenti e affondo, a creare spazi e dar vita così a pericolose manovre.
Il reparto centrale, dove prevalentemente nasce il gioco, è fondamentale, e considerato che per maggiormente proteggere la difesa (note positive per la retroguardia che, in precedenza, non aveva completamente convinto e questa volta ha lasciato poco, o nulla, ai certo non irresistibili attaccanti avversari) a Estévez sono affidati compiti più di copertura e quindi non sempre può proporsi in avanti, il migliore è risultato Bernabè mentre non felice è stata la prova di Hernani che, mal impiegato, non ha trovato la posizione giusta e, con le dovute differenze tecniche, ricorda non solo nell’aspetto, ma anche nei movimenti, il molto statico, poco offensivo e preciso Juric.
Oltre scegliere e ben individuare i partenti e chi dovrà subentrare (ormai è assodato che l’allenatore Crociato effettua sempre cinque sostituzioni) sul centrocampo, e il centrale dei tre attaccanti che agiscono dietro la punta, dovrà lavorare Pecchia per migliorare e rendere più incisiva la manovra offensiva e la sosta del campionato può essere stata utile perché, se sono mancati i convocati nelle varie nazionali, i centrocampisti, motore del gioco, sono rimasti ad allenarsi a Collecchio.
Molto indicativo test sarà la trasferta in Calabria con la sorpresa Catanzaro, squadra che si schiera con un 4-4-2 e tatticamente ricorda il Pisa: abitualmente gioca aperto, cerca di pressare alto e come il Parma ha ottenuto un pareggio, vinto due partite in casa e una in trasferta.
Nel frattempo è apparso, e si è fatto conoscere e vedere, in una specie di conferenza stampa, definita “conversazione” dalla società, con strane regole mai viste in passato, almeno negli ultimi sessanta anni (non è stato concesso scattare fotografie, registrazioni audio e video) il “nuovo” (è a Parma da quattro mesi), Direttore Tecnico, o Managing Director Sport, il belga Roel Vaeyens. Il dirigente oltre a dichiarare, e dimostrare, di aver lavorato dietro le quinte ed essere stato parte attiva nel calcio mercato, ha risposto alle volte diplomaticamente (perché Hernani è stato confermato solo quest’anno e non la passata stagione: “non lo so, io allora non c’ero”) altre volte dettagliatamente, a lungo e con precisione, alle altre domande, sempre contingentate, dei giornalisti spiegando qual è il suo ruolo, praticamente ha l’ultima parola, che esisteva un budget per gli acquisti, che è stata una decisione collettiva il non accontentare Pecchia riguardo all’ingaggio di un altro centrocampista, che Vazquez non è stato confermato per ragioni di bilancio, che non si è trattenuto Pezzella perché voleva giocare in serie A e quindi è stato acquistato un altro terzino sinistro e che tutti gli obiettivi del calcio mercato, ritenuti necessari per rinforzare la rosa, sono stati centrati.
Solo il futuro dirà se sono state operazioni sufficienti e giuste: intanto per rimanere all’attualità il prossimo impegno a Catanzaro, dove il Parma troverà lo stadio esaurito in ogni ordine di posti, si presenta, non solo ambientalmente, come una difficile trasferta. Sarà un test non definitivo ma sicuramente molto importante e indicativo in considerazione che, nelle prossime partite, i Crociati affronteranno tre squadre che non nascondono ambizioni di promozione: Sampdoria, Bari e Cremonese. Gian Carlo Ceci
Che strano che il Venezia ha vinto con un gol di Pohianpalo. I centravanti non servono, sono un falso problema, quello che conta è il bagget e col bagget di Pederzoli si rinforza la Cremonese. Chapeau. Ah si Ampollini ha detto che i giovani devono giocare
ma dai la notizia del giorno e’ questa: “Registrati i numeri di maglia anche per Cyprien e Inglese: assegnati il 64 e il 65” ….
Sinceramente se pareggiamo entrambi i derby e saliamo comunque in A non mi lamento. Qui invece sembra una questione di vita o di morte.
Per Ferrari conta più il “derbi” della serie A infatti
La serie B è così difficile che Cellino in due settimane ha messo su una squadra virtualmente prima. Ma che vadano tutti a cagare va con quelle cazzate del campionato difficile